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TESTO Commento su Luca 12,32-48

fr. Massimo Rossi   Home Page

XIX Domenica del Tempo Ordinario (Anno C) (11/08/2019)

Vangelo: Lc 12,32-48 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 12,32-48

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: 32Non temere, piccolo gregge, perché al Padre vostro è piaciuto dare a voi il Regno.

33Vendete ciò che possedete e datelo in elemosina; fatevi borse che non invecchiano, un tesoro sicuro nei cieli, dove ladro non arriva e tarlo non consuma. 34Perché, dov’è il vostro tesoro, là sarà anche il vostro cuore.

35Siate pronti, con le vesti strette ai fianchi e le lampade accese; 36siate simili a quelli che aspettano il loro padrone quando torna dalle nozze, in modo che, quando arriva e bussa, gli aprano subito. 37Beati quei servi che il padrone al suo ritorno troverà ancora svegli; in verità io vi dico, si stringerà le vesti ai fianchi, li farà mettere a tavola e passerà a servirli. 38E se, giungendo nel mezzo della notte o prima dell’alba, li troverà così, beati loro! 39Cercate di capire questo: se il padrone di casa sapesse a quale ora viene il ladro, non si lascerebbe scassinare la casa. 40Anche voi tenetevi pronti perché, nell’ora che non immaginate, viene il Figlio dell’uomo».

41Allora Pietro disse: «Signore, questa parabola la dici per noi o anche per tutti?». 42Il Signore rispose: «Chi è dunque l’amministratore fidato e prudente, che il padrone metterà a capo della sua servitù per dare la razione di cibo a tempo debito? 43Beato quel servo che il padrone, arrivando, troverà ad agire così. 44Davvero io vi dico che lo metterà a capo di tutti i suoi averi. 45Ma se quel servo dicesse in cuor suo: “Il mio padrone tarda a venire” e cominciasse a percuotere i servi e le serve, a mangiare, a bere e a ubriacarsi, 46il padrone di quel servo arriverà un giorno in cui non se l’aspetta e a un’ora che non sa, lo punirà severamente e gli infliggerà la sorte che meritano gli infedeli.

47Il servo che, conoscendo la volontà del padrone, non avrà disposto o agito secondo la sua volontà, riceverà molte percosse; 48quello invece che, non conoscendola, avrà fatto cose meritevoli di percosse, ne riceverà poche. A chiunque fu dato molto, molto sarà chiesto; a chi fu affidato molto, sarà richiesto molto di più.

Forma breve (Lc 12,35-40):

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: 35Siate pronti, con le vesti strette ai fianchi e le lampade accese; 36siate simili a quelli che aspettano il loro padrone quando torna dalle nozze, in modo che, quando arriva e bussa, gli aprano subito. 37Beati quei servi che il padrone al suo ritorno troverà ancora svegli; in verità io vi dico, si stringerà le vesti ai fianchi, li farà mettere a tavola e passerà a servirli. 38E se, giungendo nel mezzo della notte o prima dell’alba, li troverà così, beati loro! 39Cercate di capire questo: se il padrone di casa sapesse a quale ora viene il ladro, non si lascerebbe scassinare la casa. 40Anche voi tenetevi pronti perché, nell’ora che non immaginate, viene il Figlio dell’uomo».

“Dov'è il vostro tesoro, là sarà anche il vostro cuore”.

Avremmo il coraggio di confessare chi, o che cosa portiamo nel cuore? per chi, o per che cosa riserviamo un posticino o un posticione del nostro cuore?...e non c'è verso di togliercelo da lì! ormai ci è entrato, e lì resterà per sempre... Intendiamoci, mica è sempre un peccato! anzi, talvolta - o forse sempre? - non c'è peccato... “Al cuor non si comanda!” dice il proverbio...

La responsabilità comincia quando intelletto e volontà si allineano, per così dire, al cuore e lo assecondano in tutto e per tutto. Allora sì, che si pone la questione se il cuore e tutto il resto siano allineati con la fede, oppure vadano in direzione contraria alla fede. Per chi non lo avesse capito, il criterio di discernimento del bene è la fede, e non il principio del piacere. Quante volte si pensa sia amore e invece è soltanto piacere!

Beh, almeno noi non siamo di quelli che, dovendo scegliere tra una partita di calcio e la Messa, tra un allenamento sportivo e la Messa, tra una gita in montagna e la Messa, tra una pedalata in bici con gli amici e la Messa, tra un viaggio in Paesi musulmani e la Messa,... scelgono la partita, l'allenamento, la gita, la bici, il viaggio e rinunciano alla Messa. Perché chi rinuncia alla Messa certamente non ama Cristo sopra ogni cosa e sopra ogni amore! Ma, ripeto, non è il caso nostro...

