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Battesimo del Signore (Anno A) (12/01/2008)
Vangelo: Mt 3,13-17
In quel tempo, 13Gesù dalla Galilea venne al Giordano da Giovanni, per farsi battezzare da lui. 14Giovanni però voleva impedirglielo, dicendo: «Sono io che ho bisogno di essere battezzato da te, e tu vieni da me?». 15Ma Gesù gli rispose: «Lascia fare per ora, perché conviene che adempiamo ogni giustizia». Allora egli lo lasciò fare. 16Appena battezzato, Gesù uscì dall’acqua: ed ecco, si aprirono per lui i cieli ed egli vide lo Spirito di Dio discendere come una colomba e venire sopra di lui. 17Ed ecco una voce dal cielo che diceva: «Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento».
l'alter ego di Eva, perché se da una donna, oggetto di giochi “demoniaci”, l'Umanità ha peccato conseguendo la morte, da una donna, Maria, “soggetto di progettualità divina”, l'Umanità ha la strada per la salvezza eterna.
Maria diventa lo spartiacque femminile tra l'antico e il nuovo testamento, tra la Genesi e l'Apocalisse, tra la morte terrena e la vita eterna.
E Gesù, questo “Dio-bambino-Uomo”, è il trade-union ma anche l'elemento di rottura di questa “santa famiglia”, la quale per un imperscrutabile disegno superiore, incomprensibile all'acume umano, diventa modello di riferimento per la cristianità cattolica, attraverso il testo di Siracide e di Paolo.
Un modello di famiglia che ci invita a “uscire da sé”, a guardare all'altro, rinunciando anche al proprio progetto personalistico per venire incontro al progetto dell'altro, assumendo una relazione che deve rivestirsi di rispetto, perdono, misericordia, amore, sopportazione, ascolto, condivisione, silenzio, meditazione, carità, come ricorda la lettura paolina, che fa pendant con lo splendido testo di Siracide che fa memoria e invita ad avere cura, solidarietà, comprensione attenzione, pazienza verso coloro che ci hanno guidato una vita e che ora devono essere guidati nella senilità.
Infine i testi domenicali chiedono alla Chiesa e alla società nel suo insieme una maggior relazione nei confronti delle coppie e delle famiglie in difficoltà a qualsiasi titolo.
La loro accoglienza, l'ospitalità, la cura premurosa costituiscono non tanto un obbligo, ma quanto un bisogno del cuore e dal cuore, perché così si condivide la sollecitudine concreta di Dio, nella figura della santa famiglia, verso queste realtà, familiari e di coppie, ultime.
Domanda
- Che modello è per me, come famiglia, la santa famiglia?
- Come famiglia so rivestirmi di quanto espresso nel testo di Siracide e nella lettera paolina ai Corinzi?
Claudio Righi - CPM di Pisa