TESTO Commento su Gen 14,18-20; Sal 109; 1Cor 11,23-26; Lc 9,11-17
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Santissimo Corpo e Sangue di Cristo (Anno C) (23/06/2019)
Vangelo: Gen 14,18-20; Sal 109; 1Cor 11,23-26; Lc 9,11-17
11Ma le folle vennero a saperlo e lo seguirono. Egli le accolse e prese a parlare loro del regno di Dio e a guarire quanti avevano bisogno di cure.
12Il giorno cominciava a declinare e i Dodici gli si avvicinarono dicendo: «Congeda la folla perché vada nei villaggi e nelle campagne dei dintorni, per alloggiare e trovare cibo: qui siamo in una zona deserta». 13Gesù disse loro: «Voi stessi date loro da mangiare». Ma essi risposero: «Non abbiamo che cinque pani e due pesci, a meno che non andiamo noi a comprare viveri per tutta questa gente». 14C’erano infatti circa cinquemila uomini. Egli disse ai suoi discepoli: «Fateli sedere a gruppi di cinquanta circa». 15Fecero così e li fecero sedere tutti quanti. 16Egli prese i cinque pani e i due pesci, alzò gli occhi al cielo, recitò su di essi la benedizione, li spezzò e li dava ai discepoli perché li distribuissero alla folla. 17Tutti mangiarono a sazietà e furono portati via i pezzi loro avanzati: dodici ceste.
Il Corpus Domini è la festa che celebra il mistero dell'Eucarestia, sacramento della nostra salvezza. Questa festa venne istituita nel 1246 in Belgio, basandosi su una visione mistica, avvenuta nel 1208 dalla beata Giuliana Retìne, priora del Monastero Agostiniano del monte Carmelo di Liegi, con approvazione del vescovo della medesima città. Due anni dopo l'arcidiacono di Liegi, Giacomo Pantaleone, divenuto papa col nome di Urbano IV, il quale risiedeva ad Orvieto, città con una numerosa comunità di Patarini, i quali negavano il Sacramento dell'Eucaristia, con la bolla “Transiturus” del 1264, estese la festività a tutta la cristianità, dopo il miracolo di Bolsena avvenuto nel 1263. Ma la popolarità della festa crebbe grazie al concilio di Trento. Questa Solennità ci ricorda che Gesù, entrando nella sua passione, ha collocato le prime pietre della sua chiesa e ha posto in atto la nostra redenzione e salvezza, non in base ai nostri meriti bensì in virtù dell'amore del Padre e Suo per noi. Senza fare grandi discorsi e conferenze stampa, ci ha dato una prova tangibile del proprio amore dicendoci: per amore veramente l'altro si deve molto soffrire, soffrire fino a morie, dando il proprio sangue, perché l'altro possa vivere.
Con questa solennità, noi cristiani cattolici romani, celebriamo la relazione che c'è fra Eucaristia e Chiesa, fra Corpo del Signore e Corpo Mistico.
La prima lettura dell'ufficio delle letture di questa Solennità è tratta dal capitolo 14 del libro della Gn e comprende i vv.18-20. Questi versetti ci parlano di misterioso sacerdote, che non è della discendenza di Aronne, quindi pagano, che si chiama Melchisedek ( re di giustizia ), senza genealogia, re di Salem ( re di pace) e sacerdote del Dio Altissimo, creatore del cielo e della terra, che benedisse Abramo dopo la vittoria su Chedorlàomer e sui tre re dell'Est, il quale gli offrì pane e vino (pasto degno di un re). Abramo è benedetto dal sacerdote di Dio Altissimo, a Gerusalemme (Salem), perché riconosce che, la mano del Dio Altissimo, ha zzoperato nella persona di Abramo, allorché gli ha concesso la vittoria.
Tutti i cristiani ricordiamo volentieri questo episodio perché la nostra liturgia è anch'essa fondata sulla partecipazione alla stessa mensa e all'apertura verso gli estranei.
Il Salmo responsoriale che, durante la Messa di oggi viene pregato, è un salmo regale, Messianico e allo stesso temo profetico. Il salmista che lo ha scritto, certo non immaginava sino a che punto si sarebbe realizzato, ciò che annunziava:
- La venuta del Figlio di Dio, generato tra santi splendori dal seno dell'aurora;
- Seduto in trono alla destra del Padre, dopo l'Ascensione;
- Con i nemici a sgabello dei suoi piedi, in quanto vincitore del peccato, della morte e di ogni potenza maligna;
- Re nel giorno della sua potenza, regalità che noi cristiani affermiamo, quasi sempre, alla fine di ogni preghiera ”Per il nostro Signore Gesù Cristo...che vive e regna con te e con lo Spirito Santo..”
- Sacerdote eterno alla maniera di Melchisedek che offre pane e vino; lo stessa cosa che Gesù offre al Padre allorché offre se stesso come vittima di espiazione per i nostri peccati: “ Questo è il mio corpo dato per voi.. Questo è il mio sangue versato per voi”.
La seconda lettura, offerta oggi alla nostra meditazione, è tratta dalla prima lettera ai Corinzi di san Paolo. Essa fa parte del capitolo undici, da cui sono tratti i vasetti 23-26, che oggi vengono proclamati, così come lo venivano dai primissimi tempi del cristianesimo ( vedi Emmaus).
In questi vv. di Paolo la realtà, Gesù di Nazaret, prende il posto dell'immagine ossia la figura senza tempo di Melchisedek scompare per lasciare il posto al solo e unico sacerdote, che garantisce col suo sangue la nuova alleanza. L'apostolo, dichiara e noi lo riteniamo tale, di essere il portatore della tradizione più autentica del gesto e delle parole di Cristo sul pane e sul vino poco prima di essere tradito da Giuda. Questo in prospettiva della liberazione dell'uomo: “ questo è il mio corpo che è per voi”. Infine, l'apostolo delle genti, attualizza nel presente l'Eucarestia (“fate questo in memoria di me”): Il memoriale e l'annuncio della escatologia (“ annunziate la morte del Signore finché egli venga”).
Il Vangelo che la solennità odierna offre alla nostra mediazione, non è semplicemente la “ prefigurazione ”del banchetto eucaristico; ma è in modo concreto l'interpretazione esatta di quella che dovrebbe essere la consuetudine di una comunistiche partecipando alla mensa si nutre di quel “ pane spezzato”.
Il Vangelo odierno inizia con il progetto dei discepoli che comporta l'allontanamento della folla affamata. Gesù, come contro risposta, invita i discepoli a far sedere la folla in gruppi di cinquanta persone e: “prese i cinque pani... li spezzò e li diede ai discepoli perché li distribuissero alla folla”. Gesù, nell'Eucarestia ci invita a diventare anche noi progetto di fraternità e di solidarietà allargata alle dimensioni della fame, di qualsiasi specie, del prossimo. Ci induce alla comunione con tutti e, soprattutto, non trasforma l'Eucarestia in un pia pratica.
Revisione di vita
- Pretendiamo di risolvere le realtà scomode rimuovendole dal nostro orizzonte?
- Pensiamo di fatto che Cristo ci invitta fermamente di accollarci i problemi dei fratelli?
- Ci rendiamo conto che il verbo salvarsi è coniugato correttamente soltanto quando è accompagnato dall'avverbio “ insieme”.
Marinella ed Efisio Murgia di Cagliari