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TESTO Nella tua bonta', Signore, non abbandonarmi (208)

don Remigio Menegatti  

XXI Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (21/08/2005)

Vangelo: Mt 16,13-20 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mt 16,13-20

In quel tempo, 13Gesù, giunto nella regione di Cesarèa di Filippo, domandò ai suoi discepoli: «La gente, chi dice che sia il Figlio dell’uomo?». 14Risposero: «Alcuni dicono Giovanni il Battista, altri Elia, altri Geremia o qualcuno dei profeti». 15Disse loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». 16Rispose Simon Pietro: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente». 17E Gesù gli disse: «Beato sei tu, Simone, figlio di Giona, perché né carne né sangue te lo hanno rivelato, ma il Padre mio che è nei cieli. 18E io a te dico: tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le potenze degli inferi non prevarranno su di essa. 19A te darò le chiavi del regno dei cieli: tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli». 20Allora ordinò ai discepoli di non dire ad alcuno che egli era il Cristo.

Per comprendere la Parola di Dio alcune sottolineature

La prima lettura (Is 22,19-23) riferisce il cambio del soprintendente del palazzo reale di Gerusalemme: al posto di Sebna viene designato Eliakìm. A lui, secondo le parole di Isaia, il Signore assicura protezione e potestà. Un segno dell'autorità del nuovo soprintendente è la chiave che gli viene consegnata con un particolare rito. Si tratta di una chiave decisamente impegnativa: l'incarico di primo ministro.

Il vangelo (Mt 16,13-20) riprende l'immagine della chiave assegnata come segno di autorità e di servizio: in questo caso è coinvolto uno dei Dodici: Pietro, che Gesù sceglie e pone a capo della comunità dei discepoli. Gesù usa anche l'immagine della roccia, su cui costruire la casa di coloro che, proprio per la fede degli apostoli, lo riconoscono come Messia e Figlio del Dio vivente.

Salmo 137
Ti rendo grazie, Signore, con tutto il cuore:
hai ascoltato le parole della mia bocca.
A te voglio cantare davanti agli angeli,

mi prostro verso il tuo tempio santo.

Rendo grazie al tuo nome
per la tua fedeltà e la tua misericordia:
nel giorno in cui t'ho invocato,
mi hai risposto,

hai accresciuto in me la forza.

Eccelso è il Signore e guarda verso l'umile,
ma al superbo volge lo sguardo da lontano.
Signore, la tua bontà dura per sempre:

non abbandonare l'opera delle tue mani.

Il salmo raccoglie il canto di gioia di un umile che esprime riconoscenza al Signore perché ha guardato verso di lui, prendendo le distanze dal superbo. Dio compie scelte che al giudizio umano possono apparire strane, impossibili. Sta dalla parte di persone che non raccolgono la stima e il plauso di chi vive con loro.

L'Altissimo ascolta la voce di chi lo invoca, e manifesta la sua fedeltà e la misericordia: non abbandona chi confida in lui, e anzi perdona le sue colpe.

Chi ha sperimentato questo dono, decisamente grande e gratuito, e oltretutto impensabile, gli manifesta la sua lode e riconoscenza. Dio è potente proprio perché non si lascia imbrigliare dalle valutazioni umane.

Testimoni di questa scelta possono essere Davide, Maria di Nazaret, gli apostoli...

Un commento per ragazzi

"Perché proprio lui? Perché non altri?" che siano state queste le riflessioni, e magari anche le affermazioni a mezza voce, degli apostoli quando è stato scelto uno del gruppo dei Dodici? Che ci sia stata invidia per l'affermazione così solenne di Gesù nei confronti di Simone, che da allora è chiamato più spesso Pietro?

Oppure si sarà trattato della gioia condivisa per una "vittoria" ottenuta dal gruppo che fa gioco di squadra"?

È importante l'affermazione di Simone, che riconosce in Gesù non solo un maestro, rabbino grande, da seguire. Pietro lo indica come un grande leader, che li ha subito coinvolti con poche decise parole. Affermazione importante, perché arriva alla conclusione di un cammino di scoperta e si pone come nuova partenza verso traguardi sempre più seri. Un'affermazione che è appunto come una tappa ottenuta per il gioco di squadra. Un corridore taglia per primo il traguardo, è vero, ma grazie al lavoro di tanti gregari che hanno condiviso con lui lo spirito della gara, nei momenti difficili, come nelle giornate esaltanti.

Pietro è come il capitano, designato da Gesù, che qui funge come allenatore, e sceglie e prepara i suoi uomini per una partita fondamentale.

Nel vangelo si parla di chiavi consegnate al responsabile della casa; si tratta di un primo ministro che gode della piena fiducia del re e che, a nome suo e con la sua autorità, è impegnato a realizzare il bene di tutto il popolo. Gli incarichi di responsabilità nella comunità non sono per "onorare" o gratificare (dire grazie e ricompensare) chi si è distinto per qualche bella iniziativa. Gli incarichi sono una responsabilità ancora più grande, riconosciuta in base al cammino già percorso, cammino di fede, evidentemente, e di servizio. Lo ricorderà altre volte Gesù: nel suo gruppo il primo è chiamato ad essere il servo di tutti, a servizio dei fratelli. Appunto come ha fatto lui stesso. E non solo quando nella cena pasquale ha lavato loro i piedi, sottolineando che è proprio così che intende il titolo di Maestro e Signore.

Anche noi ragazzi assumiamo dei compiti, ci vengono riconosciute delle responsabilità. Sarà il reparto degli Scout o di altre associazioni ecclesiali, sarà il gruppo dei ministranti o dei cantori, sarà l'oratorio o le attività del Grest. Sono sempre occasioni in cui vediamo riconosciuto un cammino percorso; un impegno serio, impegnativo...che non finisce con l'incarico nuovo. Anzi, comincia una nuova responsabilità; viene chiesto un coinvolgimento speciale. Coinvolgimento non solo nel gruppo; la prima scelta è conoscere, amare e seguire Gesù. È lui che conta, prima del gruppo. È la sua grazia che vale.

Un suggerimento per la preghiera

Signore, adesso che mi hai chiamato..."nella tua bontà, non abbandonarmi!"

Dona a me, e a tutti coloro che ti seguono, la luce dello Spirito, perché vogliamo sempre riconoscere in te il Figlio del Dio vivente. Desidero mettermi a servizio della fede dei miei fratelli. Sono disposto a diventare come pietra viva per costruire questa grande casa in cui tutti i figli di Dio possono trovare posto alla mensa della Parola e del Pane della vita, alla mensa della gioia. Io sono disposto, ma tu "nella tua bontà, Signore, non abbandonarmi!".

Libri di don Remigio Menegatti

 

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