TESTO Un Amore senza confronti
don Mario Simula ufficio catechistico diocesi di Sassari
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Domenica delle Palme (Anno C) (14/04/2019)
Vangelo: Lc 22,14-23,56
14Quando venne l’ora, prese posto a tavola e gli apostoli con lui, 15e disse loro: «Ho tanto desiderato mangiare questa Pasqua con voi, prima della mia passione, 16perché io vi dico: non la mangerò più, finché essa non si compia nel regno di Dio». 17E, ricevuto un calice, rese grazie e disse: «Prendetelo e fatelo passare tra voi, 18perché io vi dico: da questo momento non berrò più del frutto della vite, finché non verrà il regno di Dio». 19Poi prese il pane, rese grazie, lo spezzò e lo diede loro dicendo: «Questo è il mio corpo, che è dato per voi; fate questo in memoria di me». 20E, dopo aver cenato, fece lo stesso con il calice dicendo: «Questo calice è la nuova alleanza nel mio sangue, che è versato per voi».
21«Ma ecco, la mano di colui che mi tradisce è con me, sulla tavola. 22Il Figlio dell’uomo se ne va, secondo quanto è stabilito, ma guai a quell’uomo dal quale egli viene tradito!». 23Allora essi cominciarono a domandarsi l’un l’altro chi di loro avrebbe fatto questo.
24E nacque tra loro anche una discussione: chi di loro fosse da considerare più grande. 25Egli disse: «I re delle nazioni le governano, e coloro che hanno potere su di esse sono chiamati benefattori. 26Voi però non fate così; ma chi tra voi è più grande diventi come il più giovane, e chi governa come colui che serve. 27Infatti chi è più grande, chi sta a tavola o chi serve? Non è forse colui che sta a tavola? Eppure io sto in mezzo a voi come colui che serve.
28Voi siete quelli che avete perseverato con me nelle mie prove 29e io preparo per voi un regno, come il Padre mio l’ha preparato per me, 30perché mangiate e beviate alla mia mensa nel mio regno. E siederete in trono a giudicare le dodici tribù d’Israele.
31Simone, Simone, ecco: Satana vi ha cercati per vagliarvi come il grano; 32ma io ho pregato per te, perché la tua fede non venga meno. E tu, una volta convertito, conferma i tuoi fratelli». 33E Pietro gli disse: «Signore, con te sono pronto ad andare anche in prigione e alla morte». 34Gli rispose: «Pietro, io ti dico: oggi il gallo non canterà prima che tu, per tre volte, abbia negato di conoscermi».
35Poi disse loro: «Quando vi ho mandato senza borsa, né sacca, né sandali, vi è forse mancato qualcosa?». Risposero: «Nulla». 36Ed egli soggiunse: «Ma ora, chi ha una borsa la prenda, e così chi ha una sacca; chi non ha spada, venda il mantello e ne compri una. 37Perché io vi dico: deve compiersi in me questa parola della Scrittura: E fu annoverato tra gli empi. Infatti tutto quello che mi riguarda volge al suo compimento». 38Ed essi dissero: «Signore, ecco qui due spade». Ma egli disse: «Basta!».
39Uscì e andò, come al solito, al monte degli Ulivi; anche i discepoli lo seguirono. 40Giunto sul luogo, disse loro: «Pregate, per non entrare in tentazione». 41Poi si allontanò da loro circa un tiro di sasso, cadde in ginocchio e pregava dicendo: 42«Padre, se vuoi, allontana da me questo calice! Tuttavia non sia fatta la mia, ma la tua volontà». 43Gli apparve allora un angelo dal cielo per confortarlo. 44Entrato nella lotta, pregava più intensamente, e il suo sudore diventò come gocce di sangue che cadono a terra. 45Poi, rialzatosi dalla preghiera, andò dai discepoli e li trovò che dormivano per la tristezza. 46E disse loro: «Perché dormite? Alzatevi e pregate, per non entrare in tentazione».
47Mentre ancora egli parlava, ecco giungere una folla; colui che si chiamava Giuda, uno dei Dodici, li precedeva e si avvicinò a Gesù per baciarlo. 48Gesù gli disse: «Giuda, con un bacio tu tradisci il Figlio dell’uomo?». 49Allora quelli che erano con lui, vedendo ciò che stava per accadere, dissero: «Signore, dobbiamo colpire con la spada?». 50E uno di loro colpì il servo del sommo sacerdote e gli staccò l’orecchio destro. 51Ma Gesù intervenne dicendo: «Lasciate! Basta così!». E, toccandogli l’orecchio, lo guarì.
