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TESTO Commento su At 13,14.43-52; Sal 99; Ap 7,9.14-17; Gv 10,27-30

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IV Domenica di Pasqua (Anno C) (12/05/2019)

Vangelo: At 13,14.43-52; Sal 99; Ap 7,9.14-17; Gv 10,27-30 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Gv 10,27-30

27Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono. 28Io do loro la vita eterna e non andranno perdute in eterno e nessuno le strapperà dalla mia mano. 29Il Padre mio, che me le ha date, è più grande di tutti e nessuno può strapparle dalla mano del Padre. 30Io e il Padre siamo una cosa sola».

Oggi il cuore è colpito dalla durezza dei “primi chiamati” che sebbene si considerassero popolo eletto di Dio non capirono e non si fidarono di chi testimoniava loro la novità di Gesù e peggio ancora suscitarono contro di loro una persecuzione servendosi delle “pie donne della nobiltà e dei notabili”
Queste parole ci turbano nel profondo perché quanto più siamo integrati nella tradizione e nel chiuso delle nostre “chiesuole” quanto più abbiamo timore del nuovo, del profetico, di chi esce fuori dalle righe e scuote le nostre coscienze dalla falsa sicurezza del “si è sempre fatto così, stiamo bene tra di noi uguali, dobbiamo difendere la nostra cultura....” tanto più ci inaspriamo verso i “ pagani”
Ed inoltre le posizioni (piccole o grandi che siano) di potere e di appartenenza ci allertano contro le aperture ai lontani e ai diversi e, come appunto leggiamo nella prima lettura, ci fanno indurire il cuore per difendere i nostri privilegi.
Queste pagine sono quanto mai attuali oggi che assistiamo a proclamazioni ed esposizioni di simboli religiosi e di tradizioni “consolidate”, a sterili nostalgie del mitizzato passato accompagnate da rifiuto per non dire dalla persecuzione verso i fratelli che vengono da lontano o i fratelli che ci vivono accanto in modalità che non sono le nostre.
La parola di Dio che ci viene proposta in questa domenica squarcia il velo scuro della diffidenza e della paura e ci sorprende con l'accoglienza senza condizioni di quelli che allora ( e anche oggi forse ) vengono chiamati pagani ma che Dio ama al pari di noi che ci pensiamo “suo popolo eletto”.
La sorpresa è che essi, liberi da giudizi preconfezionati e ignari della tradizione, sono capaci di rallegrarsi dell'annuncio di novità e della luce dell'amore di Dio che ricevono inaspettatamente e sanno riconoscere con semplicità di pecore ma verità di amore la voce del Pastore che ci conosce ad uno ad uno nella nostra diffusa diversità.
E in ultimo il testo dell'Apocalisse ci anticipa la sorpresa che forse alcuni di noi troveranno nel mondo dell'aldilà quando vedranno” la moltitudine che nessuno può contare e che viene da ogni nazione, tribù, popolo e lingua” cioè tutti i diversi e i lontani che forse pensavamo esclusi dal Regno ma che avendo passato “la grande tribolazione “e avendo “lavato le loro vesti “ attraverso l'amore sono degni di ricevere la consolazione e il sollievo che Dio padre di tutti ha loro riservato.

Traccia per la revisione di vita
- Sperimentiamo la tentazione di misurare la fedeltà a Gesù (nostra e altrui) con la quantità di preghiere o di riti compiuti?
- Quanta fatica facciamo ad uscire dal nido sicuro dei gruppi consolidati per incontrare altri da noi?
- Sappiamo guardare a chi incontriamo con la libertà dell'amore piuttosto che con le chiusure del giudizio?

 

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