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TESTO Figli di un Dio che spiana montagne e colma valli

don Angelo Casati   Sulla soglia

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II domenica T. Avvento (Anno A) (24/11/2019)

Vangelo: Lc 3,1-18 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 3,1-18

1Nell’anno quindicesimo dell’impero di Tiberio Cesare, mentre Ponzio Pilato era governatore della Giudea, Erode tetrarca della Galilea, e Filippo, suo fratello, tetrarca dell’Iturea e della Traconìtide, e Lisània tetrarca dell’Abilene, 2sotto i sommi sacerdoti Anna e Caifa, la parola di Dio venne su Giovanni, figlio di Zaccaria, nel deserto. 3Egli percorse tutta la regione del Giordano, predicando un battesimo di conversione per il perdono dei peccati, 4com’è scritto nel libro degli oracoli del profeta Isaia:

Voce di uno che grida nel deserto:

Preparate la via del Signore,

raddrizzate i suoi sentieri!

5Ogni burrone sarà riempito,

ogni monte e ogni colle sarà abbassato;

le vie tortuose diverranno diritte

e quelle impervie, spianate.

6Ogni uomo vedrà la salvezza di Dio!

7Alle folle che andavano a farsi battezzare da lui, Giovanni diceva: «Razza di vipere, chi vi ha fatto credere di poter sfuggire all’ira imminente? 8Fate dunque frutti degni della conversione e non cominciate a dire fra voi: “Abbiamo Abramo per padre!”. Perché io vi dico che da queste pietre Dio può suscitare figli ad Abramo. 9Anzi, già la scure è posta alla radice degli alberi; perciò ogni albero che non dà buon frutto viene tagliato e gettato nel fuoco».

10Le folle lo interrogavano: «Che cosa dobbiamo fare?». 11Rispondeva loro: «Chi ha due tuniche ne dia a chi non ne ha, e chi ha da mangiare faccia altrettanto». 12Vennero anche dei pubblicani a farsi battezzare e gli chiesero: «Maestro, che cosa dobbiamo fare?». 13Ed egli disse loro: «Non esigete nulla di più di quanto vi è stato fissato». 14Lo interrogavano anche alcuni soldati: «E noi, che cosa dobbiamo fare?». Rispose loro: «Non maltrattate e non estorcete niente a nessuno; accontentatevi delle vostre paghe».

15Poiché il popolo era in attesa e tutti, riguardo a Giovanni, si domandavano in cuor loro se non fosse lui il Cristo, 16Giovanni rispose a tutti dicendo: «Io vi battezzo con acqua; ma viene colui che è più forte di me, a cui non sono degno di slegare i lacci dei sandali. Egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco. 17Tiene in mano la pala per pulire la sua aia e per raccogliere il frumento nel suo granaio; ma brucerà la paglia con un fuoco inestinguibile».

18Con molte altre esortazioni Giovanni evangelizzava il popolo.

Avvento come "protendersi" - ci dicevamo la scorsa domenica - protendersi con gli occhi, con ll viso, con il cuore. Anche con il corpo. Ti protendi e poi - è quasi un'urgenza - ti metti in cammino. L'avvento come movimento. Benedetto il movimento. Contro l'immobilità: tutto fermo, vele afflosciate, non spira vento. Sia per noi tutti avvento di movimento: via dalla tana dove non c'è sorpresa. Movimento come viaggio. Sorprese del viaggio. E il primo movimento - lasciatemi dire - il primo viaggio, che è all'origine del nostro viaggio, sorpresa delle sorprese, è quello di Dio. E il venire per Dio è un'urgenza.

Che bello che sia un'urgenza per Dio. I passi! Li senti? Li accarezzi? I passi di un Dio che viene. E fa sorpresa. Il vangelo di Luca racconta la sorpresa. Il suo terzo capitolo tanto è solenne quanto è sorprendente. Luca racconta la venuta di un Dio che si mette in cammino: vuole baciare la terra, viene sino a baciare. Lo pensavo e alla memoria mi si affacciavano innumerevoli viaggi dei papi del nostro tempo e quel loro gesto: appena scesi dall'aereo si chinavano a baciare la terra. Là dove erano arrivati. Perdonate la digressione, ma mi fa pensare! Baciare ogni terra. Come fa Dio. Dicevo della sorpresa dei passi di Dio, di un Dio che viene con la sua Parola. Perché parlo di sorpresa? Perché, se viene, se vuole toccare la terra, deve scegliere un luogo.

