TESTO Commento su Es 3,4-6
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Mercoledì della XV settimana del Tempo Ordinario (Anno I) (16/07/2003)
Brano biblico: Es 3,4-6
Dalla Parola del giorno
Il Signore vide che si era avvicinato per vedere e Dio lo chiamò dal roveto e disse: «Mosè, Mosè!». Rispose: «Eccomi!». Riprese: «Non avvicinarti! Togliti i sandali dai piedi, perché il luogo sul quale tu stai è una terra santa!». E disse: «Io sono il Dio di tuo padre, il Dio di Abramo, il Dio di Isacco, il Dio di Giacobbe».
Come vivere questa Parola?
La pericope appartiene ad una delle pagine più importanti dell'Antico Testamento. Mosè che si era rifugiato a Madian con un cuore non ancora purificato da paure e risentimenti, fa l'esperienza dell'incontro con Dio. L'angelo del Signore che gli appare in una fiamma di fuoco è espressione di Dio stesso. E il fuoco più di qualsiasi altro elemento, manifesta - sia pur sempre nel limite dell'espressione umana! – l'impeto, la luce, il calore, la bellezza, la forza divampante del mistero di Dio. Quanto è più eloquente questo "dirsi" di Dio, quanto più è eloquente della definizione data da uno dei più grandi filosofi dell'antichità: "Egli è il motore immobile di tutto quello che esiste" (Aristotele). C'è tale fascino e grandezza e profondità di mistero in questo fuoco che arde eppure non si consuma che Mosè ne è fortemente attirato. È già pronto ad avvicinarsi ma quel perentorio: "Non avvicinarti, togliti i sandali perché il luogo è sacro" ora lo rende del tutto consapevole. Davvero Dio è il "totalmente altro" dalla creatura, infinitamente degno di rispetto, di adorazione stupita e sottomessa. Eppure egli è anche il Dio che tesse relazioni confidenziali con gli uomini. È "il Dio di Abramo, il Dio di Isacco, il Dio di Giacobbe". È il Dio dell'Alleanza che non smette mai di stringere un patto, un rapporto colmo d'amore con te, con me, con ogni uomo che abiti la terra.
Oggi, nella mia pausa contemplativa, invoco dallo Spirito di Dio che mi aiuti ad approfondire in cuore il senso di Dio: del Dio vero e non del Dio bonaccione o giudice impietoso, non di tutte le sbiadite o cerebrali o "chiacchierate" descrizioni di Lui.
O Spirito di verità e di amore, io vivo in un'epoca in cui imperversano tanto la banalità e la superficialità che il cerebralismo più arido e scostante. Guardami dall'esserne intaccato! Dammi una profonda venerazione della tua grandezza. Ch'io venga a te con cuore sempre nuovamente stupito, con una fede sempre più certa del tuo voler essere in relazione con me. Che io viva, mio Signore con te, al fuoco del tuo essermi AMORE.
La voce di un noto predicatore francescano
Esiste una forma di idolatria religiosa che non consiste nel farsi di Dio delle rappresentazioni o immagini esterne, come il vitello d'oro, ma nel farsi di lui delle immagini interne, mentali e invisibili, e nello scambiare questa immagine, che è la propria idea di Dio, per il Dio vivo e vero.
Raniero Cantalamessa