52Poi Gesù disse a coloro che erano venuti contro di lui, capi dei sacerdoti, capi delle guardie del tempio e anziani: «Come se fossi un ladro siete venuti con spade e bastoni. 53Ogni giorno ero con voi nel tempio e non avete mai messo le mani su di me; ma questa è l’ora vostra e il potere delle tenebre».
54Dopo averlo catturato, lo condussero via e lo fecero entrare nella casa del sommo sacerdote. Pietro lo seguiva da lontano. 55Avevano acceso un fuoco in mezzo al cortile e si erano seduti attorno; anche Pietro sedette in mezzo a loro. 56Una giovane serva lo vide seduto vicino al fuoco e, guardandolo attentamente, disse: «Anche questi era con lui». 57Ma egli negò dicendo: «O donna, non lo conosco!». 58Poco dopo un altro lo vide e disse: «Anche tu sei uno di loro!». Ma Pietro rispose: «O uomo, non lo sono!». 59Passata circa un’ora, un altro insisteva: «In verità, anche questi era con lui; infatti è Galileo». 60Ma Pietro disse: «O uomo, non so quello che dici». E in quell’istante, mentre ancora parlava, un gallo cantò. 61Allora il Signore si voltò e fissò lo sguardo su Pietro, e Pietro si ricordò della parola che il Signore gli aveva detto: «Prima che il gallo canti, oggi mi rinnegherai tre volte». 62E, uscito fuori, pianse amaramente.
63E intanto gli uomini che avevano in custodia Gesù lo deridevano e lo picchiavano, 64gli bendavano gli occhi e gli dicevano: «Fa’ il profeta! Chi è che ti ha colpito?». 65E molte altre cose dicevano contro di lui, insultandolo.
66Appena fu giorno, si riunì il consiglio degli anziani del popolo, con i capi dei sacerdoti e gli scribi; lo condussero davanti al loro sinedrio 67e gli dissero: «Se tu sei il Cristo, dillo a noi». Rispose loro: «Anche se ve lo dico, non mi crederete; 68se vi interrogo, non mi risponderete. 69Ma d’ora in poi il Figlio dell’uomo siederà alla destra della potenza di Dio». 70Allora tutti dissero: «Tu dunque sei il Figlio di Dio?». Ed egli rispose loro: «Voi stessi dite che io lo sono». 71E quelli dissero: «Che bisogno abbiamo ancora di testimonianza? L’abbiamo udito noi stessi dalla sua bocca».
1Tutta l’assemblea si alzò; lo condussero da Pilato 2e cominciarono ad accusarlo: «Abbiamo trovato costui che metteva in agitazione il nostro popolo, impediva di pagare tributi a Cesare e affermava di essere Cristo re». 3Pilato allora lo interrogò: «Sei tu il re dei Giudei?». Ed egli rispose: «Tu lo dici». 4Pilato disse ai capi dei sacerdoti e alla folla: «Non trovo in quest’uomo alcun motivo di condanna». 5Ma essi insistevano dicendo: «Costui solleva il popolo, insegnando per tutta la Giudea, dopo aver cominciato dalla Galilea, fino a qui».
6Udito ciò, Pilato domandò se quell’uomo era Galileo 7e, saputo che stava sotto l’autorità di Erode, lo rinviò a Erode, che in quei giorni si trovava anch’egli a Gerusalemme.
8Vedendo Gesù, Erode si rallegrò molto. Da molto tempo infatti desiderava vederlo, per averne sentito parlare, e sperava di vedere qualche miracolo fatto da lui. 9Lo interrogò, facendogli molte domande, ma egli non gli rispose nulla. 10Erano presenti anche i capi dei sacerdoti e gli scribi, e insistevano nell’accusarlo. 11Allora anche Erode, con i suoi soldati, lo insultò, si fece beffe di lui, gli mise addosso una splendida veste e lo rimandò a Pilato. 12In quel giorno Erode e Pilato diventarono amici tra loro; prima infatti tra loro vi era stata inimicizia.
13Pilato, riuniti i capi dei sacerdoti, le autorità e il popolo, 14disse loro: «Mi avete portato quest’uomo come agitatore del popolo. Ecco, io l’ho esaminato davanti a voi, ma non ho trovato in quest’uomo nessuna delle colpe di cui lo accusate; 15e neanche Erode: infatti ce l’ha rimandato. Ecco, egli non ha fatto nulla che meriti la morte. 16Perciò, dopo averlo punito, lo rimetterò in libertà». 17[..]
