TESTO La verità e lo scontro
padre Gian Franco Scarpitta S. Vito Equense
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XX Domenica del Tempo Ordinario (Anno C) (18/08/2019)
Vangelo: Lc 12,49-53
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «49Sono venuto a gettare fuoco sulla terra, e quanto vorrei che fosse già acceso! 50Ho un battesimo nel quale sarò battezzato, e come sono angosciato finché non sia compiuto!
51Pensate che io sia venuto a portare pace sulla terra? No, io vi dico, ma divisione. 52D’ora innanzi, se in una famiglia vi sono cinque persone, saranno divisi tre contro due e due contro tre; 53si divideranno padre contro figlio e figlio contro padre, madre contro figlia e figlia contro madre, suocera contro nuora e nuora contro suocera».
Nel XIX secolo Marx ebbe a definire la religione come “l'oppio dei popoli”; oggi qualcuno l'ha definita come la “dinamite” dei popoli, poiché essa piuttosto che unire e pacificare gli uomini è stata motivo di scontro e di indifferenza reciproca. La realtà dei fatti avalla la tesi di certuni che affermano che le religioni hanno diviso gli uomini confondendo il mondo e il corso della storia.
La fede unica in un Dio che dovrebbe riconciliare tutti gli uomini e creare unità e promuovere la tolleranza è stata, con amara evidenza, teatro di scontri e di opposizioni e qualcuno addirittura ha proposto di eliminare dalla Bibbia quei passi che legittimerebbero la violenza. La stessa Scrittura è stata per tanti anni arma impugnata per la lotta contro infedeli e laicisti, e nonostante i progressi del cammino ecumenico, ancora fra le chiese cristiane non si è superato del tutto il sospetto e l'indifferenza reciproca.
E' demoralizzante che, nell'emergenza comune che tutte le religioni dovrebbero avvertire di dover collaborare per la promozione della pace e dello sviluppo dei popoli e nella convinzione comune di dover dare riferimenti validi a chi non crede ed è ramingo in fatto di morale e di sacralità, sorgano ancora proselitisti e demolitori di credi, si alimentino tensioni e separazioni e comunque non vi sia l'unità e la concordia auspicabile fra le 4200 religioni diffuse in tutto il mondo.
Ancora più deprimente è che di tale unione e di tale concordia non sia stato capace il cristianesimo, tuttora frammentato in circa 400 confessioni di varie identità, che stentano a riconoscersi nell'unico Signore Gesù Cristo.
Eppure proprio il cristianesimo, in forza dell'evento singolare della croce, dovrebbe essere garante che tutti “siamo uno in Cristo Gesù”(Gal 3, 26 - 29). Il Card Biffi suscitando non poca sorpresa, ebbe ad affermare che, effettivamente, il cristianesimo non è in se e per sé una “religione”, se con questo termine deve intendersi un coacervo di normative, codici di precetti o un insieme di riti liturgici o una proposta di modificazione sociale. Esso è piuttosto un evento unico e irripetibile, quello dell'incarnazione di Dio nella storia, l'evento Gesù Cristo che induce alla via teologale e alla concezione del mondo in rapporto a una novità che è la verità assoluta.
Proprio il concetto di verità emerge nel rapporto fra religione, violenza e contrasti. Il fatto cioè che la verità che si è stata rivelata non sempre è pacifica per tutti e lo stesso Gesù Cristo è stato definito dai vangeli “segno di contraddizione”(Lc 12, 51) il quale non potrà sottrarsi ai confronti degli uomini che lo accoglieranno da una parte e lo detesteranno dall'altra e che sarà causa di contrasto e di rigetto aggressivo. E anche in questa pagina odierna così terrificante per certi versi, Gesù, che altrove afferma “Chi non è con me è contro di me”, afferma che la sua presenza sarà una causa discriminante perfino all'interno delle singole famiglie: “Pensate che io sia venuto a portare la pace sulla terra? No, ma la divisione... padre contro figlio e figlio contro padre, madre contro figlia e figlia contro madre.”
