TESTO L'arte del Risorto
don Luca Garbinetto Pia Società San Gaetano
III Domenica di Pasqua (Anno C) (05/05/2019)
Vangelo: Gv 21,1-19
1Dopo questi fatti, Gesù si manifestò di nuovo ai discepoli sul mare di Tiberìade. E si manifestò così: 2si trovavano insieme Simon Pietro, Tommaso detto Dìdimo, Natanaele di Cana di Galilea, i figli di Zebedeo e altri due discepoli. 3Disse loro Simon Pietro: «Io vado a pescare». Gli dissero: «Veniamo anche noi con te». Allora uscirono e salirono sulla barca; ma quella notte non presero nulla.
4Quando già era l’alba, Gesù stette sulla riva, ma i discepoli non si erano accorti che era Gesù. 5Gesù disse loro: «Figlioli, non avete nulla da mangiare?». Gli risposero: «No». 6Allora egli disse loro: «Gettate la rete dalla parte destra della barca e troverete». La gettarono e non riuscivano più a tirarla su per la grande quantità di pesci. 7Allora quel discepolo che Gesù amava disse a Pietro: «È il Signore!». Simon Pietro, appena udì che era il Signore, si strinse la veste attorno ai fianchi, perché era svestito, e si gettò in mare. 8Gli altri discepoli invece vennero con la barca, trascinando la rete piena di pesci: non erano infatti lontani da terra se non un centinaio di metri.
9Appena scesi a terra, videro un fuoco di brace con del pesce sopra, e del pane. 10Disse loro Gesù: «Portate un po’ del pesce che avete preso ora». 11Allora Simon Pietro salì nella barca e trasse a terra la rete piena di centocinquantatré grossi pesci. E benché fossero tanti, la rete non si squarciò. 12Gesù disse loro: «Venite a mangiare». E nessuno dei discepoli osava domandargli: «Chi sei?», perché sapevano bene che era il Signore. 13Gesù si avvicinò, prese il pane e lo diede loro, e così pure il pesce. 14Era la terza volta che Gesù si manifestava ai discepoli, dopo essere risorto dai morti.
15Quand’ebbero mangiato, Gesù disse a Simon Pietro: «Simone, figlio di Giovanni, mi ami più di costoro?». Gli rispose: «Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene». Gli disse: «Pasci i miei agnelli». 16Gli disse di nuovo, per la seconda volta: «Simone, figlio di Giovanni, mi ami?». Gli rispose: «Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene». Gli disse: «Pascola le mie pecore». 17Gli disse per la terza volta: «Simone, figlio di Giovanni, mi vuoi bene?». Pietro rimase addolorato che per la terza volta gli domandasse: «Mi vuoi bene?», e gli disse: «Signore, tu conosci tutto; tu sai che ti voglio bene». Gli rispose Gesù: «Pasci le mie pecore. 18In verità, in verità io ti dico: quando eri più giovane ti vestivi da solo e andavi dove volevi; ma quando sarai vecchio tenderai le tue mani, e un altro ti vestirà e ti porterà dove tu non vuoi». 19Questo disse per indicare con quale morte egli avrebbe glorificato Dio. E, detto questo, aggiunse: «Seguimi».
Chissà se i galli di Galilea cantano come quelli di Gerusalemme, che sta in Giudea! E chissà se all'alba di quella pesca infruttuosa Pietro avrà sentito risuonare di nuovo quel canto sonoro di gallo! Non erano molto lontani dalla riva, con la barca, e soprattutto, erano molto simili i sentimenti.
Una decina di giorni prima, la paura, il rinnegamento, l'angosciosa vergogna. Ora, però, la delusione e l'amarezza attanaglia il cuore di un gruppo, di una comunità intera, riunita a cercare di rivivere antichi ricordi e miti nostalgici del passato. Non più da solo, Pietro, ma a capo della comitiva, aveva provato a dimenticare e a ritornare al vecchio mestiere, di esperto e navigato pescatore. Una notte, un fallimento totale. Di nuovo.
Sorprende, dal racconto di Giovanni, come sia perseverante nel cuore dell'uomo il senso di abbattimento, la delusione di un sogno infranto, la resistenza a cambiare rotta. Nella vita, più che nella barca. Sorprende perché in quel di Tiberiade e di Cafarnao i sette discepoli ritornano dopo aver vissuto non soltanto la tragedia della crocifissione, ma anche lo scombussolamento del sepolcro vuoto. Pietro in persona era corso là, a vedere. E ancor di più avevano visto tutti - o quasi... Tommaso una volta mancava... - entrare per due volte, a porte chiuse, il Risorto per stanziare in mezzo a loro, con parole e gesti rassicuranti. Al punto da trasalire di gioia. Ma com'è difficile credere alla gioia!