18Ma essi si misero a gridare tutti insieme: «Togli di mezzo costui! Rimettici in libertà Barabba!». 19Questi era stato messo in prigione per una rivolta, scoppiata in città, e per omicidio.
20Pilato parlò loro di nuovo, perché voleva rimettere in libertà Gesù. 21Ma essi urlavano: «Crocifiggilo! Crocifiggilo!». 22Ed egli, per la terza volta, disse loro: «Ma che male ha fatto costui? Non ho trovato in lui nulla che meriti la morte. Dunque, lo punirò e lo rimetterò in libertà». 23Essi però insistevano a gran voce, chiedendo che venisse crocifisso, e le loro grida crescevano. 24Pilato allora decise che la loro richiesta venisse eseguita. 25Rimise in libertà colui che era stato messo in prigione per rivolta e omicidio, e che essi richiedevano, e consegnò Gesù al loro volere.
26Mentre lo conducevano via, fermarono un certo Simone di Cirene, che tornava dai campi, e gli misero addosso la croce, da portare dietro a Gesù.
27Lo seguiva una grande moltitudine di popolo e di donne, che si battevano il petto e facevano lamenti su di lui. 28Ma Gesù, voltandosi verso di loro, disse: «Figlie di Gerusalemme, non piangete su di me, ma piangete su voi stesse e sui vostri figli. 29Ecco, verranno giorni nei quali si dirà: “Beate le sterili, i grembi che non hanno generato e i seni che non hanno allattato”. 30Allora cominceranno a dire ai monti: “Cadete su di noi!”, e alle colline: “Copriteci!”. 31Perché, se si tratta così il legno verde, che avverrà del legno secco?». 32Insieme con lui venivano condotti a morte anche altri due, che erano malfattori.
33Quando giunsero sul luogo chiamato Cranio, vi crocifissero lui e i malfattori, uno a destra e l’altro a sinistra. 34Gesù diceva: «Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno». Poi dividendo le sue vesti, le tirarono a sorte.
35Il popolo stava a vedere; i capi invece lo deridevano dicendo: «Ha salvato altri! Salvi se stesso, se è lui il Cristo di Dio, l’eletto». 36Anche i soldati lo deridevano, gli si accostavano per porgergli dell’aceto 37e dicevano: «Se tu sei il re dei Giudei, salva te stesso». 38Sopra di lui c’era anche una scritta: «Costui è il re dei Giudei».
39Uno dei malfattori appesi alla croce lo insultava: «Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e noi!». 40L’altro invece lo rimproverava dicendo: «Non hai alcun timore di Dio, tu che sei condannato alla stessa pena? 41Noi, giustamente, perché riceviamo quello che abbiamo meritato per le nostre azioni; egli invece non ha fatto nulla di male». 42E disse: «Gesù, ricòrdati di me quando entrerai nel tuo regno». 43Gli rispose: «In verità io ti dico: oggi con me sarai nel paradiso».
44Era già verso mezzogiorno e si fece buio su tutta la terra fino alle tre del pomeriggio, 45perché il sole si era eclissato. Il velo del tempio si squarciò a metà. 46Gesù, gridando a gran voce, disse: «Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito». Detto questo, spirò.
47Visto ciò che era accaduto, il centurione dava gloria a Dio dicendo: «Veramente quest’uomo era giusto». 48Così pure tutta la folla che era venuta a vedere questo spettacolo, ripensando a quanto era accaduto, se ne tornava battendosi il petto. 49Tutti i suoi conoscenti, e le donne che lo avevano seguito fin dalla Galilea, stavano da lontano a guardare tutto questo.
50Ed ecco, vi era un uomo di nome Giuseppe, membro del sinedrio, buono e giusto. 51Egli non aveva aderito alla decisione e all’operato degli altri. Era di Arimatea, una città della Giudea, e aspettava il regno di Dio. 52Egli si presentò a Pilato e chiese il corpo di Gesù. 53Lo depose dalla croce, lo avvolse con un lenzuolo e lo mise in un sepolcro scavato nella roccia, nel quale nessuno era stato ancora sepolto. 54Era il giorno della Parasceve e già splendevano le luci del sabato. 55Le donne che erano venute con Gesù dalla Galilea seguivano Giuseppe; esse osservarono il sepolcro e come era stato posto il corpo di Gesù, 56poi tornarono indietro e prepararono aromi e oli profumati. Il giorno di sabato osservarono il riposo come era prescritto.
