TESTO Commento su Is 43,16-21; Sal 125; Fil 3,8-14; Gv 8,1-11
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V Domenica di Quaresima (Anno C) (07/04/2019)
Vangelo: Is 43,16-21; Sal 125; Fil 3,8-14; Gv 8,1-11
1Gesù si avviò verso il monte degli Ulivi. 2Ma al mattino si recò di nuovo nel tempio e tutto il popolo andava da lui. Ed egli sedette e si mise a insegnare loro. 3Allora gli scribi e i farisei gli condussero una donna sorpresa in adulterio, la posero in mezzo e 4gli dissero: «Maestro, questa donna è stata sorpresa in flagrante adulterio. 5Ora Mosè, nella Legge, ci ha comandato di lapidare donne come questa. Tu che ne dici?». 6Dicevano questo per metterlo alla prova e per avere motivo di accusarlo. Ma Gesù si chinò e si mise a scrivere col dito per terra. 7Tuttavia, poiché insistevano nell’interrogarlo, si alzò e disse loro: «Chi di voi è senza peccato, getti per primo la pietra contro di lei». 8E, chinatosi di nuovo, scriveva per terra. 9Quelli, udito ciò, se ne andarono uno per uno, cominciando dai più anziani. Lo lasciarono solo, e la donna era là in mezzo. 10Allora Gesù si alzò e le disse: «Donna, dove sono? Nessuno ti ha condannata?». 11Ed ella rispose: «Nessuno, Signore». E Gesù disse: «Neanch’io ti condanno; va’ e d’ora in poi non peccare più».
La liturgia di domenica scorsa ci proponeva la parabola del Figliuol prodigo, meglio detta la parabola del padre misericordioso e dei due figli; il minore si lascia accogliere nell'abbraccio che perdona, mentre il maggiore non accetta il perdono, perché si sente giusto.
Ogni uomo di fronte al perdono del Signore può comportarsi similmente ai due fratelli: accogliere il perdono di Dio che scaturisce dal grande “Amore” che il Signore ha per l'uomo oppure restare nelle proprie convinzioni, cercando qualcosa che con la logica umana non sarà mai raggiungibile.
L'Amore di Dio per l'uomo è l'unica verità che ci porta alla salvezza; infatti, Dio ha mandato suo Figlio nel mondo come intermediario fra Lui e l'uomo. Cristo è venuto nel mondo non per i giusti, ma per i peccatori che sanno accoglierlo.
La liturgia di questa quinta domenica di quaresima ci ricorda che la misericordia di Dio per gli uomini è qualcosa che avviene personalmente con ciascuno di loro, avviene secondo la situazione di peccato in cui si trova il singolo che ha bisogno di sentire nel cuore questa preoccupazione del Signore per lui.
Ci invita a dare speranza sempre a tutti coloro che si trovano in difficoltà, cercando di presentare una strada nuova che conduce a nuovi orizzonti, dimenticando il passato che ormai non esiste più.
Nasce dal cuore il perdono di Gesù per la peccatrice: non la scusa, ma la perdona, il perdono, infatti, scaturisce dall'amore e gli dà la possibilità di una nuova vita.
Predomina in questa liturgia il termine “novità” che vediamo già in Isaia e che si realizza nel brano di vangelo.
Nella prima lettura, tratta dal libro del profeta Isaia, ci viene ricordato che il Signore, ogni volta che il suo popolo si trova nella prova, interviene per donargli la speranza. Il profeta ricorda come il Signore abbia fatto una strada nel mare, dove passarono gli egiziani, cavalieri e carri, ma essi morirono tutti. Il primo esodo serve solo per ricordare il secondo esodo, quando il popolo si trovava schiavo in Babilonia.
Invita a non pensare più alle cose passate, ma a vedere la novità che il Signore ha fatto per il Suo popolo, novità che ora germoglia, anche se il popolo non se ne accorge e ancora farà una strada nel deserto e metterà fiumi nella steppa per dissetarlo.
Anche a noi viene proposta la grande realtà di una vita nuova, di un cammino nuovo, di riuscire a scoprire la strada nuova che Dio ha tracciato per noi.
Il ricordo del passato deve essere uno sprone a cercare la novità; a volte ci può sembrare dolce il ricordo del passato, il ricordo di persone speciali che hanno percorso un pezzo di strada con noi, ed il loro ricordo deve servirci per prendere esempio da loro che hanno saputo scegliere di rischiare incamminandosi sulla strada nuova che il corso della vita gli apriva davanti.
