TESTO Ti fidi, se ami
don Mario Simula ufficio catechistico diocesi di Sassari
XIX Domenica del Tempo Ordinario (Anno C) (11/08/2019)
Vangelo: Lc 12,32-48
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «32Non temere, piccolo gregge, perché al Padre vostro è piaciuto dare a voi il Regno.
33Vendete ciò che possedete e datelo in elemosina; fatevi borse che non invecchiano, un tesoro sicuro nei cieli, dove ladro non arriva e tarlo non consuma. 34Perché, dov’è il vostro tesoro, là sarà anche il vostro cuore.
35Siate pronti, con le vesti strette ai fianchi e le lampade accese; 36siate simili a quelli che aspettano il loro padrone quando torna dalle nozze, in modo che, quando arriva e bussa, gli aprano subito. 37Beati quei servi che il padrone al suo ritorno troverà ancora svegli; in verità io vi dico, si stringerà le vesti ai fianchi, li farà mettere a tavola e passerà a servirli. 38E se, giungendo nel mezzo della notte o prima dell’alba, li troverà così, beati loro! 39Cercate di capire questo: se il padrone di casa sapesse a quale ora viene il ladro, non si lascerebbe scassinare la casa. 40Anche voi tenetevi pronti perché, nell’ora che non immaginate, viene il Figlio dell’uomo».
41Allora Pietro disse: «Signore, questa parabola la dici per noi o anche per tutti?». 42Il Signore rispose: «Chi è dunque l’amministratore fidato e prudente, che il padrone metterà a capo della sua servitù per dare la razione di cibo a tempo debito? 43Beato quel servo che il padrone, arrivando, troverà ad agire così. 44Davvero io vi dico che lo metterà a capo di tutti i suoi averi. 45Ma se quel servo dicesse in cuor suo: “Il mio padrone tarda a venire” e cominciasse a percuotere i servi e le serve, a mangiare, a bere e a ubriacarsi, 46il padrone di quel servo arriverà un giorno in cui non se l’aspetta e a un’ora che non sa, lo punirà severamente e gli infliggerà la sorte che meritano gli infedeli.
47Il servo che, conoscendo la volontà del padrone, non avrà disposto o agito secondo la sua volontà, riceverà molte percosse; 48quello invece che, non conoscendola, avrà fatto cose meritevoli di percosse, ne riceverà poche. A chiunque fu dato molto, molto sarà chiesto; a chi fu affidato molto, sarà richiesto molto di più».
Forma breve (Lc 12,35-40):
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «35Siate pronti, con le vesti strette ai fianchi e le lampade accese; 36siate simili a quelli che aspettano il loro padrone quando torna dalle nozze, in modo che, quando arriva e bussa, gli aprano subito. 37Beati quei servi che il padrone al suo ritorno troverà ancora svegli; in verità io vi dico, si stringerà le vesti ai fianchi, li farà mettere a tavola e passerà a servirli. 38E se, giungendo nel mezzo della notte o prima dell’alba, li troverà così, beati loro! 39Cercate di capire questo: se il padrone di casa sapesse a quale ora viene il ladro, non si lascerebbe scassinare la casa. 40Anche voi tenetevi pronti perché, nell’ora che non immaginate, viene il Figlio dell’uomo».
La fede, la nostra fede non si fonda sull'evidenza degli avvenimenti. E' un inno di fiducia piena nella potenza, nella parola, e nell'amore di Dio. Quando Dio parla non si smentisce. Non stabilisce il cronogramma della realizzazione delle sue promesse.
Lo scrive nel cuore di ciascuno come una certezza. ll popolo di Dio, lungo la sua storia, ha spesso dubitato del suo Signore. Ma guidato dai profeti ha sempre ritrovato la strada della fiducia.
La sequenza entusiasmante della Lettera agli Ebrei mette davanti ai nostri occhi e tiene viva nella nostra memoria il fatto che Dio non ha mai parlato invano. Coloro che si sono fidati di Lui, sono diventati suoi amici, le creature predilette, le luci accese come fari nel percorso burrascoso del popolo.
Noi non siamo meno beati dei nostri padri: non dobbiamo più riporre la nostra fede su realtà lontane, ma sulla sicurezza che Dio ha preparato per noi una casa definitiva, luminosa, accogliente, le cui vie, i segnali, le tracce di orientamento sono indicate, esclusivamente, dal suo amore per noi.
Alla fine la fede scomparirà e resterà l'amore. Ma l'amore che tutti ci avvolge in una ebbrezza incontenibile, scaturisce dalla fede, dall'aver creduto in Dio, dall'aver riposto nelle sue mani ogni certezza. Possiamo essere sballottati dalle prove, talvolta dalla paura. Se entriamo nel mistero dell'amore che lega Dio a noi e noi a Dio, comprendiamo che nulla potrà capitarci di male, di così terribile, da allontanarci da Lui.
Gesù ci offre una garanzia della fedeltà di Dio ancora più affettuosa e inattesa. Per incoraggiare il nostro smarrimento, poteva trovare un'espressione più dolce di questa: “Non temere piccolo gregge”?
