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TESTO Commento su Gv 15,26-16,4

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Lunedì della VI settimana di Pasqua (27/05/2019)

Vangelo: Gv 15,26-16,4 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

“In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «Quando verrà il Paràclito, che io vi manderò dal Padre, lo Spirito della verità che procede dal Padre, egli darà testimonianza di me; e anche voi date testimonianza, perché siete con me fin dal principio. Vi ho detto queste cose perché non abbiate a scandalizzarvi. Vi scacceranno dalle sinagoghe; anzi, viene l'ora in cui chiunque vi ucciderà crederà di rendere culto a Dio. E faranno ciò, perché non hanno conosciuto né il Padre né me. Ma vi ho detto queste cose affinché, quando verrà la loro ora, ve ne ricordiate, perché io ve l'ho detto».”
Gv 15,26-16,4

Come vivere questa Parola?
Abitati dallo Spirito, possiamo dare un senso al male che bussa prepotentemente alla nostra porta, senza sorprenderci. Gesù ha annunciato chiaramente al discepolo che la sua vita inciamperà contro lo scandalo del dolore e della persecuzione. Con la maturità e la confidenza di chi si conosce da tempo, possiamo ricevere un nutrimento solido, perché ci fidiamo di Lui: il nostro Rabbi non può mentire né ingannare, anzi la sua parola va oltre i confini del tempo e i limiti delle interpretazioni umane, condizionate dal pensiero di ogni epoca. Abbiamo fiducia che la parola del Signore continuerà ad echeggiare nel nostro cuore anche quando rischierà di essere annacquata, spenta, caduta in oblio a causa delle forze del male. L'ottimismo di un cristiano nasce dal sano realismo di prevedere la massiccia portata del male che incombe su di lui, che può far vacillare la fede ma che non può scardinare una coscienza custodita dalla verità.

Sarà mia cura, oggi, rivisitare con lo sguardo della fede gli eventi negativi che minacciano la mia serenità: il ricordo della parola del Signore mi aiuterà a leggere il disegno di Dio anche laddove mi viene chiesto di rinunciare faticosamente a me stesso.

La voce di un Contemporaneo
“Il vero pericolo è sempre stato, e sarà sempre, la mondanità di una Chiesa che dimentica lo spirito delle beatitudini. Allora la croce, ridotta a un ornamento di vario materiale e uso, diventa copertura e giustificazione di iniquità.”
S. Fausti

don Enrico Emili - enricoemili@tiscali.it

 

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