Sembra insistere su questa disperazione contagiosa, più resistente a ogni cura di una malattia infettiva, il testo degli intrepidi pescatori, che assumono anche qualche nuovo socio nell'azienda e si mostrano decisi a tornare alle cose serie: quelle che permettono di portare a casa il tozzo di pane a fine mese. Basta con i sogni e le illusioni. ‘Speravamo'... risuona pure in Galilea, impietoso, il verbo dei due di Emmaus, mentre sulla barca i loro amici stanno in attesa di quell'alba, dopo una notte ancora a cui un suono, un canto, una voce vuole mettere definitivamente fine.
E questa volta non è un gallo. È la voce del Maestro stesso. È il risorto. Strane dinamiche del cuore dell'uomo - e quando si è insieme, si rischia anche di contaminarsi a vicenda -: il sangue amareggiato sembra distorcere le capacità uditive e rende torbido lo sguardo. Perché dalla barca, come era successo a Maria in lacrime, non riconoscono l'Amato.
Eppure avviene l'incredibile: si fidano. A volte la fiducia nasce come atto estremo di rassegnazione: non c'era alternativa, tanto ormai nulla avevano da perdere. Ma la rassegnazione altre volte conduce alla rabbia e alla ribellione: chissà se è stata la sorte di Giuda, mistero profondissimo di ogni animo sognatore. Viene da pensare persino che Pietro e i suoi possano avere avuto, in quell'alba di Galilea, un sussulto di orgoglio: uno straniero che li interpella... ‘Facciamogli vedere che non ci arrendiamo ancora!' oppure ‘...dimostriamogli che l'illuso è lui!'.
Quale stupore! Quale sconcerto! Non c'è dubbio: ciò che fa cadere ‘come delle squame' dagli occhi del discepolo amato, per farlo irrompere nella confidenza dell'evangelizzatore è l'esuberanza dell'amore. Un amore che oltrepassa schemi e aspettative. Che si potesse prendere qualcosina di buono, lì a cento metri dalla sponda, era forse ancora plausibile. Ma che il lato destro della barca, icona del fiume di grazia che usciva dal tempio di Israele nelle visioni di Ezechiele, potesse rigurgitare di pesci, e di grosso taglio, nessun ardito esperto di pesca l'avrebbe mai potuto mettere in conto.
Giovanni - se è lui... oppure ognuno di noi, che accetti di entrare nella logica del Risorto - riconosce semplicemente lo stile del Maestro amato: esagerato! L'amore senza misura, riversato nel grembo della sua comunità. Che ora è nuova. Non perché priva di rughe. Ma forse perché, a imitazione del Maestro e Signore, sulla scia del proprio punto di riferimento che diventa Pietro, sta imparando a togliersi il grembiule per lavorare, per pescare. Lo farà anche da pastore. Lo farà fino alla consegna totale di sé, nel martirio, alla sequela di Colui che ha aperto la strada.
È storia d'amore, quindi, questo racconto di notte e alba, di silenzio e grida, di fallimento e stupore. Storia che ricorda il traboccare del vino dalle giare, lo straripare di fiumi d'acqua dal pozzo e dal costato, lo spigolare pagnotte rimaste dopo una sovrabbondante condivisione. Non più sete, non più fame, ma soprattutto non più solitudine e paura. Non più morte, quando ci si siede a banchettare con il Risorto.
Al centro della comunità, ora, non è più il fuoco gelido del giardino del sommo sacerdote, bensì la fiamma ardente e le braci accese dal Signore stesso, abile a coinvolgere anche quando il suo cibo basterebbe. Perché l'arte più straordinaria del Risorto è quella di far sentire importante anche l'amore fragile e zoppicante di chi lo ha piantato in asso. L'arte del Risorto è quella di incendiare pure il desiderio timido di offerta dei suoi amici più intimi. L'arte del Risorto è quella di restituire dignità e vita a chiunque abbia smarrito il passo e perseveri nella fatica di ritrovarlo, perché spaventato dal rischio di morire che dà la libertà di una pesca innovativa. La quale, anziché pesci, riempirà la rete di pecorelle e agnellini... forse altrettanto smarriti, ma proprio per questo infinitamente amati e desiderati dal Bel Pastore.