E Luca racconta - vorrei dire a nostra istruzione, da non dimenticare! - quale luogo sceglie Dio, su chi accade la sua parola. All'inizio del racconto vengono ricordati con enfasi - li abbiamo sentiti - sette nomi, nomi dei palazzi e nomi del tempio, scenari altisonanti. Ed ecco il deragliamento della Parola. Che viene su un profeta senza potere, poco visibile, nel deserto. Vorrei affidarmi, per dire di questa scelta, al commento di una amica, una biblista, Rosanna Virgili, un modo - vi dicevo altre volte - per far parlare qui le donne. Scrive: "Cosa che colpisce il lettore è l'espressionismo narrativo: la distanza tra i sette personaggi citati per primi e Giovanni che viene alla fine.

Questa distanza è segnalata dai luoghi, Giovanni è nel deserto, mentre tutti gli altri sono o in un palazzo di governo o nel tempio. Mentre in superficie gli attori della storia attuale sono l'imperatore e poi il governatore e poi i tetrarchi e, infine, i sommo sacerdoti, l'evento veramente "storico" accade nel deserto, lontano dai palazzi degli uomini e anche da quelli istituzionali di Dio!... La parola di Dio diveniva su Giovanni: Giovanni ha un potere molto grande che gli permette di intervenire molto profondamente nella storia. Questo potere è diverso da quello dei governatori e dei sacerdoti, non viene dagli scranni in cui quelli sono assisi, ma dal deserto del cuore e dalla forza dello spirito, dove scende la parola di Dio.

Il cuore, lo spirito e la parola sono l'autentica fonte del cambiamento nella storia che Luca descrive, scava ed interpreta. Stare lontano dai luoghi scontati del potere terreno non impedisce paradossalmente a un uomo di mutare veramente il corso della storia". Questa pagina di Luca mi sembra di una attualità sorprendente. Ci dice quali palazzi disertare e quali deserti cercare. Ebbene è una domanda, so che non è di certo la più importante, ma mi è venuta leggendo: "Palazzi e deserti. Io apro il giornale, scorro pagine, a non finire, colme di nomi di uomini del palazzo, qualche volta persino di uomini del tempio.

Vi dirò che il pericolo è che io mi fermi ai palazzi. Mi sento chiamato a scovare tra le pagine la notizia di luoghi altri, di donne e uomini altri, spesso nascosti agli occhi dei petulanti, luoghi periferici, senza potere, dove ti sembra di vedere accadere la parola di Dio, che dà accensioni, comunica trasalimenti, fa fiorire i deserti. Mezza pagina di giornale a volte. Sosta li. Fa indugio lì. Da dove infatti può venire un cambiamento, che sia vero? Dai senza potere. Anche nella chiesa, non dagli scranni. Dall'Amazzonia, per esempio, per stare all'ultimo Sinodo che la chiesa ha celebrato. Non vi sembra che sia stato una intuizione evangelica affascinante, un'obbedienza a questa pagina di vangelo? Siamo scesi - ecco il movimento! - dagli scranni, per convocare le voci profetiche che vengono dai deserti della storia. Ora tocca a noi dare compimento alla profezia. Dio viene.

E mette in cammino anche noi. Ma io cammino? Conversione vuol dire camminare prendendo una direzione diversa, andare nel deserto per sentire un profeta che dice: "Cambiate direzione". E noi, come allora, a chiedere: "Che cosa dobbiamo fare?". Non so se vi siete accorti, penso di si: le cose che Giovanni chiede, se vi fermate a pensare, sono quelle che contribuiscono a creare un mondo in cui tutti, nessuno escluso, possano vivere con dignità, serenamente. Ognuno con il suo apporto, nel suo ambito di vita, nel suo quotidiano.

Alle folle dice: "Chi ha due tuniche ne dia a chi non ne ha e chi ha da mangiare faccia altrettanto". Agli esattori di tasse: "Non esigete niente di più di quanto vi è stato fissato". E ai soldati: "Non maltrattate e non estorcete niente a nessuno". Il cuore, lo spirito, la parola fanno nuovo il mondo, lo fanno più umano. Pensate, il deserto, che in apparenza può sembrare un luogo lontano da ogni accadimento, diventa in realtà la radice del movimento vero. Al contrario di quello che potrebbe accadere alle nostre città, dove dietro la frenesia del correre potrebbe per disavventura celarsi la meccanicità dei riti, la ripetizione dei modelli. E il pericolo che la novità rimanga impigliata solo al vestito e non accada veramente un cambio d'abito

Non abbiamo tempo per commentare il brano del profeta Baruc, abitato da un grande movimento, il ritorno dall'esilio. Vi lascio il versetto che quest'anno mi è rimasto nel cuore: "Dio ha deciso di spianare ogni alta montagna e le rupi perenni, di colmare le valli e di livellare il terreno". Perché non ci fossero barriere all'arrivo di tutti. Pensate, noi siamo figli di un Dio che spiana montagne e colma valli.

Dovrò ricordarmelo.

 

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