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TESTO Parole buie e parole colorate

don Angelo Casati   Sulla soglia

III domenica di Quaresima (anno C) (24/03/2019)

Vangelo: Gv 8,31-59 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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31Gesù allora disse a quei Giudei che gli avevano creduto: «Se rimanete nella mia parola, siete davvero miei discepoli; 32conoscerete la verità e la verità vi farà liberi». 33Gli risposero: «Noi siamo discendenti di Abramo e non siamo mai stati schiavi di nessuno. Come puoi dire: “Diventerete liberi”?». 34Gesù rispose loro: «In verità, in verità io vi dico: chiunque commette il peccato è schiavo del peccato. 35Ora, lo schiavo non resta per sempre nella casa; il figlio vi resta per sempre. 36Se dunque il Figlio vi farà liberi, sarete liberi davvero. 37So che siete discendenti di Abramo. Ma intanto cercate di uccidermi perché la mia parola non trova accoglienza in voi. 38Io dico quello che ho visto presso il Padre; anche voi dunque fate quello che avete ascoltato dal padre vostro». 39Gli risposero: «Il padre nostro è Abramo». Disse loro Gesù: «Se foste figli di Abramo, fareste le opere di Abramo. 40Ora invece voi cercate di uccidere me, un uomo che vi ha detto la verità udita da Dio. Questo, Abramo non l’ha fatto. 41Voi fate le opere del padre vostro». Gli risposero allora: «Noi non siamo nati da prostituzione; abbiamo un solo padre: Dio!». 42Disse loro Gesù: «Se Dio fosse vostro padre, mi amereste, perché da Dio sono uscito e vengo; non sono venuto da me stesso, ma lui mi ha mandato. 43Per quale motivo non comprendete il mio linguaggio? Perché non potete dare ascolto alla mia parola. 44Voi avete per padre il diavolo e volete compiere i desideri del padre vostro. Egli era omicida fin da principio e non stava saldo nella verità, perché in lui non c’è verità. Quando dice il falso, dice ciò che è suo, perché è menzognero e padre della menzogna. 45A me, invece, voi non credete, perché dico la verità. 46Chi di voi può dimostrare che ho peccato? Se dico la verità, perché non mi credete? 47Chi è da Dio ascolta le parole di Dio. Per questo voi non ascoltate: perché non siete da Dio».

48Gli risposero i Giudei: «Non abbiamo forse ragione di dire che tu sei un Samaritano e un indemoniato?». 49Rispose Gesù: «Io non sono indemoniato: io onoro il Padre mio, ma voi non onorate me. 50Io non cerco la mia gloria; vi è chi la cerca, e giudica. 51In verità, in verità io vi dico: se uno osserva la mia parola, non vedrà la morte in eterno». 52Gli dissero allora i Giudei: «Ora sappiamo che sei indemoniato. Abramo è morto, come anche i profeti, e tu dici: “Se uno osserva la mia parola, non sperimenterà la morte in eterno”. 53Sei tu più grande del nostro padre Abramo, che è morto? Anche i profeti sono morti. Chi credi di essere?». 54Rispose Gesù: «Se io glorificassi me stesso, la mia gloria sarebbe nulla. Chi mi glorifica è il Padre mio, del quale voi dite: “È nostro Dio!”, 55e non lo conoscete. Io invece lo conosco. Se dicessi che non lo conosco, sarei come voi: un mentitore. Ma io lo conosco e osservo la sua parola. 56Abramo, vostro padre, esultò nella speranza di vedere il mio giorno; lo vide e fu pieno di gioia». 57Allora i Giudei gli dissero: «Non hai ancora cinquant’anni e hai visto Abramo?». 58Rispose loro Gesù: «In verità, in verità io vi dico: prima che Abramo fosse, Io Sono». 59Allora raccolsero delle pietre per gettarle contro di lui; ma Gesù si nascose e uscì dal tempio.

Non è facile parlare dopo questo vangelo, non è facile parlare dopo i fatti di questi giorni. C'è una deriva paurosa di violenza nell'aria. Quanta violenza anche in queste parole che ora abbiamo ascoltato e quanta fatica a leggerle. Quanto odio, quanta acredine! Sino alla volontà di uccidere: "Allora raccolsero delle pietre per gettarle contro di lui". Domenica scorsa, con il vangelo, eravamo all'aria aperta, presso un pozzo. E non era una terra di puri, quella di Samaria. Ma tra la donna del pozzo e Gesù c'era un annidarsi silenzioso di occhi, fiducia reciproca, tenerezza, quasi complicità Le parole erano colorate.

E, per contagio di parole buone, si arrivò all'ospitalità: i samaritani chiedono a Gesù - un giudeo! - di rimanere con loro. Ora invece Gesù è in un territorio cosiddetto puro, il territorio d'Israele, e all'interno di un luogo che più sacro non si può, il tempio di Gerusalemme. Ma nell'aria odi il suono di parole dure, di disprezzo, sino allo spregiativo "samaritano", "indemoniato". E alla fine l'esclusione dal tempio. Là l'inclusione, qui l'esclusione, totale, voglia di uccidere. Le parole sono pietre.

