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TESTO Quando un saluto ti fa sobbalzare

don Angelo Casati   Sulla soglia

Assunzione della Beata Vergine Maria - messa del giorno (15/08/2019)

Vangelo: Lc 1,39-55 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 1,39-55

39In quei giorni Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda. 40Entrata nella casa di Zaccaria, salutò Elisabetta. 41Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo. Elisabetta fu colmata di Spirito Santo 42ed esclamò a gran voce: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! 43A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me? 44Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo. 45E beata colei che ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto».

46Allora Maria disse:

«L’anima mia magnifica il Signore
47e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore,
48perché ha guardato l’umiltà della sua serva.
D’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata.

49

Grandi cose ha fatto per me l’Onnipotente
e Santo è il suo nome;

50

di generazione in generazione la sua misericordia
per quelli che lo temono.

51

Ha spiegato la potenza del suo braccio,
ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore;

52

ha rovesciato i potenti dai troni,
ha innalzato gli umili;

53

ha ricolmato di beni gli affamati,
ha rimandato i ricchi a mani vuote.

54

Ha soccorso Israele, suo servo,
ricordandosi della sua misericordia,

55

come aveva detto ai nostri padri,
per Abramo e la sua discendenza, per sempre».

Non ci sono memorie storiche dell'Assunzione della madre di Gesù al cielo. E allora la liturgia va a scovare nei vangeli questo brano della visita di Maria alla cugina Elisabetta, un brano colmo di fascino. Quest'anno per la prima volta ho notato una strana connessione, certo non immaginata da chi ha scelto il brano, una connessione certo non voluta, ma è capitata ed è bello che sia capitata: il primo verbo del racconto riferito a Maria, nel testo greco, è "anastàsa". Maria "alzatasi". Ebbene non è forse vero che presso i cristiani ortodossi la risurrezione di Gesù è chiamata anastasis, innalzamento?

Perdonate dunque se oggi ho pensato di parlare di questo mistero di Maria dentro il verbo "alzarsi" o "rialzare", verbi di risurrezione. Mi sono lasciato prendere da questi verbi. Dunque Maria era seduta quando l'angelo le parlò nella casa. Abbiamo ascoltato: "In quei giorni Maria si alzò" - si alzò! - e andò in fretta verso la regione montuosa in una città di Giuda". Non ci mise un secondo a pensarci: è tipico di una ragazzina, forse era anche una sfida quel viaggio.

Ma a metterle fretta era forse anche una questione di donne: confidarsi. Confidarsi di essere incinte. L'anziana, incinta di Giovanni il battista, era di sei mesi, lei, la ragazza, incinta di Gesù, ed era solo da un grumo di giorni. E come è bello pensare che tutto quello che oggi abbiamo ascoltato accadde sull'uscio di una casa. Anche il "magnificat", che poi lungo i secoli troverà dimora nelle chiese, all'inizio fu sull'uscio di una casa sui monti. Sui monti di Giuda. Alzatasi, era arrivata lì. Oggi le chiese a ferragosto si arrendono al vuoto, o al quasi vuoto, ma per noi è bello pensare che il cantico di Maria. il "magnificat", potrebbe trovare ospitalità su ogni uscio di casa. Alle origini quello fu il suo posto.

Alzare e rialzare, i verbi... Pensate, prima ancora che Maria desse inizio al suo canto a Dio, avvenne un rialzarsi segreto, e avvenne per via di un saluto. Un semplice saluto può avere il dono di rialzare. Spesso sorvoliamo su questa verità - forse troppo semplice per alcuni - e non sostiamo. Eppure è scritto che "appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo. Elisabetta fu colmata di Spirito santo". Il bambino sobbalzò, le si sollevò nel grembo, a Elisabetta: quella ragazzina, di nome Maria, non solo si era alzata ma aveva il dolce potere di rialzare una creatura, ancora nella speranza di futuro, in un grembo. Si potesse dire di noi: Il tuo saluto mi ha rialzato, mi ha fatto sobbalzare, mi ha ricondotto la fiducia nella vita, ha fatto sobbalzare in me ciò che di più caro avevo nel cuore. Accadde per Il saluto di una ragazzina.

