TESTO La vittoria virale di Cristo
don Giacomo Falco Brini Predicatelo sui tetti - blog personale
I Domenica di Quaresima (Anno A) (01/03/2020)
Vangelo: Mt 4,1-11
In quel tempo, 1Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto, per essere tentato dal diavolo. 2Dopo aver digiunato quaranta giorni e quaranta notti, alla fine ebbe fame. 3Il tentatore gli si avvicinò e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, di’ che queste pietre diventino pane». 4Ma egli rispose: «Sta scritto:
Non di solo pane vivrà l’uomo,
ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio».
5Allora il diavolo lo portò nella città santa, lo pose sul punto più alto del tempio 6e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, gèttati giù; sta scritto infatti:
Ai suoi angeli darà ordini a tuo riguardo
ed essi ti porteranno sulle loro mani
perché il tuo piede non inciampi in una pietra».
7Gesù gli rispose: «Sta scritto anche:
Non metterai alla prova il Signore Dio tuo».
8Di nuovo il diavolo lo portò sopra un monte altissimo e gli mostrò tutti i regni del mondo e la loro gloria 9e gli disse: «Tutte queste cose io ti darò se, gettandoti ai miei piedi, mi adorerai». 10Allora Gesù gli rispose: «Vattene, Satana! Sta scritto infatti:
Il Signore, Dio tuo, adorerai:
a lui solo renderai culto».
11Allora il diavolo lo lasciò, ed ecco, degli angeli gli si avvicinarono e lo servivano.
La quaresima è cominciata sotto il segno di un virus e della paura di esserne infettati. Una paura decisamente sproporzionata rispetto alla realtà. La parola di Dio invece ci suggerisce di temere (mi raccomando, con moderazione) un altro virus. S. Paolo ci parla del peccato del primo uomo proprio in termini virali: come a causa di un solo uomo il peccato è entrato nel mondo e, con il peccato, la morte, così in tutti gli uomini si è propagata la morte, poiché tutti hanno peccato (Rm 5,12). La 1a lettura conferma raccontando l'inganno antico (Gn 3). Ogni disastro che compiamo è figlio di quel peccato "originale". Ma lo stesso S. Paolo (e il vangelo di oggi) annunciano anche la lieta notizia di una situazione che è stata radicalmente sovvertita: ma il dono di grazia non è come la caduta. Se infatti per la caduta di uno solo tutti morirono, molto di più la grazia di Dio, e il dono concesso in grazia del solo uomo Gesù Cristo, si sono riversati in abbondanza su tutti (Rm 5,15). Dunque proseguiamo il nostro cammino quaresimale con la vittoria già assicurata sul peccato e sulla morte, benché ne facciamo ancora esperienza. Infatti, non siamo invitati a far leva sulle nostre capacità di vincerli (che non ci sono), ma sulla potenza di Cristo che li ha già vinti.
Ci farà bene ripassare nel vangelo le modalità con cui satana si avvicina alla nostra vita per distoglierla dalla fede in Gesù e nel suo amore vittorioso. Alla luce di questa vittoria, le tentazioni diventano il luogo prezioso per conoscere meglio la nostra debolezza e nello stesso tempo la forza della grazia divina. Guardate come il nemico avanza le sue proposte, come fossero scelte migliori per conseguire l'obiettivo del proprio cammino: se sei Figlio di Dio... In genere le tentazioni ci piombano addosso in 2 modi quando si cerca il bene: o rubandoci il desiderio di cercarlo con lo scoraggiamento (“non ce la faccio!...”), oppure facendocelo cercare nel modo sbagliato. Il male si propone spesso a fin di bene presentandosi (apparentemente) come un "progetto" di bene. Nella vita non basta avere intenzioni di bene in quel che si fa. Un proverbio udito da un sacerdote molti anni fa mi si è impresso nella mente: “la strada che conduce dritto alla dannazione è costellata di buone intenzioni”. Bisogna che ci si chieda con quali mezzi e in che modalità si vogliono realizzarle, se non vogliamo ritrovarci a ragionare e scegliere machiavellicamente nella nostra vita di fede. Qui troviamo già una netta distinzione tra la strategia satanica e quella di Dio che si svela, negli opposti obiettivi, in maniera progressiva.
