TESTO Va' e d'ora in poi non peccare più
don Lucio D'Abbraccio don lucio d'abbraccio
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V Domenica di Quaresima (Anno C) (07/04/2019)
Vangelo: Gv 8,1-11
1Gesù si avviò verso il monte degli Ulivi. 2Ma al mattino si recò di nuovo nel tempio e tutto il popolo andava da lui. Ed egli sedette e si mise a insegnare loro. 3Allora gli scribi e i farisei gli condussero una donna sorpresa in adulterio, la posero in mezzo e 4gli dissero: «Maestro, questa donna è stata sorpresa in flagrante adulterio. 5Ora Mosè, nella Legge, ci ha comandato di lapidare donne come questa. Tu che ne dici?». 6Dicevano questo per metterlo alla prova e per avere motivo di accusarlo. Ma Gesù si chinò e si mise a scrivere col dito per terra. 7Tuttavia, poiché insistevano nell’interrogarlo, si alzò e disse loro: «Chi di voi è senza peccato, getti per primo la pietra contro di lei». 8E, chinatosi di nuovo, scriveva per terra. 9Quelli, udito ciò, se ne andarono uno per uno, cominciando dai più anziani. Lo lasciarono solo, e la donna era là in mezzo. 10Allora Gesù si alzò e le disse: «Donna, dove sono? Nessuno ti ha condannata?». 11Ed ella rispose: «Nessuno, Signore». E Gesù disse: «Neanch’io ti condanno; va’ e d’ora in poi non peccare più».
In questa ultima domenica di Quaresima la liturgia della parola ci propone il suggestivo brano evangelico della peccatrice. Notiamo che Gesù non scusa l'adultera, ma la perdona, perché nel perdono c'è la pienezza dell'amore, della misericordia. La misericordia, capace di ricreare l'uomo e di riaprire un futuro a chi non ha più alcuna speranza, può spingerci alla conversione dei nostri pensieri e delle nostre azioni.
Ebbene, la scena del Vangelo ci racconta che una donna viene trovata con un uomo che non era il proprio marito. Certamente il peccato è grave! Un peccato evidente, veniva punito con la morte secondo la legge di Mosè. La cattiveria degli scribi e dei farisei è subdola, infatti utilizzano una donna come strumento per far cadere Gesù in trappola.
Orbene, l'evangelista scrive che «[Gesù] al mattino si recò di nuovo nel tempio e tutto il popolo andava da lui. Ed egli sedette e si mise a insegnare loro. Allora gli scribi e i farisei gli condussero una donna sorpresa in adulterio, la posero in mezzo e gli dissero: “Maestro, questa donna è stata sorpresa in flagrante adulterio. Ora Mosè, nella Legge, ci ha comandato di lapidare donne come questa. Tu che ne dici?”». Il loro ricorso alla Legge è corretto (cf Lv 20, 10; Dt 22, 22-24), ma il loro cuore è abitato da odio e da intenzioni cattive: infatti «tentano» ossia mettono alla prova Gesù per trovare una contraddizione tra lui e la Legge di Dio, in modo da poterlo condannare.
Essi attendono una risposta, ma Gesù si limita a scrivere col dito per terra finché, incalzato con insistenza, esclama: «Chi di voi è senza peccato, getti per primo la pietra contro di lei». Gesù, dunque, non si mette in contrasto con la Legge, anzi invita gli accusatori a procedere alla lapidazione. Ma chi di noi è senza peccato? Chi può scagliare la pietra? Siamo molto abili a nascondere con cura i nostri peccati e molto bravi a scagliarci contro chi è costretto a mostrarli pubblicamente. Accusiamo giudicando gli altri e non guardiamo le nostre debolezze. Tutti siamo peccatori, tutti siamo bisognosi della misericordia di Dio! Solo Gesù, essendo senza peccato, poteva scagliare una pietra, ma non lo fa. L'evangelista annota dicendo che: «chinatosi di nuovo, scriveva per terra». Possiamo immaginare che, prima di chinarsi di nuovo a scrivere, abbia guardato bene in faccia i più anziani, che magari erano in prima fila.
Per due volte l'evangelista nota che Gesù scrive col dito per terra. L'ha ritenuto un gesto significativo, ma non dice cosa scrivesse e noi non lo sapremo mai. I commentatori danno varie spiegazioni del gesto: scrive i peccati degli accusatori?; scrive nella polvere i nomi degli accusatori?.
Allora, prosegue l'evangelista: «Quelli, udito ciò, se ne andarono uno per uno, cominciando dai più anziani. Lo lasciarono solo, e la donna era là in mezzo». Sant'Agostino commenta dicendo: «Rimasero solo loro due, la misera e la misericordia».
Ed ecco la straordinaria conclusione del racconto: «Allora Gesù si alzò e le disse: “Donna, dove sono? Nessuno ti ha condannata?”. Ed ella rispose: “Nessuno, Signore”. E Gesù disse: “Neanch'io ti condanno; va' e d'ora in poi non peccare più». Chiamato a scegliere tra la Legge e la misericordia, Gesù sceglie la misericordia senza mettersi contro la Legge, perché sa distinguere il peccato dal peccatore. La Legge è essenziale per indicare il peccato; ma una volta infranta la Legge, di fronte al peccatore concreto deve regnare la misericordia! Nessuna condanna, solo misericordia: qui sta l'unicità di Gesù, rispetto all'Antico Testamento. Il Signore, infatti, tende la mano alla peccatrice per sottrarla all'umiliazione del peccato e darle la possibilità di rinascere a una nuova vita.
Questo è il messaggio del Vangelo: la misericordia di Dio cancella ogni peccato! Ogni volta che ci riconosciamo peccatori, sperimentiamo la misericordia del Padre nostro che è nei cieli.
Ci riconosciamo peccatori davanti al Signore? Abbiamo l'umiltà di accostarci al sacramento della Riconciliazione? Siamo capaci di usare misericordia nei confronti degli altri? Siamo pronti a perdonare anziché condannare e giudicare?
In mezzo a tanto egoismo che regna nel mondo, chiediamo al Signore che ci aiuti ad essere misericordiosi verso i nostri fratelli.