Accadde - anche questo dimentichiamo - che quella fu la prima pentecoste, e per via di un saluto: "Elisabetta fu colmata di Spirito santo". Sull'uscio di una casa, una pentecoste senza venti impetuosi, senza lingue di fuoco, E poi fu canto, il magnificat. La ragazzina lo compose tessendo testi antichi che aveva appreso nella sua casa, testi delle Scritture sacre, testi che dovevano averla entusiasmata. Noi abbiamo fatto l'abitudine alle parole, che quel giorno vennero spontanee nel cuore e poi sulla labbra di una adolescente. A volte penso che se, non sapessimo che la ragazza delle parole era Maria, le giudicheremmo parole esaltate di una adolescente: "Ma come ti permetti di parlare di superbi dispersi, di potenti detronizzati, di ricchi rimandati a mani vuote. Ma che ne sai tu?".

La ragazzina faceva correre la storia. E anche il Magnificat è tutto un alzare e un rialzarsi. All'inizio un alzare, un dilatare, un fare grande, magnificare, Dio. Perché è un Dio che guarda. A volte ti potrebbe venire il sospetto che non guardi. Quando i fatti della storia, sembrano dare vincenti i tracotanti, i prepotenti. Che prendono la forma del drago. Questa mattina, in un affresco ricco di pathos e di colori, l'Apocalisse, ci parlava del drago che vuole aggredire donna e bambino, gli indifesi della storia. Ma Dio guarda, non vuole che gli indifesi siano fagocitati.

Guarda! Noi guardiamo? E il bambino fu rapito verso Dio e la donna trovò rifugio nel deserto. Maria, dalla fessura ancora esile della sua vita, canta un Dio che guarda: "Ha guardato l'umiltà della sua serva". Ma la versione più fedele al testo recita: "Ha guardato la bassezza della sua serva". E così Maria si mette tra i bassi e ci dice che Dio guarda. Non solo ma ci dice che Dio rialza. Sentite: "Ha innalzato gli umili". Nei salmi della bibbia ebraica la ragazzina aveva letto che Dio rialza, rialza chi è caduto, rialza tutti quelli che sono curvati. E a curvare le spalle non è solo l'età, sono i pesi di cui carichiamo gli altri, pesi insopportabili.

E Maria si sente immersa in questa moltitudine. E accende speranze, ci racconta, ci assicura che Dio guarda e risolleva, innalza. Ecco è in questo orizzonte di "alzare" e di "rialzarsi" che diventa oserei dire quasi logico - perdonate la parola - pensare alla assunzione di Maria al cielo come al gesto infinitamente dolce del Figlio che rialza sua madre, la rialza dalla morte. Lei che lo aveva rialzato da bambino, rialzato per una vita. Lei che era stata tra i curvati sotto la croce, come non poteva essere rialzata con tenerezza estrema dal Figlio, rialzata dalla morte?

Noi cantiamo a lei, e cantiamo a un mistero che attende tutti: quello dell'ultimo rialzamento. Ho ancora negli occhi un affresco, che anni fa ebbi la gioia di contemplare in Turchia nella chiesa di san Salvatore in Chora ad Istanbul: Gesù risorto è raffigurato nel gesto di sollevare con le sue braccia Adamo ed Eva dalle bare degli inferi. E quelle braccia sembrano allungarsi, sempre più lunghe, per arrivare a tutti e a tutto, come fossero pervase da un fremito, la passione di rialzare.

Incredibile! La passione diventa braccia. Diventi braccia anche in noi. Che oggi celebriamo il mistero dell'innalzamento di Maria.

 

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