E non siamo neanche di quelli che accettano di condividere il resto della loro vita con un partner, sapendo fin dall'inizio, che non crede in Cristo, o se pure dichiara di crederci, diserta abitualmente le riunioni domenicali, non manifesta alcun interesse a pregare in casa, o a partecipare ad un incontro a tematica religiosa, e ci litiga pure sopra. Neanche costoro amano il Signore più di tutto e più di tutti...

Ironia a parte, oggi dobbiamo fare i conti con una delle pagine più dure del Vangelo di Luca: anche se il terzo evangelista è il più moderato tra i sinottici e cerca di ammorbidire i toni, facendo risaltare la misericordia di Dio, piuttosto che la severità del giudizio, (Luca) non può tagliare via dal Vangelo gli insegnamenti più radicali di Gesù, per amor del quieto vivere; sarebbe disonesto.

Ascoltando le parole di Gesù, è inevitabile che Pietro, a nome dei Dodici, reagisca: “Signore, questa parabola la dici per noi, o anche per tutti?”, che significa: questo insegnamento, la questione cosiddetta del “cuore indiviso”, riguarda solo preti, frati e suore, oppure anche i laici?

Il Maestro di Nazareth non risponde e tira dritto; o, meglio: non risponde in forma esplicita, ma risponde con il suo insegnamento, il quale interessa e coinvolge tutti i battezzati, mettendo sotto giudizio il comportamento morale, e discriminando tra vita cristiana reale, o per scelta, e vita cristiana formale, o per appartenenza. In altre parole, non basta essere iscritti nel registro dei battezzati per essere veri cristiani!

Cari amici, diciamo la verità: è fin troppo facile alzare la voce contro Dio perché non interviene, non ci ascolta, non ci aiuta,... Siamo onesti, riconosciamo anche cosa facciamo, peggio, cosa non facciamo per e con Dio! Mi rendo conto di parlare come un disco rotto... gira che ti rigira, alla fine dico sempre le stesse cose e arrivo sempre allo stesso punto: una relazione, qualsiasi relazione non può essere a senso unico.

Quanto al nostro rapporto con Dio, non abbiamo alcun diritto, dunque non possiamo vantare pretese nei Suoi confronti, specie quando ci dimentichiamo regolarmente di Lui, o gli dedichiamo, se va bene, un pensiero distratto e assonnato la mattina, oppure la sera...e neanche tutti i giorni!

Sarebbe questo l'amore che fa di noi dei cristiani autentici?

Sarebbe questo il grande tesoro che gelosamente custodiamo nel cuore?

Fare confronti tra gli interessi umani e l'amore per Dio lascia il tempo che trova... tuttavia, in taluni casi - in molti casi! - la sproporzione è così macroscopica che qualche domanda la nostra coscienza dovrebbe porsela.

Da quando poi l'universo internet ha letteralmente invaso la nostra esistenza, la disparità tra tempo dedicato a Dio e tempo speso - sprecato? - in altro, è ancora più eclatante e...scandalosa.

“A chiunque fu dato molto, molto sarà chiesto; a chi fu affidato molto, sarà chiesto molto di più.”; questa conclusione, tra le più enigmatiche di tutto il Vangelo, merita le ultime battute della riflessione odierna: è evidente che Gesù distingue il “dare” dall'“affidare”: dare qualcosa a qualcuno significa che colui che riceve può stabilire con ciò che ha ricevuto un rapporto di proprietà; può dire: “è mio”, “mi appartiene”. Invece, affidare qualcosa non significa trasferire la proprietà; colui che riceve l'oggetto affidatogli, non può vantarvi alcun diritto; non può dire: “è mio”, “mi appartiene”; al contrario, lo deve custodire e, se del caso, farlo crescere, e poi restituirlo a colui che gliel'ha affidato.

Nel presente caso, di cosa si tratta? Cos'è che ci è stato affidato e che dovremo restituire...con gli interessi? È la vita, nostra e altrui.

Il primato della carità è in grado di stabilire la giusta distanza - o la giusta vicinanza - tra noi, il prossimo e Dio; l'amore per Dio, l'amore per il prossimo e l'amore per noi stessi non entrano in conflitto; al contrario, si possono perfezionare a vicenda, realizzando così il progetto originale di Dio, che si esprime in una sola parola: armonia: armonia con Dio, armonia con il prossimo, armonia con noi stessi.

E dal momento che la carità è il nome cristiano dell'amore, e l'amore, quello vero, è intrinsecamente crescita, ciò che ci è stato affidato dovrà essere restituito accresciuto, maturato, al meglio delle nostre possibilità.

Una bella sfida, non vi sembra? del resto siamo stati creati per amore e per amare.

Solo il genere umano è in grado di amare e, amando, diventare immagine e somiglianza di Dio.

La perfezione cristiana è tutta qui! dobbiamo perfezionare i nostri amori, armonizzarli tra loro, renderli compatibili!

C'è molto da lavorare; l'immagine di sé che Dio ha impresso in noi, non è ancora nitida e chiara. Ma dobbiamo fare in fretta! il tempo a nostra disposizione non è infinito.

 

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