TESTO Pensare in grande e pensare in piccolo
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II Domenica dopo Natale (05/01/2003)
Vangelo: Gv 1,1-18 (forma breve Gv 1,1-5.9-14)
1In principio era il Verbo,
e il Verbo era presso Dio
e il Verbo era Dio.
2Egli era, in principio, presso Dio:
3tutto è stato fatto per mezzo di lui
e senza di lui nulla è stato fatto di ciò che esiste.
4In lui era la vita
e la vita era la luce degli uomini;
5la luce splende nelle tenebre
e le tenebre non l’hanno vinta.
6Venne un uomo mandato da Dio:
il suo nome era Giovanni.
7Egli venne come testimone
per dare testimonianza alla luce,
perché tutti credessero per mezzo di lui.
8Non era lui la luce,
ma doveva dare testimonianza alla luce.
9Veniva nel mondo la luce vera,
quella che illumina ogni uomo.
10Era nel mondo
e il mondo è stato fatto per mezzo di lui;
eppure il mondo non lo ha riconosciuto.
11Venne fra i suoi,
e i suoi non lo hanno accolto.
12A quanti però lo hanno accolto
ha dato potere di diventare figli di Dio:
a quelli che credono nel suo nome,
13i quali, non da sangue
né da volere di carne
né da volere di uomo,
ma da Dio sono stati generati.
14E il Verbo si fece carne
e venne ad abitare in mezzo a noi;
e noi abbiamo contemplato la sua gloria,
gloria come del Figlio unigenito
che viene dal Padre,
pieno di grazia e di verità.
15Giovanni gli dà testimonianza e proclama:
«Era di lui che io dissi:
Colui che viene dopo di me
è avanti a me,
perché era prima di me».
16Dalla sua pienezza
noi tutti abbiamo ricevuto:
grazia su grazia.
17Perché la Legge fu data per mezzo di Mosè,
la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo.
18Dio, nessuno lo ha mai visto:
il Figlio unigenito, che è Dio
ed è nel seno del Padre,
è lui che lo ha rivelato.
"In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio, e il Verbo era Dio"
Un'apertura mozzafiato, quella del Vangelo di Giovanni, che abbraccia tutta la storia del mondo e dell'uomo. Forse siamo diventati troppo miopi per entrare in questo orizzonte. Pare che effettivamente la miopia sia in aumento, perché si lavora troppo al computer, fissando troppo le cose da vicino, per cui la vista non ha più l'elasticità di adattarsi alla visione panoramica. Ma è la miopia spirituale che dovrebbe preoccuparci. Fissati sulle cose di ogni giorno, non abbiamo più la forza di allargare lo sguardo ad orizzonti più ampi.
"Tutto è stato fatto per mezzo di lui"
Dovremmo ritornare a pensare in grande. A contemplare tutta la storia del mondo e dell'uomo. Ad ammirare la bellezza della creazione. A chiederci il perché delle cose, che sembra ormai diventato una cosa inutile. L'evangelista ha questo coraggio di pensare in grande, e trova nelle cose il mistero di Dio. Noi pensiamo all'utile, e vediamo le cose solo in base al tornaconto. Ma alla fine ci accorgiamo di avere impoverito la nostra esistenza.
"La luce splende nelle tenebre, ma le tenebre non l'hanno accolta"
L'evangelista ha il coraggio di vedere la lotta in atto nella storia dell'uomo: la luce contrapposta alle tenebre; questa visione che ci pare troppo schematica e bisognosa di essere sfumata, ci comunica il senso della nostra scelta. Non possiamo restare inerti, dobbiamo prendere campo. Pensare in grande è rendersi conto di avere una parte nella storia del mondo, la storia della lotta tra la luce e le tenebre.
"Venne un uomo mandato da Dio..."
La grande storia si intreccia con la piccola storia delle esistenze singole. Dalla contemplazione del Verbo, l'evangelista salta alla contemplazione del Testimone, Giovanni. Un'esistenza apparentemente insignificante, che però acquista valore, come testimonianza della luce. Anche le nostre vite, che appaiono povere, prive di valore, acquistano valore se diventano testimonianza della luce che è apparsa nel mondo. Pensare in grande ci aiuta a ritrovare il modo giusto di pensare in piccolo, di guardare alle piccole cose.
"e il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi..."
Le piccole cose, quelle che ci rendono miopi, possono esser finestre aperte sull'infinito. Per rivelarcelo, Gesù si è fatto piccolo, si è fatto carne, ha abitato in mezzo a noi. Il Natale ci riabitua a pensare in grande, e ci dà il giusto modo di pensare in piccolo. Non abbiamo bisogno di grandi cose: a partire dall'incarnazione ogni realtà quotidiana nasconde un legame con il mistero del Dio che si è fatto uomo per noi, che dà vita a tutte le cose, e che anima anche le nostre esistenze. Ma noi sapremo riconoscerlo?
Flash sulla I lettura
Nel tardo giudaismo la sapienza viene concepita come la potenza creatrice di Dio, una specie di intermediario tra il Dio assoluto e trascendente e il cosmo. Tutte le realtà create sono create per mezzo della sapienza e sono sorrette da essa. In questo modo si salvaguardano sia la fede in un Dio unico, il Santo per eccellenza, assolutamente separato dal mondo, sia la fede nella creazione, nel Dio che interviene nella storia del mondo.
Lo sviluppo imprevedibile è che la sapienza di Dio non si limita ad un'azione creatrice, ma prende dimora in Israele. Non si limita ad un'azione generica nei confronti delle creature, ma manifesta un'attenzione specifica per un popolo (Israele) e per una città (Sion). Si determina una tensione tra l'azione universale della sapienza, e la sua predilezione per Israele. Solo la venuta di Gesù chiarisce il senso di questa elezione di Israele: permettere e preparare l'incarnazione del Figlio di Dio.
Flash sulla II lettura
Il grande progetto di Dio, cominciato con il popolo ebraico, e definitivamente manifestato in Gesù, viene contemplato lucidamente da Paolo: ora tutti sono chiamati ad essere "santi e immacolati al suo cospetto nella carità", tutti possono avere accesso al destino di ogni uomo: essere figlio di Dio. Tutti però devono crescere nella conoscenza di questo mistero; in particolare devono ancora capire a quale speranza vi ha chiamati, quale tesoro di gloria racchiude la sua eredità tra i santi".