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TESTO In primis, ma non in esclusiva

padre Gian Franco Scarpitta   S. Vito Equense

XX Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (14/08/2005)

Vangelo: Mt 15,21-28 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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In quel tempo, 21partito di là, Gesù si ritirò verso la zona di Tiro e di Sidone. 22Ed ecco, una donna cananea, che veniva da quella regione, si mise a gridare: «Pietà di me, Signore, figlio di Davide! Mia figlia è molto tormentata da un demonio». 23Ma egli non le rivolse neppure una parola. Allora i suoi discepoli gli si avvicinarono e lo implorarono: «Esaudiscila, perché ci viene dietro gridando!». 24Egli rispose: «Non sono stato mandato se non alle pecore perdute della casa d’Israele». 25Ma quella si avvicinò e si prostrò dinanzi a lui, dicendo: «Signore, aiutami!». 26Ed egli rispose: «Non è bene prendere il pane dei figli e gettarlo ai cagnolini». 27«È vero, Signore – disse la donna –, eppure i cagnolini mangiano le briciole che cadono dalla tavola dei loro padroni». 28Allora Gesù le replicò: «Donna, grande è la tua fede! Avvenga per te come desideri». E da quell’istante sua figlia fu guarita.

Il brano del Vangelo di oggi suscita non poche perplessità, soprattutto per il primario rifiuto di Gesù di soccorrere una povera donna Cananea (cioè pagana) che implora il suo intervento. Ci si domanda: perché il Signore si rifiuta di venire incontro alle necessità di questa povera donna, Lui che ha sempre mostrato sollecitudine nei confronti dei poveri, dei sofferenti, mostrando molto spesso la misericordia di Dio Padre verso gli ammalati e gli indemoniati?

La domanda diventa sempre più pertinente se si raffronta il presente episodio con quello del centurione, il cui figlio giaceva in casa paralizzato: "Io verrò e lo curerò" – Esclamava Gesù in quella circostanza, prevenendo la richiesta esplicita del suo interlocutore, fra l'altro anch'egli pagano: perché al centurione si dà ascolto immediato e si trascurano le richieste di questa povera donna?. E soprattutto, perché Gesù giustifica il suo atteggiamento con quel riferimento ai "cani" affermando che è ingiusto dare loro il cibo destinato ai propri figli?

Per vincere tutte queste perplessità, occorre scavare a fondo nei contenuti di questa pagina evangelica, vincendo la tentazione di essere sedotti dall'immediatezza del racconto per poterci immergere nella profondità del suo contesto teologico epocale.

Nel tentativo di rendere più accessibile la digressione che stiamo per affrontare, ci soffermiamo su un piccolo quesito: mettiamo il caso che un papà si accorga improvvisamente che il proprio bambino sta per cadere in una fossa, notando contemporaneamente che un altro fanciullo, distratto, si sta avvicinando ad un altro baratro nel quale cadrà sicuramente: quale sarà l'atteggiamento di questo genitore? Verso quale dei due bambini mostrerà più sollecitudine? Certamente impiegherà tutte le sue iniziative anzitutto per salvare il proprio figlio, e tuttavia non disdegnerà il secondo bambino in pericolo: una volta che avrà provveduto al proprio pargoletto, si precipiterà immediatamente verso l'altro ragazzo ben conscio che anche nei suoi confronti ha dei doveri morali o quantomeno un peso di coscienza. Ora, il discorso potrebbe essere applicato all'argomento della salvezza di Dio verso l'umanità.

Osserviamo infatti in primo luogo una cosa: 1) Gesù Figlio di Do fatto uomo è venuto nel mondo per salvare TUTTA la comunità degli uomini, non importa quali siano le differenze etniche e culturali. In una parola, tutti gli uomini sono in Lui chiamati a redenzione e salvezza. 2)Tuttavia il messaggio salvifico viene indirizzato IN PRIMO LUOGO al popolo di Israele, non già per un fine di discriminazione e voluta differenziazione fra popolo e popolo, ma perché è stato proprio questo, fra tutte le altre nazioni della terra, il popolo prediletto da Dio e oggetto delle varie alleanze; è stato al popolo dei Giudei che Dio ha rivolto la sua benedizione ad Abramo, Isacco, Giacobbe con le relative promesse di redenzione e di salvezza definitiva e in più è stato al popolo di Israele in primo luogo che Dio ha voluto concedere un Messia Sacerdote Re universale e definitivo, che è Gesù Cristo. In forza di tutte queste promesse, pertanto, primo destinatario della salvezza è il popolo di Israele, perché nonostante sia stato oggetto dell'amore di Dio si è perduto nei propri peccati e nella malizia e in più perché Israele è la RADICE SANTA attraverso la quale si realizzerà tutta l'umanità.