1° tentativo (vv.3-4): il diavolo propone a Gesù, dopo un lungo digiuno, di soddisfare il proprio bisogno materiale di mangiare. Cosa c'è di male? Nel suggerire di approfittare del suo essere Dio per soddisfarlo. Vorrei innanzitutto chiarire che sicuramente il Signore, dopo aver superato le tentazioni, si sarà fatto una bella mangiata. Qui non si tratta di dimostrare che con Dio si può fare a meno di mangiare. Si tratta di chiarire dove si vuol collocare il principio di vita dell'uomo. Se la mia vita coincide con il mio benessere materiale, allora il pane e tutto ciò che lo può preservare/consolidare diventa un assoluto. Tutto ciò che può garantirlo è giustificabile e giustifica ogni altro tipo di scelta a margine, anche a costo della vita altrui. Da questa prospettiva mi chiedo se la chiesa nel mondo occidentale non sia rimasta immersa a lungo in questa tentazione. Prendiamo il recente caso del confratello di una Diocesi veneta che si scopre avere una doppia vita. Di giorno parroco, di notte organizzatore di orge. Siamo chiamati a non giudicare il peccatore, ma senza rinunciare a un chiaro giudizio sul peccato: quale segno dei tempi è questo? Ebbene, a quanti tra i parrocchiani avvicinati è stato chiesto cosa si pensasse in merito, colpisce che si sia levata una difesa generale (anche il sindaco) del prete, “perché è uno che ha fatto molto per la cittadinanza, ha costruito la casa parrocchiale in montagna, ha fatto il campo sportivo per l'oratorio, organizzava eventi intrattenitori, sapeva parlare alla gente, era un trascinatore, ecc. ecc.”. Cioè, “ha fatto tante opere per noi, quindi è giustificabile/passabile quel che viveva, in fondo siamo uomini...”. È vero, siamo uomini e quindi fragili. Ma è questa la missione del sacerdote? È quella di garantire senz'altro, prima di tutto, un bel campo di calcio o di pallavolo per i ragazzi? È quella di soddisfare a tutti i costi il bisogno di sicurezza delle famiglie, aumentandone il grado di comfort e di intrattenimento per i loro figli? È quella di essere sempre disponibile ad andare incontro a ogni altro bisogno del popolo? O non è forse quella di manifestare, con la sua stessa vita, le parole di Gesù: non di solo pane vivrà l'uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio?
2° tentativo (vv.5-7): osservate come il diavolo spinga Gesù dal deserto alla città santa. Le tentazioni non ci mollano nemmeno quando ci si trova in luoghi sacri. Anzi, qui si fanno più sottili. Anche satana fa il teologo di mestiere! Lo porta sul pinnacolo del tempio e lo invita a fare l'esperienza di essere sorretto dagli angeli di Dio con tanto di citazione biblica (Sal 91,11-12). Non è forse lui il Figlio che si fida della parola del Padre? Allora si faccia visibile a tutti questa fiducia totale! Si renda visibile a tutti chi egli è! Sia un messia di successo! È la tentazione del Dio che deve rispondere alle attese religiose dell'uomo, perché si possa garantire di averlo sempre dalla propria parte. È la tentazione di ridurre la presenza di Dio allo spazio del miracoloso. È la tentazione della religione visibile, spettacolare, fatta per rispondere all'ansia di sicurezza che induce a cercare continuamente segni di conferma divina. Insomma, è la tentazione di avere Dio sotto controllo, per asservirlo ai propri vantaggi, anche spirituali. Sottile pretesa di essere sempre ascoltati da Dio invece di ascoltare Lui e verificare se le nostre pretese sono in linea con i suoi disegni. Mettere alla prova Dio, invece di sottoporci liberamente alle prove in cui ci introduce. Un esempio semplice? Prego Dio cercando di comperarmelo con mille preghiere, digiuni e altri sacrifici per qualcosa di buono che desidero: ad es. la guarigione dalla malattia di qualcuno che amo. Ma la persona non guarisce. Segno che, o non è ancora arrivato il tempo della guarigione (perché il bene della persona non coincide con la sua salute), oppure nella malattia il Signore vuole manifestare il segno inconfondibile della sua vittoria che sarà sempre sulla Croce. Cosa da non dare assolutamente per scontata, vista la facilità con cui noi spostiamo Dio dove c'è sempre la salute e il successo. Non tenterai il Signore Dio tuo: Dio non si può comperare, né mettere alla prova. Di Lui bisogna imparare a fidarsi.
3° tentativo (vv.8-11): il diavolo porta Gesù su un monte altissimo. Notate bene: prima sulla parte più alta del tempio, poi sulla sommità di un monte. Satana offre sempre il suo regno con il fascino e l'ebbrezza che gli sono propri. Il potere e il dominio sugli altri, la vanagloria del possedere sempre di più al prezzo dell'adorazione del suo Dio. Quanti adoratori di satana ci sono in giro anche se non lo sanno. In questa tentazione, si vede dove vuole arrivare il diavolo. Vuole sostituirsi a Dio offrendo all'uomo una falsa gloria, una falsa felicità, un falso regno. Alla fine, egli è soltanto il grande truffatore! Tutto quello che offre all'uomo è soltanto apparente e non gli dà la vita. Quando arriverà la morte (ma spesso anche prima di essa) i suoi doni si riveleranno per quello che sono: una menzogna, una promessa non mantenuta. L'uomo non porterà via niente con sé da questo mondo. Gesù respinge con decisione la tentazione. Il suo regno è il capovolgimento e la rovina di quello del diavolo. Il suo essere Re si è rivelato sul trono della Croce, dove manifesterà la sua libertà assoluta da satana nel servizio d'amore a tutti, senza dominare nessuno. Il suo essere Re si è sprigionato dalla tomba da cui si è rialzato, perché l'amore di Dio non inganna, non delude il desiderio di vita infinita dell'uomo.
Le tentazioni non sono un episodio isolato della vita di Gesù, e non lo sono neanche per noi. La vita è una palestra in cui siamo continuamente tentati. Noi normalmente pensiamo che se non ci fossero le tentazioni (e se non ci fossero anche le cadute...) la nostra vita sarebbe migliore e più bella. Invece ci imbrogliamo. Soprattutto quando ci sentiamo assaliti da esse, sono la dimostrazione che ci stiamo opponendo al male e che questo non ha la meglio su di noi. La sconfitta del male è certa perché Gesù ha vinto sulle tentazioni e ci chiede il permesso di superarle anche in noi. Anche la sua vittoria è virale.