TESTO Molte cose ho ancora da dirvi
Santissima Trinità (Anno C) (16/06/2019)
Vangelo: Gv 16,12-15
«12Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso. 13Quando verrà lui, lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità, perché non parlerà da se stesso, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annuncerà le cose future. 14Egli mi glorificherà, perché prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà. 15Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho detto che prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà».
Molte cose ho ancora da dirvi
Abbiamo ancora negli occhi e nel cuore l'esperienza recente, a Livorno, di quattro giovani che sono diventati preti: davanti al Vescovo e all'Assemblea hanno ripetuto più volte “sì, lo voglio”. Non erano dissimili dalle tante coppie che il giorno delle nozze dicono davanti a tutti: “io accolgo te... tutti i giorni della mia vita”. C'è da domandarsi quanta consapevolezza ci siano in queste affermazioni che impegnano tutta la vita, probabilmente molto poca perché soffocata, meno male, dall'entusiasmo, dalla generosità, dall'amore. Certo sanno delle fatiche e delle delusioni che avranno da affrontare, ma una cosa è intuirle e altra è trovarcisi nel mezzo. Gesù, parlando ai suoi discepoli durante l'ultima cena, ne è cosciente per questo dice: Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso.
Questa traduzione del testo greco sembra lasciare spazio a qualche equivoco: un po' ingenerosamente accentua il senso della nostra debolezza - non siete capaci di portarne il peso - piuttosto che sull'abbondanza del dono di Dio. Letteralmente potrebbe essere: Ancora molte cose ho a voi da dire, ma non potete portare ora.
Quello che Gesù ha da dirci è troppo, tutto è troppo rispetto alla nostra capacità di contenere, cioè va di sopra, trabocca: l'amore di Gesù per noi è così fuori misura che va oltre la nostra capacità di accoglierlo tutto. Ciò che conta è che noi ne siamo “pienati” qualsiasi sia la misura del nostro cuore. E chi è capace di misurare l'amore? Una cosa è dire non siete capaci e altra dire che la vostra capacità - nel senso di misura di volume - è piccola per contenere il “traboccante” dono di Dio.
Lo Spirito della verità
Non è facile comprendere quello che accade nella nostra quotidianità, nella nostra storia, dare senso o intuire il perché di tanti fatti. La nostra comprensione non va oltre i nostri limiti umani, i condizionamenti, i pregiudizi. La nostra cultura contemporanea tende a convincerci che esista solo ciò che può essere verificato dall'esperienza, non si esce dal proprio io, dalle proprie aspirazioni, dall'egoismo, precludendo così la possibilità di fare una esperienza spirituale, di guardare oltre, di allagare gli orizzonti della vita.
Gesù sa che non tutto è raggiunto e propone ai suoi discepoli la libertà della ricerca, nel dialogo e nella disponibilità a lasciarsi guidare dallo Spirito per poter affrontare le continue evoluzioni della vita: Lo Spirito della verità vi annuncerà le cose future. Egli prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà.
Tornando all'immagine d'inizio della nostra riflessione delle giovani coppie di sposi e dei giovani preti, spostando lo sguardo su coppie più attempate e preti datati, ci racconteranno quanto lo Spirito ha lavorato insieme con loro soprattutto nei momenti difficili quando si sperimenta la flessione verso in basso delle relazioni che si trasformano in spinta per andare avanti con coraggio. Vivere il perdono, la gratuità quando tutto e tutti sembrano affermare il contrario accresce l'amore e non lo distrugge: è la forza dello Spirito. Allora cresce la consapevolezza di quel “sì” iniziale, debole e incerto, che si è lasciato riempire dallo Spirito Santo.
Tutto quello che il Padre possiede è mio
Lo Spirito prende ciò che è di Gesù per annunciarlo, ma quello che è di Gesù è anche del Padre. È incredibile questa immagine di condivisione che il Vangelo ci regala. Nella condivisione ciò che è mio diventa dell'altro, me ne spoglio ma non mi impoverisco. Così è del Padre e del Figlio e dello Spirito, non è un possesso statico, ma rapporto dinamico di comunicazione incessante e vicendevole, che fa sì che la Trinità siano uno nell'essere e nell'agire.