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TESTO Richieste a Dio sempre esaudite

padre Gian Franco Scarpitta   S. Vito Equense

XVII Domenica del Tempo Ordinario (Anno C) (28/07/2019)

Vangelo: Lc 11,1-13 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 11,1-13

1Gesù si trovava in un luogo a pregare; quando ebbe finito, uno dei suoi discepoli gli disse: «Signore, insegnaci a pregare, come anche Giovanni ha insegnato ai suoi discepoli». 2Ed egli disse loro: «Quando pregate, dite:

Padre,

sia santificato il tuo nome,

venga il tuo regno;

3dacci ogni giorno il nostro pane quotidiano,

4e perdona a noi i nostri peccati,

anche noi infatti perdoniamo a ogni nostro debitore,

e non abbandonarci alla tentazione».

5Poi disse loro: «Se uno di voi ha un amico e a mezzanotte va da lui a dirgli: “Amico, prestami tre pani, 6perché è giunto da me un amico da un viaggio e non ho nulla da offrirgli”, 7e se quello dall’interno gli risponde: “Non m’importunare, la porta è già chiusa, io e i miei bambini siamo a letto, non posso alzarmi per darti i pani”, 8vi dico che, anche se non si alzerà a darglieli perché è suo amico, almeno per la sua invadenza si alzerà a dargliene quanti gliene occorrono.

9Ebbene, io vi dico: chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto. 10Perché chiunque chiede riceve e chi cerca trova e a chi bussa sarà aperto. 11Quale padre tra voi, se il figlio gli chiede un pesce, gli darà una serpe al posto del pesce? 12O se gli chiede un uovo, gli darà uno scorpione? 13Se voi dunque, che siete cattivi, sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro del cielo darà lo Spirito Santo a quelli che glielo chiedono!».

Pregare non equivale a mercanteggiare con Dio o ad esprimere desideri quasi nella forma di ti superstizione. La differenza fra l'idolatria e la fede cristiana risiede proprio in questo: le false divinità o gli idoli che possiamo costruirci sono esclusivamente propiziatori o scaramantici: alle divinità precostituite o ai portafortuna ci si rivolge ogni qualvolta si voglia ottenere un vantaggio materiale, un favore, un beneficio nella certezza di poter essere esauditi anche prescindendo dalle nostre qualità morali. La preghiera rivolta a Dio è invece un'espressione della nostra fede e la si esercita innanzitutto per alimentare il nostro rapporto con Lui. Si prega il Signore per esprimere la nostra confidenza nei suoi confronti, esprimendo la fiducia che nella sua volontà è la nostra pace. La fede espressa nella preghiera è affidamento incondizionato alla volontà di Dio, accettazione che lui realizzi i suoi progetti nella nostra vita, confidando che le vie di Dio sono sempre più congeniali rispetto alle nostre. Anche per questo è importante pregare nelle occasioni di dubbio o di smarrimento, come anche nelle occasioni di stabilità e di benessere; nelle circostanze favorevoli e in quelle avverse la preghiera è sempre fruttuosa e necessaria, come pure nelle circostanze liete e tristi della vita. Perché in effetti ciò che è fondamentale è instaurare e mantenere il rapporto con Dio e vivere intensamente di questo rapporto, che diventa determinante nella nostra vita a prescindere dallo stato in cui ci troviamo. La preghiera intesa come espressione della fede è consolazione nella tristezza, forza e costanza nella prova, determinazione nelle sfide e consolazione e gioia nelle vittorie e nei traguardi conseguiti. La preghiera è una relazione con Dio che prende corpo nel vissuto.

Nella preghiera cristiana non c'è alcun automatismo fra richiesta ed esaudimento e nessuna forma di magismo che garantisca che ad ogni petizione corrisponda una soddisfazione (chiedo questo e subito Dio me lo da...) né tantomeno possiamo confidare nella preghiera di Ipponatte, autore greco autore dei giambi, la quale si sintetizza come segue: “Oh Ermes, caro Ermes, ti prego ho un freddo maledetto e batto i denti. Dammi un mantello, una tunichetta, bei sandali e babbucce e sessanta stateri d'oro...”

La profondità della preghiera che eleva l'anima a Dio non pregiudica tuttavia che si possano rivolgere al Signore delle richieste anche materiali e che a lui ci si affidi per ottenere delle grazie.

San Giovanni Damasceno, citato anche dal nostro Catechismo, afferma che la preghiera è “elevazione dell'anima a Dio o richiesta di beni convenienti.” Tale affermazione legittima la pratica della preghiera di domanda, a condizione che essa non si confonda con l'utilitarismo tipico del mercanteggiare con Dio o del voler piegare Questi alla nostra volontà.