Sono state sempre piccole le risorse scelte da Dio per confondere i potenti.
Oggi più che mai siamo un piccolo gregge, impaurito, a volte scoraggiato, a volte deluso.
Gesù non si stanca di dirci: “Non temere piccolo gregge, il Padre vi ha già dato il Regno. Non lo vedete albeggiare? Non lo vedete incombere come una Luce, attraverso tutto il bene che vibra nelle vene del mondo?”.
Gesù osa ancora di più. Ci dice che quel Regno è la perla preziosa per la quale vale la pena di spogliarsi di ogni cosa. Per il Regno dobbiamo essere sempre vigilanti, tutti.
Chi aspetta lo sposo prova la gioia dello sposo e sente il bisogno di tenere costantemente accesa la lampada dell'affidamento e dell'amore. Lo sposo farà festa con noi. Una festa di gioia, di bellezza, di rendimento di grazie davanti allo stupore di quanto sia buono il Signore.
Se in noi viene meno la fiducia, da servi amanti e vigilanti, ci trasformiamo in padroni senza Dio, senza cuore, senza docilità, presi soltanto dalla frenesia illusoria e arrogante di costruire il Regno di Dio prescindendo da Dio, come se fosse il “nostro” regno.
“Non temete, piccolo gregge. Andate senza sacco, né bisaccia, né beni che si consumano, lungo le strade nelle quali i volti lontani dei vostri fratelli, quelli che conoscete ad uno ad uno, vi aspettano. Forse non vi accoglieranno subito. Hanno bisogno di scontrarsi con lo scandalo della vostra fede che vi fa dire:
Questo è il messaggio incoraggiante di Gesù, pieno di vigore e di sostegno: a noi è stato dato molto e verrà chiesto molto. A noi è stato dato di più e ci verrà chiesto ancora, ancora molto di più. Gesù lo ha promesso: è con noi infaticabile, insonne, appassionato della nostra povertà amorosa.
Gesù, mi sento un Tuo discepolo. lo so con certezza che mi hai chiamato.
Se ho risposto nel tempo della mia giovinezza, quando ogni gesto, ogni parola, ogni scelta, ogni peregrinazione verso gli altri (perché ho peregrinato molto nella mia vita!), seguendo il profumo del primo amore verso di Te, perché oggi vivere la fede, fidarmi di Te, credere in Te, abbandonarmi a Te, mi sembra così difficile e arduo?
Gesù, a volte penso che il tempo e le prove mi abbiano logorato, togliendomi lo splendore, la genuinità, la bellezza, il coraggio, la franchezza.
Gesù, Abramo era anziano. Abramo era sommerso dalle promesse, ma nessuna di esse era evidente. Ogni promessa ricevuta risuonava nel suo cuore come una richiesta di carta bianca da parte di Dio. Abramo ha permesso che fosse Tuo Padre, o Gesù, a scrivere tutto il Libro di questo amico, senza condizioni, senza pigrizie, senza ripensamenti.
Gesù, forse non ho ancora chiaro dentro di me che attenderti come lo sposo vicino, significa essere spoglio di ogni dubbio, di ogni possesso ingombrante, di ogni calcolo interessato. Se ho beni da difendere, se mi ritengo artefice, unico protagonista della missione che mi affidi, con quale veste mi presento al banchetto che Tu prepari per me?
Gesù, mi hai riempito di doni a dismisura. Mi hai dato tanto. Mi hai dato sempre. Mi hai dato gratuitamente. Ma io, Gesù, ho usato spesso i doni per me, per ostentare la mia persona, per ricevere uno straccio di complimento.
Gesù, dove ti nascondo perché Tu non venga visto nella mia vita, ma chi mi incontra veda solo me?
Gesù, con quale coraggio vengo a ringraziarti se ho parlato, annunciato, agito, soltanto per me?
Gesù, aiutami a ritrovare l'autenticità, la linearità, la semplicità che, nella prima ora, hanno suscitato la Tua chiamata.
Cos'altro poteva attrarti o Gesù, se non quello che ero? Cos'altro, può attrarti, oggi, Gesù, se non quello che sono?
Gesù, liberami, rendimi leggero sulle Tue ali d'aquila.
Gesù, ravviva in me, ogni giorno lo stupore per la Tua predilezione e per i Tuoi doni.
Gesù, rendimi inquieto se talvolta, cerco me stesso; se uso la ricchezza di cui mi hai colmato per il mio povero egoismo.
Gesù, donami braccia forti, gambe solide, intelligenza aperta, dialogo accogliente, simpatia irrefrenabile, cuore incendiato d'amore, perché chiunque mi incontrerà, soprattutto fra i lontani delle mie strade, si ponga una domanda, sperimenti una inquietudine e sperimenti, anche senza saperlo, che sta cercando Te, come del resto Ti cerco sempre io, o Gesù, anche quando mi allontano. Forse sorriderai per quello che ti ho detto. Ma è così. Tu lo hai capito bene che mai ti cerco con un desiderio altrettanto intenso, come quando mi allontano da Te.
Don Mario Simula