E così adesso stiamo notando che Gesù afferma la verità: "Sono stato mandato IN PRIMIS alle pecore perdute della casa di Israele". E si fa' riferimento poi ai "cani", termine con cui vengono designati i pagani (I non Israeliti) che non sono i primi destinatari dell'annuncio.

Ma se la salvezza osserva una determinata "gradualità" del tipo su esposto, ciò non vuol dire che i pagani e tutti gli altri membri non entrino nella grazia di Dio, NE' VUOL DIRE CHE ESSI NON POSSANO SALVARSI PRIMA DEL POPOLO ELETTO: succede infatti che i pagani e i non giudei abbiano anche più meriti rispetto agli Israeliti e che si salvino ancor prima di questi. Ciò avviene soprattutto quando la loro fede è grande ed esemplare, come nel caso della Cananea di cui alla liturgia di oggi la quale afferma: "Anche i cagnolini (i pagani) mangiano le briciole lasciate dai loro padroni " il che vuol dire: seppure la salvezza è riservata in primo luogo ad Israele, i pagani possono sempre contare dell'amore di Dio in Cristo, anche loro entrano nell'ordine della grazia e possono essere salvati, non importa se non hanno la stessa posizione "altolocata" degli Israeliti: forse saranno trattati con più freddezza e distacco, forse dovranno contentarsi di essere considerati al livello del tutto secondario (appunto le briciole) e che non siano degni neppure di apparire al cospetto del Signore appunto perché pagani, ma quello che conta è che loro in tutti i modi usufruiscano della Parola del Signore, che possano almeno stare alla presenza. Il che corrisponde alla professione da parte di questa donna di una fede nel Figlio di Dio Salvatore Universale che non ha uguali neppure presso gli Israeliti e merita pertanto tutte le attenzioni, un po' come quella del sopraccitato centurione romano: "Non sono degno che tu entri sotto il mio tetto, ma dì almeno una parola e il mio servo sarà guarito".

Se quindi queste righe evangeliche sembrano sottendere sulle prime ad una limitazione salvifica da parte di Dio, in realtà racchiudono l'universalità della salvezza e la possibilità che perfino coloro che noi riteniamo non giusti e peccatori, nonché lontani possano salvarsi addirittura prima di tutti quanti gli altri, e del resto anche alla Prima Lettura il Profeta Isaia si fa garante di questa verità di universalità affermando che anche agli stranieri e agli infedeli è riservato un posto onorifico dal Signore quando mostrino avvedutezza nell'osservanza della Parola e dei Comandamenti divini.

E ora osserviamo un altro aspetto non indifferente che caratterizza anche ai nostri giorni molte persone che ci sono di esempio nell'ottenere prima e meglio di noi le loro ricompense: l'umiltà. Come nel caso di questa donna che si appella alle "briciole cadute dalla tavola", non sono affatto poche le persone che meritano molto pur essendo convinte di essere indegne e immeritorie: quanta gente si definisce peccatrice e teme perfino di varcare la soglia di una chiesa dopo un passato poco piacevole nella morale o nella vita sociale, eppure in cuor loro cercano il Signore come unica possibilità di salvezza e appagamento? Vorrebbero tornare a Dio ma si vergognano, eppure intanto il Signore lio approva più di tutti i presunti "giusti", "benpensanti" che non di rado omettono di avere resipiscienze. Tante pesone reduci da un passato poco glorioso nella droga e nella prostrituzione, come anche non pochi carcerati sarebbero disposti perfino a ricevere calci in faccia dagli altri, a non ottenere alcuna considerazione, pur di avere la certezza che Dio li ha perdonati, ed è inutile da parte nostra ammettere che Dio addirittura si rallegra per loro! E finalmente c'è chi davvero, lavorando nel silenzio e nella sottomissione pprodigandosi per gli altri con estrema generosità, piuttosto che calcolare le ricompene che gli spettano si sofferma molto spesso a contare le colpe che crede di avere ma che di fatto non ha!!

Così come non si deve affatto immaginare che sta al fuorri dai nostri ambiti ecclesiali non ci sia di esempio quanto all'amore al prossimo, alla fede e alla gioia: si potrebbero fare tantissimi esempi di persone che, dichiaratamente non credenti, si mostrano nella prassi molto più disposte e meritorie dei presunti "credenti" e giusti, mentre noi giustifichiamo la rettitudine della nostra condotta solo nella ristrettezza dei rosari e delle pratiche cultuali esteriori che non di mrado si fermano sulle panche delle nostre chiese.

Quante cose ci insegnano gli attuali cananei, ossia i pagani odierni, cjhe sbalordiscono tutti per la loro fede effettiva!!

 

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