La Parola di Dio è una maestra di vita amabile e premurosa. lo possiamo cogliere dalla liturgia della Domenica delle Palme e della Passione del Signore. Ci fa contemplare la meravigliosa e ingenua felicità della gente semplice, che accoglie Gesù nella città di Gerusalemme. Ci sono tutti: grandi e piccoli, uomini e donne, poveri, semplici, storpiati nel corpo e nella vita.
Proprio tutti. E gridano con entusiasmo: “Osanna al Figlio di Davide! Benedetto colui che viene nel nome del Signore!”.
Sembra una fede che scaturisce dalla terra, attraversa i corpi e le anime di quelle persone, e si traduce in un inno di lode.
Troppo bella è stata l'esperienza col Maestro di Nazareth! Tutti la ricordano con grande gioia. Nascosta in mezzo a quella folla c'è la ragazza adolescente rubata alla morte; il giovane indemoniato che recupera la serenità del cuore; il cieco nato che finalmente può muoversi, può vedere, può gustare quanto lo circonda; forse c'è anche la donna che ha toccato il mantello di Gesù ed è rimasta guarita. Tanti, tutti consapevoli e tutti anonimi, in quel momento, perché uniti in quell'unico canto di lode.
Da un'altra parte, ma nella spessa narrazione, c'é il racconto della Passione del Signore nella versione di San Luca. Gesù è consapevole che la festa di quella domenica apre la strada ai giorni terribili della Passione e della morte. In Lui, riconoscente verso tutti e verso il Padre, c'è una venatura di tristezza. Toccherà con mano l'amarezza del bacio di Giuda, il bruciante rinnegamento di Pietro, la fuga pavida di tutti i suoi amici. Resterà solo a salire quel Monte. L'unica compagnia certa, tenera, forte come una roccia, è quella della madre che segue, respiro dopo respiro, il dolore del figlio. Gesù passa attraverso insulti, frasi canzonatorie e beffarde, sputi nauseanti, colpi crudeli, mancanze ostinate di pietà. Ma, arrivando al monte della Crocifissione, accetta di essere una cosa sola con quel legno, al quale è appeso con crudeltà insaziabile. Tutto sanguina in Gesù, il corpo e il cuore.
Perché non si ribella? Perché non fa giustizia? E' il mistero del suo amore che, al contrario, si traduce in parole inaudite, scandalose per noi che siamo crudeli come tutti i crocifissori di ogni tempo: “Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno”. Ma quella soldataglia e quei capi del popolo e i sacerdoti, continuano a schernirlo e a deriderlo, rifiutandolo come Dio prima di tutto, e poi, rifiutandolo come uomo. Gesù, appeso a quel legno, è “nulla”. Un “nulla assoluto”. Davanti agli occhi di tutti c'è l'avversario, il nemico, il criminale, il delinquente. Gesù non ha più nemmeno lo splendore della dignità umana.
Verme, non uomo.
Eppure uno dei due criminali crocifissi con lui intravede, nell'uomo di quel patibolo, un'inspiegabile forza d'amore e di misericordia. Osa rivolgersi a Gesù: “Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno”.
Lo chiama Gesù, con confidenza, come si fa con un amico di vecchia data, con una persona della quale ci si fida ciecamente: “Gesù, Gesù, tu che puoi farmi entrare nel tuo regno d'amore, portami con te o almeno ricordati di me quando sarai nel tuo regno”. La risposta di Gesù è immediata, dolcissima, traboccante di bontà e di perdono. “In verità io ti dico, fratello mio: Oggi con me sarai nel Paradiso”. Con me. Con me. Starei ore ad ascoltare questa sinfonia eterna: “Oggi, oggi, con me, con me sarai nel paradiso”.
E' un canto di speranza per tutti noi; anche quando ci lasciamo contaminare dal peccato. Soprattutto dal peccato di chi si ferma a guardare l'ingresso trionfante di Gesù a Gerusalemme e non sa andare oltre. Non sa seguirlo fino alla croce. Non lo sa amare con tutto il cuore, con tutto il corpo, con tutta l'anima, con tutta la mente, con tutto se stesso. Il nostro amore è scialbo, mediocre, tiepido, nauseante. Non è amore. Intanto Gesù continua a distribuire a piene mani la misericordia e lotta con il dolore.
Prima di spirare, trova le parole giuste dell'abbandono nelle mani del Padre. In quelle parole c'è una scuola di fiducia, di certezza di un amore che non tradisce mai. C'è l'incontro di due sguardi: quello del Figlio sofferente, quello del Padre accogliente.
Gesù trova quel soffio di voce, quella piccola riserva di respiro per poter dire con certezza, con forza, con sicurezza: “Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito”.
