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TESTO Commento su Ez 34,11-16

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S. Gregorio Magno (03/09/2003)

Brano biblico: Ez 34,11-16 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Gv 10,11-16

11Io sono il buon pastore. Il buon pastore dà la propria vita per le pecore. 12Il mercenario – che non è pastore e al quale le pecore non appartengono – vede venire il lupo, abbandona le pecore e fugge, e il lupo le rapisce e le disperde; 13perché è un mercenario e non gli importa delle pecore.

14Io sono il buon pastore, conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me, 15così come il Padre conosce me e io conosco il Padre, e do la mia vita per le pecore. 16E ho altre pecore che non provengono da questo recinto: anche quelle io devo guidare. Ascolteranno la mia voce e diventeranno un solo gregge, un solo pastore.

Dalla Parola del giorno

"Io stesso condurrò le mie pecore al pascolo e io le farò riposare [...]. Andrò in cerca della pecora perduta e ricondurrò all'ovile la smarrita; fascerò quella ferita e curerò quella malata, avrò cura della forte; le pascerò con giustizia"

Come vivere questa Parola?

La liturgia ci offre il tema del pastore che ha cura delle sue pecore. Ce lo offre in ordine al Santo di cui oggi facciamo memoria: Gregorio Magno. Davvero grande (Magnus!) fu questo romano nato nel 540 da nobile famiglia di senatori che fu prefetto dell'Urbe ma, affascinato da Cristo, si fece monaco, fondò monasteri e fu poi eletto papa. Sì, vale la pena ricordarlo perché, nella sua vita e nei suoi scritti (fu autore tra l'altro de "La regola pastorale") si lasciò plasmare dallo Spirito a essere veramente pastore secondo il cuore di Dio.. E il brano di Ezechiele insegnò a lui allora, così come insegna oggi a noi, che cosa questo significa. Già nell'economia dell'Antico Testamento il profeta, attraverso l'immagine del pastore (che tanto parlava a quella gente, in quella cultura) ci rivela l'estrema cura che Dio ha di ogni sua creatura: di quella debole come di quella forte, di chi è in preda al dolore come di chi vive un'esperienza di gioia. Un Dio – si direbbe – che non ha sguardo e attenzione e cuore che per ognuno a Lui affidato. Nel vangelo di Giovanni Gesù riprende la stessa immagine del pastore ma, per ben due volte, nella pericope oggi proposta, aggiunge un'incredibile rivelazione. Il pastore, che è Lui stesso, dà la vita per ogni sua pecora.

Oggi, nella mia pausa contemplativa, passo qualche tempo a tradurre questa immagine del pastore e del gregge nella persuasione profonda che Dio, in Gesù, è Colui che di me, proprio del mio modo di essere, si prende cura. Ci credo davvero? E che cosa dice a me l'immagine del Crocifisso, se non avverto con novità continua di fede che Gesù si è preso cura della mia vita fino a dare in modo cruento la sua?

Gesù che ti sei dato in croce per me, fa' che io non tenga stretta egoisticamente la mia, ma la offra al Padre con Te, nel servizio ai fratelli.

La voce di un grande Papa Dottore della Chiesa

Avendo udito, fratelli carissimi, il pericolo cui siamo esposti noi pastori di anime, sforzatevi di scoprire nelle parole del Signore i pericoli che del pari correte voi. Interrogatevi se siete davvero le sue pecore, chiedetevi se lo conoscete, se possedete la luce della verità. Dico possedere la luce della verità, non soltanto per fede, ma per amore; non soltanto perciò credendo, ma anche operando.
S. Gregorio Magno

 

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