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TESTO Ho il cuore in veglia?

don Angelo Casati   Sulla soglia

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I domenica T. Avvento (Anno A) (17/11/2019)

Vangelo: Mt 24,1-31 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mt 24,1-31

1Mentre Gesù, uscito dal tempio, se ne andava, gli si avvicinarono i suoi discepoli per fargli osservare le costruzioni del tempio. 2Egli disse loro: «Non vedete tutte queste cose? In verità io vi dico: non sarà lasciata qui pietra su pietra che non sarà distrutta».

3Al monte degli Ulivi poi, sedutosi, i discepoli gli si avvicinarono e, in disparte, gli dissero: «Di’ a noi quando accadranno queste cose e quale sarà il segno della tua venuta e della fine del mondo».

4Gesù rispose loro: «Badate che nessuno vi inganni! 5Molti infatti verranno nel mio nome, dicendo: “Io sono il Cristo”, e trarranno molti in inganno. 6E sentirete di guerre e di rumori di guerre. Guardate di non allarmarvi, perché deve avvenire, ma non è ancora la fine. 7Si solleverà infatti nazione contro nazione e regno contro regno; vi saranno carestie e terremoti in vari luoghi: 8ma tutto questo è solo l’inizio dei dolori.

9Allora vi abbandoneranno alla tribolazione e vi uccideranno, e sarete odiati da tutti i popoli a causa del mio nome. 10Molti ne resteranno scandalizzati, e si tradiranno e odieranno a vicenda. 11Sorgeranno molti falsi profeti e inganneranno molti; 12per il dilagare dell’iniquità, si raffredderà l’amore di molti. 13Ma chi avrà perseverato fino alla fine sarà salvato. 14Questo vangelo del Regno sarà annunciato in tutto il mondo, perché ne sia data testimonianza a tutti i popoli; e allora verrà la fine.

15Quando dunque vedrete presente nel luogo santo l’abominio della devastazione, di cui parlò il profeta Daniele – chi legge, comprenda –, 16allora quelli che sono in Giudea fuggano sui monti, 17chi si trova sulla terrazza non scenda a prendere le cose di casa sua, 18e chi si trova nel campo non torni indietro a prendere il suo mantello. 19In quei giorni guai alle donne incinte e a quelle che allattano!

20Pregate che la vostra fuga non accada d’inverno o di sabato. 21Poiché vi sarà allora una tribolazione grande, quale non vi è mai stata dall’inizio del mondo fino ad ora, né mai più vi sarà. 22E se quei giorni non fossero abbreviati, nessuno si salverebbe; ma, grazie agli eletti, quei giorni saranno abbreviati.

23Allora, se qualcuno vi dirà: “Ecco, il Cristo è qui”, oppure: “È là”, non credeteci; 24perché sorgeranno falsi cristi e falsi profeti e faranno grandi segni e miracoli, così da ingannare, se possibile, anche gli eletti. 25Ecco, io ve l’ho predetto.

26Se dunque vi diranno: “Ecco, è nel deserto”, non andateci; “Ecco, è in casa”, non credeteci. 27Infatti, come la folgore viene da oriente e brilla fino a occidente, così sarà la venuta del Figlio dell’uomo. 28Dovunque sia il cadavere, lì si raduneranno gli avvoltoi.

29Subito dopo la tribolazione di quei giorni,

il sole si oscurerà,

la luna non darà più la sua luce,

le stelle cadranno dal cielo

e le potenze dei cieli saranno sconvolte.

30Allora comparirà in cielo il segno del Figlio dell’uomo e allora si batteranno il petto tutte le tribù della terra, e vedranno il Figlio dell’uomo venire sulle nubi del cielo con grande potenza e gloria. 31Egli manderà i suoi angeli, con una grande tromba, ed essi raduneranno i suoi eletti dai quattro venti, da un estremo all’altro dei cieli.

Sto cercando il colore, dico, il colore dell'Avvento. Oggi diano inizio all'avvento. Vorrei dirvi, come prima cosa, che, per come sento io l'avvento, mi trovo un po' a disagio in queste vesti liturgiche, dove domina il morello. Cerco il colore. Posso sbagliarmi, ma l'avvento non ci azzecca con il morello. Forse ci azzeccherebbe se l'avvento ci affacciasse all'immagine di una distruzione totale. Non ci rimarrebbe che piangere o forse nemmeno piangere. Ma l'avvento è forse attesa di una catastrofe?

Un'attesa che ci fa impauriti e depressi? O è altro? Forse non ci aiutano i toni apocalittici del discorso di Gesù nel vangelo di Matteo, che, estrapolati dal contesto del loro genere letterario, potrebbero risuonare ai nostri orecchi inquietanti. Quando invece, quelle parole, Gesù le ha dette per rassicurarci che, anche nei giorni più difficili, non siamo abbandonati a forze oscure che sembrano spadroneggiare incontrastate, bensì siamo pensati, pensati da un Dio che è venuto a baciare questa terra, un giorno verrà a radunare, e oggi viene a sostenere il nostro cuore. L'attesa dell'ultimo grande raduno alla fine dei tempi, che oggi ci è stato ricordato dal vangelo di Matteo, non ci fa mettere i vestiti tristi, anzi ci libera dalle passioni tristi: è un'attesa che ci rialza.

