TESTO Commento su Gv 16,12-15
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Mercoledì della VI settimana di Pasqua (29/05/2019)
Vangelo: Gv 16,12-15
“In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso. Quando verrà lui, lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità, perché non parlerà da se stesso, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annuncerà le cose future. Egli mi glorificherà, perché prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà. Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho detto che prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà».”
Gv 16,12-15
Come vivere questa Parola?
Non tutto può essere detto, e non tutto può essere detto subito. La forza della parola può essere dirompente, ma ha bisogno di trovare un terreno capace di accoglierla e farla attecchire. La testimonianza di Gesù non trova la sua efficacia maggiore dei segni che Egli è in grado di compiere, ma nel suscitare una corrispondenza interna all'uomo, quando la voce del Maestro è riconosciuta da una presenza che già abita dentro di noi. E così lo Spirito, che già abbiamo ricevuto e dal quale abbiamo l'adozione filiale, ci attesta dal di dentro che le parole di Gesù sono vere e persuasive. Ma non basta: quello che sacramentalmente abbiamo ricevuto una volta per sempre, ha bisogno di una continua, aggiornata adesione da parte nostra, perché l'intelletto e la volontà accolgano ogni giorno tale novità, e arrivino alla decisione di corrispondere all'amore di Dio.
L'esercizio che mi troverò a fare oggi sarà quello di riconoscere umilmente i miei limiti, di dirmi che non tutto dipende dal mio impegno e che i momenti di aridità spirituali sono connaturali alla mia umanità. Sarà dunque una scelta matura e saggia anche quella di lasciare che il Signore decida i tempi di incontro, che sia Lui a ritmare le fasi del mio percorso di fede.
La voce di un Esegeta
“Avere Dio per padre è precisamente ciò che conduce alla fede in Gesù. Quando uno ha Dio per padre si sente portato da una vera connaturalità verso colui che è inviato da Dio, riconosce l'accento della sua voce, si sente intimamente accordato alle sue parole che esprimono il disegno di Dio”
Albert Vanhoye
don Enrico Emili - enricoemili@tiscali.it