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TESTO Commento su Luca 14,25-33

Omelie.org (bambini)  

XXIII Domenica del Tempo Ordinario (Anno C) (08/09/2019)

Vangelo: Lc 14,25-33 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 14,25-33

In quel tempo, 25una folla numerosa andava con Gesù. Egli si voltò e disse loro: 26«Se uno viene a me e non mi ama più di quanto ami suo padre, la madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita, non può essere mio discepolo. 27Colui che non porta la propria croce e non viene dietro a me, non può essere mio discepolo.

28Chi di voi, volendo costruire una torre, non siede prima a calcolare la spesa e a vedere se ha i mezzi per portarla a termine? 29Per evitare che, se getta le fondamenta e non è in grado di finire il lavoro, tutti coloro che vedono comincino a deriderlo, 30dicendo: “Costui ha iniziato a costruire, ma non è stato capace di finire il lavoro”. 31Oppure quale re, partendo in guerra contro un altro re, non siede prima a esaminare se può affrontare con diecimila uomini chi gli viene incontro con ventimila? 32Se no, mentre l’altro è ancora lontano, gli manda dei messaggeri per chiedere pace. 33Così chiunque di voi non rinuncia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo.

Cari ragazzi,

Le vacanze sono ormai finite e ci prepariamo a riprendere le nostre attività: con la malinconia della fine dei divertimenti, ma carichi di nuove energie, ci buttiamo nelle novità dell'anno che viene.

È proprio in questo tempo, in cui dobbiamo cominciare a muoverci tra la sveglia che suona presto e gli impegni che si susseguono, la Chiesa ci offre dei consigli per vivere la nostra vita illuminata dalla luce di Dio.

Infatti lui ci ama sempre e incondizionatamente, ma noi dobbiamo scegliere se seguirlo o meno.

Se domenica scorsa ci è stato detto che, per abbracciare Gesù, dobbiamo essere umili, oggi le letture vanno più nello specifico: si parla della Sapienza di Dio.

Nella prima Lettura, tratta da questo meraviglioso libro che si chiama appunto “Sapienza”, si legge che le riflessioni dell'uomo sono “incerte”. Significa forse che siamo sciocchi? Assolutamente no! Siamo creature di Dio e per questo motivo meravigliosi! Si tratta, piuttosto, di pensare come pensa Dio, di desiderare le cose di Dio. In questo modo, infatti, saremo sempre certi di fare la cosa giusta, per quanto difficile possa sembrare. Non solo: fare le cose di Dio ci rende “portatori” di Dio. Cioè: chi non conosce il Suo Amore, lo scopre grazie a noi che lasciamo agire il Padre attraverso le nostre azioni.

Facciamo un esempio: in una classe, c'è un bambino antipatico. Lancia le penne, strappa i quaderni dei compagni e grida spesso. Ovviamente per tutti è insopportabile e nessuno vuole giocare con lui. C'è però un altro bambino, Paolo, che conosce Gesù e che sa che lui ama veramente tutti. Paolo si chiede: “Cosa farebbe Gesù? Certamente passerebbe del tempo con lui”. Così Paolo va da questo bambino: gioca con lui durante l'intervallo, lo aiuta a fare i compiti e nel pomeriggio lo invita a casa sua per fare merenda insieme. Questo bambino smette di essere antipatico perché ha conosciuto l'amicizia, Amore.

Dunque, la prima lettura ci consiglia si seguire la Sapienza di Dio.

La seconda Lettura, invece, fa un salto in avanti. Ci rivela il risultato dell'operazione. Tutti i battezzati sono figli di Dio, però comportarsi da figli di Dio significa, non solo amare, ma anche essere liberi, cioè non fare le scelte che gli altri si aspettano da noi, piuttosto prendere la decisione di fare ciò che Dio ci propone.
Come di consueto il Vangelo si collega alla prima Lettura.

Questa domenica, però, le parole di Gesù sono molto strane: “Se uno ama il padre o la madre più di me, non è degno di me”.

Ma come? Abbiamo detto che Dio ci ama incondizionatamente, e ora si parla di essere “degni”? Ci hanno insegnato ad amare e rispettare i nostri genitori, ed ora ci viene detto che non dobbiamo volergli “troppo” bene?
Procediamo con calma.

Ciò che vuole dire Gesù è che o scegli Dio, o non lo scegli, cioè o metti Dio al primo posto nel tuo cuore, o nel tuo cuore non c'è posto per Lui. Vuol dire che stare con Gesù significa essere liberi. Tutti noi nasciamo con una libertà immensa, che crescendo spesso perdiamo.

I cuccioli di cagnolino, dopo qualche settimana dalla nascita, sono liberi di scorrazzare dove vogliono. Ma quando raggiungono l'età adatta, escono per la strada e vengono messi al guinzaglio.

Per noi il guinzaglio è tutto ciò che ci impedisce di essere felici.

Per esempio: c'è un ragazzo, Simone, che ha finito le scuole medie e deve scegliere l'indirizzo delle scuole superiori. Siccome è molto bravo in matematica, i suoi genitori vorrebbero che facesse il liceo scientifico e diventasse un ingegnere. Ma lui ama disegnare e sceglie il liceo artistico. In questo modo Simone, non solo dà ascolto ai desideri che Dio gli ha messo nel cuore, ma sta veramente amando i suoi genitori: infatti essere felice è il regalo più grande che gli possa fare.

Abbiamo un altro ragazzo: Giacomo. Aspetta tutta la settimana che arrivi il sabato mattina per giocare un paio d'ore alla Play Station. Un giorno la nonna gli telefona e gli chiede di andare a casa sua per leggerle qualche pagina del suo romanzo preferito. Giacomo, che è libero dal guinzaglio dei videogiochi, sceglie di andare con amore dalla nonna.

Quindi, essere liberi di seguire Gesù significa non avere alcun legame che ci impedisca di essere vicini a Lui.

Oggi per la Chiesa non è solo domenica, cioè il giorno di Gesù, ma è anche la memoria della nascita di Maria, il compleanno, Sua Madre.

Maria è colei che più di tutti ha messo Dio al primo posto: non si è fatta legare dalle sue paure, ma ha scelto liberamente di dire “sì” a Dio.

E così, anche Giuseppe, suo sposo, ha detto “sì” a questo figlio non suo nonostante per le aspettative del suo tempo fosse un disonore.
È anche grazie a loro se noi abbiamo conosciuto Gesù.

Allora possiamo chiedere a Maria che ci aiuti ad essere liberi e a scegliere sempre Dio.
Commento a cura di Chiara Pettinari

 

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