Saremmo tentati di intendere che Gesù, che veniva definito Re di pace e che Isaia profetizzava come fautore di un ordine universale pacifico nel quale la pantera si sarebbe sdraiata accanto al capretto, adesso si rivela come guerrafondaio e spietato apportatore di discordia e di disunione e pare inevitabile allora che la religione cristiana sia davvero la matrice di divisioni e a volte anche di morte e di distruzione.
In realtà Gesù è ben lungi dal promuovere ogni sorta di lesione all'umanità e anche sotto questo aspetto non va frainteso. Piuttosto, egli è la Rivelazione poiché in lui si vede anche il Padre e per ciò stesso la Verità rivelata per cui è impossibile non radicarsi su di lui quando lo si accetti come tale, così come è impossibile mettersi contro di lui qualora lo rinneghi o non lo si concepisca quale egli davvero si rivela.. Se si concepisce Gesù come il Dio fatto uomo, come la verità che ci fa liberi (Gv 8, 32), se la sua Parola viene accolta come il vero metro della verità e della vita e se il suo messaggio è davvero identificato come criterio di discernimento fra il vero è il falso, è inevitabile che sorgano schieramenti fra chi crede in lui e chi non vi crede e che queste fazioni degenerino in conflitti di ogni tipo.
Nell'insegnamento di Gesù in verità vi è anche la tolleranza, l'accoglienza, il rispetto e il dialogo conciliante verso coloro che non la pensano come noi e che non accolgono la sua Parola e il suo messaggio. Le intenzioni di Gesù sono ben lontane dall'odio e dalla ripugnanza in fatto di idee, mentalità o di religione e il nostro invito è sempre all'apertura e all'accoglienza; ciò nonostante è ineccepibile che Gesù (per chi lo accetti) è perentorio nel definirsi “la via, la verità e la vita”(Gv 14, 6) e che per ciò stesso l'opzione per lui non va mai intrapresa come un fatto occasionale, discontinuo o frammentario: la verità va accolta globalmente e senza riserve e accanto ad essa non vanno ammesse alternative. Se è vero che tutte le religioni annoverano apprezzabili elementi di verità, è tuttavia inaccettabile che esse si equivalgano, perché non possiamo smentire che ciò che è vero è solo l'evento Gesù Cristo.
Proprio questi concetti sono stati alla radice di scontri e di distanze reciproche perfino all'interno delle religioni cristiane e non fa meraviglia che nel suo nome si fomentino anche scontri familiari.
Il punto dolente in effetti non è la Parola di Gesù, ma la realtà molto triste che la verità, quando proferita senza riserve e con determinazione, non manca di essere di intralcio e suscita non di rado fastidio e disorientamento.
La proclamazione impavida e risoluta di ciò che è giusto e fondato è sempre stata del resto causa di persecuzioni e di avversità, come nel caso del profeta Geremia, che viene gettato nella cisterna per aver condannato il lassismo e la depravazione di Gerusalemme che si era illusa di potersi salvare dalla deportazione in Babilonia. Le sue parole erano stato definite di disfattismo e di inimicizia nei loro confronti e aver annunciato la verità di possibili future punizioni è adesso causa di punizione per lui.
Con Gesù noi però ci domandiamo: è proprio così difficile riconoscere codesta verità e adeguarvisi? Possibile che siamo tanto illuminati nell'interpretazione dei fenomeni cosmici e atmosferici al punto anche da interpretare ogni cosa alla luce di eventi in fondo meschini e imbarazzanti, e stentiamo nel riconoscere la via, la verità e la vita che ci è stata resa manifesta semplicemente nell'evento dell'Amore che è l'incarnazione e ancor di più nell'evento Amore che è la Resurrezione? Possibile che non siamo in grado di fare spazio nel cuore per aprirci alla Parola che era presente quando Dio creava il mondo e che adesso è vita e verità proprio per noi?
Se tutti ci si soffermasse sul solo evento Gesù che ha cambiato la storia e non sui i saggi di teologia che lo illustrano, concepiremmo davvero il criterio che dischiuderebbe una volta per tutte la pace e la riconciliazione fra tutti i popoli.