Gesù è molto chiaro ed esauriente quando istruisce i suoi discepoli anche su questa possibilità di rivolgersi a Dio: “Chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto. Perché chi chiede ottiene, chi cerca trova e a chi bussa sarà aperto.” Ciò tuttavia dopo una breve parentesi sulla preghiera come rapporto di confidenza con il Signore, identificato come Padre da venerare e al quale affidarsi risolutamente. La preghiera di richiesta è insomma anch'essa un atto di fede, che non può prescindere dalla fiducia incondizionata in Dio e dall'umiltà da parte nostra di fare sempre la sua volontà. Pregare per chiedere delle grazie e dei benefici non è mai un “importunare il Signore” contrariamente all'amico scocciatore della parabola che nottetempo chiede al suo conoscente dei pani per l'ospite sopraggiunto: la persona importunata in tal caso lo accontenta solamente per toglierselo dai piedi e per evitare altre seccature; lo asseconda più che per amicizia semplicemente perché vede in lui un importuno di cui liberarsi. Per il Signore non è così: qualsiasi preghiera, anche nella richiesta di piccole “banalità”, viene sempre ascoltata e Dio ha sempre tempo per qualsiasi orazione gli venga rivolta, anche quelle che in apparenza potrebbero sembrarci ridicole o immotivate. Se si dialoga con qualcuno, l'essenza del dialogo è infatti saper ascoltare con pazienza qualsiasi cosa.

La prima Lettura ci ragguaglia dell'intercessione di Abramo che chiede e ottiene da Dio la salvezza della città di Sodoma dallo sterminio per rispetto ai pochissimi giusti che vi abitano e la sua richiesta viene prontamente esaudita. Dio infatti risparmia un'intera città considerando che in essa vi abitano anche soli dieci persone rette. Ma se Dio concede il suo perdono in circostanze così deprecabili, come non potrebbe ascoltare e soddisfare le richieste di persone giuste e fedeli che a lui si rivolgono?

Ma in che modo Dio esaudisce i nostri desideri? Credo che la frase pertinente di risposta al quesito sia nell'espressione del Vangelo di Matteo: “Il Padre vostro sa di quali cose avete bisogno ancor prima che gliele chiediate.”(Mt 6,8) che ha la sua eco in altri passi allusivi: “Prima che mi invochino, Io risponderò; mentre ancora stanno parlando io li avrò già ascoltati.(Is 65, 24).

Dio quindi ascolta, considera e risponde sempre alle nostre orazioni e le nostre richieste sono sempre a lui gradite. La nostra fede e la speranza ci inducono però a considerare che si tratta di un Dio Padre che conosce fino in fondo le nostre necessità e che potrebbe esaudirci secondo dei piani a noi sconosciuti o seguendo dei programmi arcani per noi ma corrispondenti a seri progetti di amore per lui. In definitiva Dio ci esaudisce secondo la sua volontà, secondo i suoi tempi che sono ben lontani dai nostri, e soprattutto realizzando ciò che per noi è più giusto ed edificante e che a volte può non corrispondere al nostro volere. Dio Amore conosce i nostri desideri, ma soprattutto conosce ciò di cui realmente noi abbiamo bisogno, le nostre necessità reali e i nostri veri itinerari di vita, perseguendo obiettivi di amore che solo nella fede possiamo accettare per veritieri. I nostri desideri sono espressione di una risposta di fede a Lui, ma al contempo occasione perché lui si mostri Padre sollecito pronto a darci ciò che è buono piuttosto che ciò che piace.

Durante l'ultimo anno di studi classici e all'esordio della formazione in seminario, ebbi l'impressione, per un certo periodo di tempo, che le mie preghiere al Signore cadessero a vuoto, perché notavo che si verificava quasi l'opposto di quanto io domandavo a Dio in ordine ai miei desideri da seminarista. Come pure riscontravo che a dispetto delle mie richieste di grazia ottenevo risultati ben diversi e demoralizzanti. Quando poi mi trovai a coltivare la mia scelta vocazionale in un Ordine religioso, mi accorsi che Dio non aveva affatto trascurato le mie richieste, ma solamente aveva diretto i miei passi secondo i suoi misteriosi disegni che poi si rivelarono congeniali. Mi aveva esaudito non esattamente assecondando le mie richieste, ma facendomi perseguire l'obiettivo sotto itinerari diversi anche se paralleli. E allora conclusi che avrei dovuto impostare meglio la mia preghiera di domanda: “Signore, ti espongo i miei desideri e le mie volontà. Realizzali nella misura del tuo paterno amore.” Oppure: “Fa' che corrispondano alla tua volontà”. “Oppure ancora come Gesù stesso al Getzemani aveva pregato: “Allontana da me questo calice, ma sia fatta la tua, non la mia volontà...”

Tornare a vivere e ad operare nella città in cui sono nato è sempre stato oggetto delle mie personali orazioni; ciononostante non posso affermare che Dio non mi abbia mai ascoltato, visto che tutto ciò che si realizza su di me si rivela comunque adeguato e pertinente.

“Dio aveva bisogno di angeli e ha preso con sé mio figlio” Esclamò una signora il cui pargoletto era stato sottratto da un bruttissimo male.

La preghiera di richiesta non può essere che preceduta dalla fede di cui è espressione, ispirata e sorretta dalla fiducia e dalla speranza di poter confidare in un Dio sempre presente quale Padre di misericordia che anche quando agisce non conformemente ai nostri desideri, realizza in noi comunque il suo disegno di Padre misericordioso che sceglie sempre il meglio per noi. E di conseguenza è sempre una preghiera esaudita.

 

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