TESTO Oh incessante cercatore, cercami ancora!
don Giacomo Falco Brini Predicatelo sui tetti - blog personale
XXXI Domenica del Tempo Ordinario (Anno C) (03/11/2019)
Vangelo: Lc 19,1-10
In quel tempo, Gesù 1entrò nella città di Gerico e la stava attraversando, 2quand’ecco un uomo, di nome Zaccheo, capo dei pubblicani e ricco, 3cercava di vedere chi era Gesù, ma non gli riusciva a causa della folla, perché era piccolo di statura. 4Allora corse avanti e, per riuscire a vederlo, salì su un sicomòro, perché doveva passare di là. 5Quando giunse sul luogo, Gesù alzò lo sguardo e gli disse: «Zaccheo, scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua». 6Scese in fretta e lo accolse pieno di gioia. 7Vedendo ciò, tutti mormoravano: «È entrato in casa di un peccatore!». 8Ma Zaccheo, alzatosi, disse al Signore: «Ecco, Signore, io do la metà di ciò che possiedo ai poveri e, se ho rubato a qualcuno, restituisco quattro volte tanto». 9Gesù gli rispose: «Oggi per questa casa è venuta la salvezza, perché anch’egli è figlio di Abramo. 10Il Figlio dell’uomo infatti è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto».
Quest'anno durante il pellegrinaggio in Terra Santa, giunti a Gerico, quando ci è stato detto che ci saremmo recati presso un grande sicomoro dove si ritiene che vi salì Zaccheo, ebbi un sussulto di gioia. Molto probabilmente non è esattamente lo stesso sicomoro, ma guardare quell'albero frondoso dal tronco maestoso con ramificazioni così basse, mi aiutò comunque a immaginare l'incrocio di sguardi tra Gesù e il ricco capo dei pubblicani che voleva vedere il Signore a tutti i costi. Ora, con la stessa gioia, mi trovo a commentare questo episodio con stupore ancora più grande, che io stesso non mi riesco a spiegare. Il pubblicano nel Tempio di domenica scorsa ci ha offerto una lezione sull'atteggiamento necessario per comunicare con Dio nella preghiera, il capo dei pubblicani di Gerico ci offre oggi una lezione su come aprirsi al Dio delle sorprese, Gesù di Nazareth, che è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto (Lc 19,10).
Zaccheo era uomo piccolo di statura. Quando udì del passaggio di Gesù nella sua città, fu la gran folla a ricordarglielo (Lc 19,3). Come tutti, aveva un solo desiderio: voleva vedere chi fosse Gesù. Voleva vedere il suo volto, voleva scrutarlo, voleva vedere com'era lo strano rabbi di cui si parlava molto nelle periferie della Galilea e della Giudea. Qualcuno diceva che stesse volentieri con i peccatori, anzi, si diceva che fosse un mangione e beone, amico dei pubblicani e dei peccatori (cfr. Mt 11,19). Che potesse davvero anche lui diventare suo amico? Lui, il disprezzatissimo capo dei pubblicani di Gerico, amico di un maestro religioso in Israele? Come era possibile? Allora corse avanti e, per riuscire a vederlo, salì su un sicomoro, perché doveva passare di là (Lc 19,4). Qualcuno ha detto che la vita è una questione di incontri. È vero, anche se non si riesce mai ad afferrare il mistero di ciò che li determina: quanto sia determinante l'uomo nel cogliere l'occasione e quanto sia determinante Dio nel suo lavoro per creare le condizioni dell'occasione.
Il vangelo è un mondo che non ha spazio per le ovvietà. Sarebbe stato ovvio infatti, per un uomo potente e ricco come Zaccheo, riuscire a posizionarsi in qualche parte più sicura della città per raggiungere il suo scopo. Invece no, il suo sguardo intraprendente calcola il percorso del maestro e lo anticipa in un punto preciso insolito, ma che gli potrà permettere di vederlo presto: su un albero. Il suo ruolo di esattore delle imposte, la sua cattiva fama presso il popolo di Dio, la sua stessa piccola statura, la sua innata furbizia, avrebbero potuto farlo indietreggiare nell'intento. Invece no, Zaccheo non teme il pericolo di rendersi ridicolo agli occhi altrui, gli importa solo di vedere Gesù! E così lo aspetta senza aspettarsi nulla da Lui, nel più puro desiderio di vederlo senza possederlo, lui, il capo dei pubblicani che s'impossessava di quanto non era suo!
Gesù sta per passare ma ecco, ancora un po' lontano, intravede una sagoma di uomo su un albero che si trova sul suo cammino. Gesù è lo sguardo del Padre che vede lontano la sua creatura (cfr. Lc 15,20). I suoi occhi non sono distratti dalla calca di gente che lo osanna, il successo non lo concentra su di sé, non teme la critica di chi può mormorare sul suo interesse per un uomo che ha solo fama di essere un grande peccatore (Lc 19,7). Zaccheo è determinato, Gesù è altrettanto determinato: Zaccheo scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua (Lc 19,5). L'uomo che cercava, scopre di essere cercato. L'uomo che desiderava conoscere, scopre di essere già conosciuto. L'uomo che non si aspettava niente, scopre di essere aspettato! L'uomo che non osava invitare alla tavola della sua amicizia scopre di essere da Lui invitato, e a casa sua! Quale indicibile e incontenibile gioia!
Quando l'uomo scopre di essere amato, mette le ali ai piedi (Lc 19,6) e nulla può arrestarlo, lo stesso giudizio di chi gli sta intorno non conta più nulla (Lc 19,7). Questi è l'uomo che si è alzato (Lc 19,8a) da una vita condizionata dal pensiero religioso altrui, dal pensiero “benpensante” dominante, dalla legge dei luoghi comuni. È l'uomo che ha ritrovato la sua identità più profonda(Lc 19,9), quella che può ritrovare solo chi incontra Gesù Cristo, il Signore amante della vita, che ha compassione di tutti perché tutto può, che ama tutte le cose che esistono e non prova disgusto per niente di ciò che ha creato (cfr. 1a lettura, Sap 11). Solo chi ha incrociato gli occhi di Gesù cambia lo sguardo su di sé e sugli altri: vede se stesso come un peccatore graziato e gli altri non come persone da manipolare e sfruttare, ma come fratelli da perdonare, risarcire e beneficare (Lc 19,8b). Solo chi rientra in casa sua, ossia nella verità del proprio cuore, incontra Gesù e gusta la gioia di una vita nuova. E questo accade ancora oggi. Oggi, per questa casa, è venuta la salvezza (Lc 19,10a).