Dov'è il mio gruppo di appartenenza in tutta questa vicenda? Fra i tanti che osannano e poi diventeranno nemici? Fra quelli che deridono, e che senza gratitudine, gridano anch'essi: crocifiggilo, crocifiggilo!”? O fra quelli che avranno, anche in mezzo a tante esitazioni, il coraggio di salire fino al monte, di collocarsi ai piedi di quella croce, come faranno la Madre e Maria di Magdala? O riusciremo, almeno, a riconoscerci nel centurione, un pagano abituato a eseguire gli ordini, ma retto nel cuore, il quale vedendo l'accaduto, rende gloria a Dio: “Veramente quest'uomo era giusto”?
Iniziamo la Grande Settimana, cuore della vita, della comunità, dei credenti, contemplando questo affresco esaltante, nelle sue diverse facce, da angolature contraddittorie.
Iniziamo la Grande Settimana, battendoci il petto perché non siamo degni di contemplarla. Ma anche confidando in Gesù che dice a me, a te, a tutti noi: “Seguimi! Seguimi senza stancarti! La mia strada ti porterà davanti al sepolcro ormai vuoto”.
Gesù, io canto per te, grido per te, sono felice per te. Ti sto riconoscendo “mio Signore e mio Dio” e mi sento privilegiato, perché tu, mio Signore e mio Dio, mi hai scelto. Io valgo meno della polvere che calpesti, valgo meno degli insulti che ricevi, valgo meno delle condanne infami che cadono sulla tua testa. Eppure tu, Gesù, mi scegli. Che cosa ti spinge ad amarmi così pazzamente? Che cosa ti spinge a distrarre il tuo sguardo dai tuoi passi, per fissare i miei occhi smarriti, sfuggenti e indecifrabili? Che cosa ti spinge ad amarmi in questo modo?
Una cosa tu conosci bene: io sono un miscuglio di tradimenti e di dichiarazioni d'amore.
Sono un residuo di fedeltà cercata e di incoerenza vissuta. Sono un povero che, davanti al tuo ingresso in Gerusalemme, si esalta sperando in una sorte fortunata. Quando però, Gesù, capisco il prezzo necessario per seguirti, divento come un ubriaco. Un po' mi nascondo, un po' mi affaccio per curiosare, ma soprattutto, mi sento sconvolto dai rimorsi.
Che cosa non hai fatto tu, per me, Gesù, che adesso io debba unirmi al vociare scomposto della gente per condannarti, anch'io, con una voce stonata e stridula?
Aiutami a venire allo scoperto. Ti seguo fino a quella croce sospesa tra cielo e terra, come il cireneo, che sa prendere ogni giorno la sua croce, e seguirti. Come la Veronica che sa asciugare il tuo volto e ne rimane folgorata nel cuore per sempre.
Come le donne che piangono su di te e dimenticano che devono piangere sui loro peccati.
Io non so fare molto di più, Gesù. Forse molto di meno.
Vorrei scappare Gesù. Vorrei perdermi nei deserti della mia aridità. Vorrei essere inghiottito dalla terra. Ma il tuo sguardo intenso, mi dissuade e mi dice: “Vieni. Fin dove puoi. Come puoi. Ma vieni. Anche il tuo amore incolore può essermi di conforto in questo momento disperato di dolore”.
Gesù, sto arrancando lungo i tornanti del calvario. Vorrei sedermi e lasciarti andare solo. Vorrei scappare e lasciarti solo. Ma l'amore mi spinge. Che amore strano, il mio! Ti rinnega e ti desidera. Ti disprezza e ti esalta. Ti rifiuta e ti cerca. Che amore strano è il mio! Eppure vengo con te. Fra qualche giorno prenderai il mio cuore e lo ricostruirai nuovo. Ti sporcherai le mani con il mio sangue, con i miei rifiuti, con le mie contraddizioni, con le mie paure, con i miei peccati. Eppure mi darai un cuore nuovo, un cuore che prova passione per te, che sa reggere il tuo sguardo, che sa piangere di gioia e di dolore, che sa essere felice anche quando sputa sangue. Che prova ad essere come il tuo cuore.
Tu, ci hai messo tutto di te. Perché devo deturpare la tua opera prodigiosa? Verrò con te a qualsiasi costo, anche ferito dal male; ma verrò con te perché il tuo cuore può, desidera, vuole contenermi.
Sono consumato dal pianto Gesù. E' una tua dolcissima grazia. Anche perché, guardandoti, attraverso le lacrime, scorgo che anche tu piangi con me.