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TESTO Commento su Rm 8,16

Casa di Preghiera San Biagio FMA  

Lunedì della XXX settimana del Tempo Ordinario (Anno I) (27/10/2003)

Brano biblico: Rm 8,16 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Dalla Parola del giorno

Lo Spirito stesso attesta al nostro spirito che siamo figli di Dio.

Come vivere questa Parola?

Paolo, oggi, richiama la nostra attenzione su di una realtà di per sé sconvolgente, ma a cui abbiamo fatto talmente l'abitudine che non ci smuove più di tanto. No, non è un fatto scontato che siamo figli di Dio. Non è neppure un semplice modo di dire. Giovanni, con un'esclamazione in cui si coglie tutto lo stupore, afferma: "Quale grande amore ci ha dato il Padre per essere chiamati figli di Dio". E la realtà è talmente grande, talmente incredibile che sente il bisogno di confermarla a se stesso e agli altri: "E lo siamo realmente!" (1 Gv 3,1). Sì, lo siamo realmente! Dio ci ha sognati così. Con questo nome dolcissimo ci ha fatto emergere dal nulla, ci ha posti dinanzi a sé, mettendo tutto nelle nostre mani, il nostro stesso essere, perché avessimo la gioia di collaborare con lui anche nel divenire ciò che già siamo per creazione, per vocazione (qualsiasi vocazione!) e per grazia. E anche quando con il peccato abbiamo rinnegato tutto ciò, egli non ha rinunciato al suo sogno. Ci voleva più grandi di noi stessi: suoi figli. Questo noi non avremmo mai osato desiderarlo. Ecco perché ci ha donato il Figlio suo. Guardando a Lui ritroviamo i tratti del nostro vero volto, il motivo che fonda la nostra inalienabile grandezza. Come è possibile svenderci con tanta facilità al peccato, abdicare alla signoria su noi stessi e sulle cose, fino a rendercene schiavi?

Oggi, nel mio rientro al cuore, mi interrogherò: prendo sul serio il fatto di essere figlio di Dio? Come lo esprimo nella concretezza della mia vita? Prendo poi l'impegno di ritornare spesso lungo il giorno a questa gioiosa certezza, lasciando che essa illumini le mie scelte, le mie parole, il mio agire..

Spirito Santo, mantieni desta in me la consapevolezza del mio essere figlio di Dio. Aiutami a crescere in questa direzione fino a raggiungere la perfetta statura di Cristo, in modo da poter dire in tutta verità: Padre nostro, Padre mio.

Dalla voce di un certosino

Il diritto di chiamare Dio nostro Padre non l'abbiamo per natura, noi siamo creature, servi. La filiazione, il titolo di figli è un dono, un dono gratuito, una grazia assolutamente immeritata. Ma Dio è veramente nostro Padre e vuole che lo chiamiamo così, vuole che ci comportiamo da figli, vuole che i nostri rapporti con Lui siano quelli dei figli col padre.
Augustin Guillerand

 

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