E fate attenzione: quando le parole sono pietre, prima o poi, si arriva alle pietre reali, come allora. Non vi sembra di rivedere il nostro tempo, i nostri giorni? Quante parole nell'aria avvelenate! Quotidianamente le respiriamo: sono dure, spietate, sprezzanti. Brutto segno. Poi ci meravigliamo degli effetti? Quando le parole sono pietre, prima o poi si arriva alle pietre. Ma, proprio riflettendo su quest'aria di violenza e di odio che ci sta ammorbando, mi chiedevo se il nostro brano poteva in qualche misura alludere a che cosa sta all'origine e mi sono fermato sulla dissacrazione della parola "padre". Attenti a dissacrare questa parola, nasce violenza. Sacra la parola "padre", perché - come - la parola "madre" - racconta una vita concepita come relazione, come vicinanza, come custodia e non come esclusione, come indifferenza, come menefreghismo.

La parola "padre" come la parola "madre", racconta un dare vita, un tenere in vita. Dicono: "Abbiamo un solo padre, Dio". Ma come si può parlare di padre, di Dio padre, con gli occhi iniettati di odio, con voce cupa, con fare beffardo. Ma stai usando una parola che dice che noi, tutti noi, siamo nei suoi occhi e lui è nei nostri occhi Ferita a morte è la parola "padre", la parola "Dio", se noi ce ne appropriamo, con il risultato, ineludibile e insani, di escludere. E allora Dio diventa "padre mio" e non è "padre tuo". Nasce violenza. C'è una differenza abissale tra Gesù e i giudei. Quando loro dicono: "Dio è padre nostro" lo dicono per legarlo e rinchiuderlo nei confini stretti della loro tradizione, nasce la divisione, l'esclusione.

Al contrario quando Gesù insegna a pregare dicendo "Padre nostro", che cosa racconta? Racconta una intimità di Dio con tutti i suoi figli. "Padre nostro!". E toglie ogni ombra di sequestro. Giù le mani da Dio: Dio, come un padre non fa differenze: non è mio, non è della mia religione, non è di una etnia. "Non è cattolicò": potremmo dire con il cardinale Martini, O, meglio lo è, se cattolico vuol dire universale. E io sono cattolico se questa universalità di mio padre, Dio, me la sento nelle vene e nel sangue, se io lo sento padre di tutti. E mi sento fratello di tutti. Se gli altri al di là del colore della pelle o delle culture o delle religioni, gli altri li sento fratelli.

Ho pensato - voi direte che son un ingenuo - che se restituissimo a Dio la bellezza del suo nome, tante cose cambierebbero, tante cose che i fanno pesanti, impauriti, diffidenti noi e i nostri giorni Ce lo insegnano i ragazzi, le ragazze, anche loro del nostro tempo. E voglio arrivare a loro per allontanare le durezze, che ho patito leggendo questo vangelo, la durezza che sento nell'aria. Per disintossicarmi da questi pensieri di pietra che conducono a soluzioni di pietra. Sì, ho visto ragazzi e ragazze di ogni colore sfilare a difesa dl futuro di questa terra, un futuro che non sembra stare a cuore a noi adulti.

Ho letto di un ragazzino, tredici anni, figlio di padre egiziano, che mette a repentaglio la sua vita, da un bus in balia di un violento, lanciando con il suo telefonino un allarme, salvando cinquantun ragazzi e tre accompagnatori. Mi sono commosso alla lettera di una mamma, che mi è stata segnalata da un'amica. Dopo aver parlato dell'aria cupa che respiriamo scrive: "Mia figlia, 9 anni, torna a casa da scuola con gli occhi gonfi di lacrime.

Mi preoccupo e la interrogo su cosa le è capitato. A singhiozzi mi racconta che in classe hanno svolto un tema su come si sentono dentro. Come ci si può sentire in quarta elementare se non nel pieno della felicità e della spensieratezza? Ma il suo compagno di classe ha letto ad alta voce che è arrabbiato con Gesù perché non ha da tempo un papà e lo scorso anno la sua mamma e la sorellina di pochi mesi sono morti in un tragico incidente stradale.

E racconta di come si sente devastato dentro e di come il suo cuore sia a pezzi. E la mamma gli manca, da impazzire. E prega Gesù perché possa restituirgliela o portarlo presto da lei... da loro... In classe i bambini sono ammutoliti. Il più birbante non tira più le trecce alla compagna di banco, il più loquace non ha più parole. Il più timido si alza e lo abbraccia. Il piccolo è rumeno e con la sua famiglia viveva in una campagna nei pressi di Manfredonia e la mamma lavorava nei campi, ma agli altri bambini non interessa. Il giorno dopo preparano un cartellone per il piccolo amico con un cuore enorme ed una scritta semplice, ma profonda: ti vogliamo bene.

Mia figlia piange e mi commuovo anch'io. E penso ai tanti papà, alle tante mamme e anche ai bambini che volano in cielo o annegano in mare. Guardiamo la tv e le tragedie ci colpiscono solo se lo speaker evidenzia che si tratta di italiani. Tutto il resto è noia... Mi si stringe un nodo in gola. I bambini, loro sì sono piccoli saggi, perché sanno che il dolore non ha etnia. Così come l'amore". Vangelo significa buona notizia. Queste ed altre sono pagine da aggiungere al vangelo, sono "buona notizia". E valgono, credetemi, più, molto più, del mio commento.

 

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