Comodo sarebbe che qualcuno ci prendesse per mano e ci conducesse sulla nostra strada, ma questo non può avvenire, perché dobbiamo avere il coraggio di scegliere da soli e di incominciare il cammino, sperando che la strada si svolga davanti a noi giorno per giorno.
Con il ritornello del salmo responsoriale “Grandi cose ha fatto il Signore per noi”, ci viene ricordato come la comunità cristiana debba essere seme che porta la speranza attraverso una vita nuova fatta solo di bene.
Nei versetti tratti dal salmo 125/126 il salmista racconta la gioia del popolo quando il Signore ristabilì la sorte di Sion; infatti, il popolo sa che chi semina nelle lacrime raccoglierà grandi covoni.
Nella seconda lettura, tratta dalla lettera ai Filippesi, l'Apostolo Paolo ricorre al paragone delle competizioni sportive per annunciare come il Signore lo avesse scelto ed ora lui vive con la speranza di ottenere da Dio la salvezza eterna.
Per Paolo ormai non conta più tutto quello che ha fatto, non solo di male, ma soprattutto di bene, tutte le cose fatte non contano più, solo le cose nuove, cioè essere in Cristo e con Cristo è utile a lui per arrivare alla meta finale, percorrendo la strada nuova che Cristo gli ha indicato.
Egli sa di non aver raggiunto appieno la novità di lasciarsi alle spalle tutto ciò che aveva fatto, ma di essere solo in cammino, Si sforza di seguire il percorso che lo porterà alla vita futura da vivere attraverso la Risurrezione del Cristo.
L'Apostolo Giovanni nel vangelo ci propone il racconto dell'adultera che i farisei, seguendo alla lettera la legge di Mosè, vogliono lapidare avendola trovata in flagrante adulterio. Gesù al contrario, la guarda con amore, non la scusa, ma la perdona.
Mentre Gesù tornava dal monte degli ulivi, si fermò nel tempio a insegnare loro. I farisei, che volevano mettere alla prova Gesù, gli portarono una donna adultera dicendogli che la legge di Mosè ordinava di lapidarla e chiesero a Gesù: “Tu cosa dici?”. Gesù si mise a scrivere con il dito per terra. Tuttavia poiché quelli continuavano ad interrogarlo disse: “Chi di voi è senza peccato getti per primo la pietra contro di lei” e chinatosi per terra ricominciò a scrivere.
Ad uno, ad uno tutti se ne andarono e la donna rimase sola davanti a Gesù che le chiese: “Donna dove sono? nessuno ti ha condannata” e la donna rispose: “Nessuno, Signore, ” allora Gesù disse: “Neanch'io ti condanno, va e d'ora in poi non peccare più”.
Commovente il dialogo fra Gesù e la donna, che ci fa comprendere come il Signore sia sempre pronto a perdonare l'uomo, purché sia disposto a cambiare vita, a cercare la via nuova da percorrere per realizzare la novità di cui parla il Cristo.
In realtà nessuno ha mai saputo quello che Gesù avesse veramente scritto, potrebbe aver scritto i peccati dei presenti, i peccati della donna o il nome dell'amante, i comandamenti scritti sulla pietra, ma non si saprà mai
Per la riflessione di coppia e di famiglia:
- Ricordare il passato spesso è commovente, i ricordi sono dolci, ma sappiamo vivere l'oggi?
- Siamo capaci di percorrere ogni giorno un piccolo tratto di quella strada maestra che il Signore ci ha posto davanti, in modo di giungere alla meta finale, cioè arrivare alla salvezza?
- Il nostro cuore è aperto al perdono o piuttosto giudica il fratello?
- Paolo ci invita a vedere la novità che Dio ha voluto per la nostra salvezza attraverso la risurrezione del Cristo, dimenticando le cose di prima, ma a guardare le cose nuove che il Signore ci dà. Siamo capaci di realizzare così la nostra vita?
- Gesù perdona l'adultera, non la scusa, la perdona e per lui tutto è cancellato. Nelle nostre relazioni quotidiane siamo capaci di dimenticare tutto e iniziare una nuova strada insieme a coloro con cui viviamo?
Gianna e Aldo - CPM