C'è un canto, che mi è molto caro, anche per le sue immagini, lo canteremo nei giorni dell'avvento. Il canto dice: "Nella notte, o Dio, noi veglieremo, con le lampade accese, vestiti a festa, presto arriverai e sarà giorno". Vestiti a festa, i colori della festa. Il cuore dunque non impaurito, ma come di chi attende una persona che gli è cara. "Attendere": ecco io oggi vorrei sostare su un verbo che è strettamente legato al verbo "attendere": il verbo "protendersi". Quando tu attendi veramente è come se tu ti protendessi, tanto è il desiderio, tanta la voglia: indovini i passi, vigili sui dettagli, apri la porta in anticipo o la tieni socchiusa.

Possiamo osare questi verbi, i verbi che noi usiamo quando siamo innamorati? Possiamo usarli per l'attesa di Dio? Possiamo protenderci a un oltre? Avvento come protenderci. Quasi un'occasione per una verifica del nostro protenderci o no. Pensate come potrebbe essere preziosa questa suggestione. Preziosa dentro stagioni in cui anche i tempi sono in pericolo di scolorimento, quasi li avvolgesse un unico pallido vago colore, per cui i giorni di Natale scorrono come fossero quelli d Pasqua, quelli di Avvento come fossero quelli di Quaresima. Arte sarebbe restituire ad ogni tempo il suo colore. Arte della arti sarebbe svelare come i tempi della liturgia possano oggi parlare ancora alla nostra vita.

E dunque vorrei con voi indugiare su questo verbo "protendersi" che è un verbo contro il rigido, l'impermeabile, l'immobile. Possono accendersi per strada mille canzoni, possono sussurrare nell'aria una infinità di voci, di richiami, di segni. Niente! Immobili, rigidi, impermeabili. Come fossimo trattenuti. Non ci sbilanciamo. L'amore fa sbilanciare. Anche a rischio di cadute. Penso a un papa che dalla sua "papamobile" si protende, si sbilancia verso il suo popolo. A rischio di caduta. Fatti proteso. Come un fiore. A volte mi incanto ai fiori. Anche loro sono protesi, protesi alla luce.

E sento mormorare una voce, come un'acqua di torrente, che mi dice: "Fatti proteso alla luce, a Gesù la luce che è venuta e viene in questo mondo. Fatti proteso come i fiori. Che hanno il cuore in veglia. Io ho il cuore in veglia? Dicevamo che il verbo dell'avvento "protendersi" ha come suo contrario il verbo "trattenersi" e "trattenere". State in guardia da tutto ciò che vi trattiene. Ho ritrovato questo appello in alcune parole e immagini dei testi che oggi abbiamo ascoltato: sta in guardia da ciò che trattiene. Ci sono forze che ci trattengono. Sono quelle di coloro che ti gridano: "Non andare, fermati, sono il Cristo".

Ci pretendono servi, in adorazione dei loro pensieri, dei loro disegni, ossequienti. Sono contro tutto ciò che ti fa pensare, immaginare, scegliere. Ciò che devi pensare immaginare e scegliere sta in quello che loro ossessivamente, quasi fosse un mantra, vanno predicando. Ti trattengono: un villaggio, il loro, in cui manca il respiro. E, se dici il contrario, ti espellono. Il vangelo d'oggi ci metteva in guardia da queste forze, a volte oscure, che in effetti rubano il posto a Dio: "Badate che nessuno vi inganni. Molti infatti verranno nel mio nome dicendo: Io sono il Cristo". E noi, penso, li possiamo riconoscere: ad esempio dalla perentorietà della loro voce, che non è quella, certo, dello svelamento di Dio sull'Oreb, che era "una sottile voce di silenzio".

Anche la lettera ai Tessalonicesi oggi, in un passaggio molto enigmatico, usa un termine oscuro, su cui si sono cimentati centinaia di biblisti: il termine è "katechon". Pensate, la radice del termine è "trattenere", ciò che trattiene. Quelli che, per dominio e interesse, mettono in atto tutta una strategia per addormentare i pensieri più nobili, i sentimenti più spontanei, le visioni più aperte, con l'intento di rallentare, trattenere il disegno di Dio. Che è il bene di tutti.

E allora la domanda è: "io mi protendo o mi lascio trattenere? E, da parte mia, metto in gioco forze che fanno trattenuti gli altri o al contrario forze che li fanno protesi? Mi prende la passione di vederli fiorire o ho la passione triste di farli rinsecchire? Spengo gli entusiasmi o creo avventi, creo veglie, creo attese nei cuori? Io ho il cuore in veglia?

E' avvento.

 

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