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TESTO Gesù e la Samaritana

don Walter Magni   Chiesa di Milano

II domenica di Quaresima (anno C) (17/03/2019)

Vangelo: Gv 4, 5-42 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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5Giunse così a una città della Samaria chiamata Sicar, vicina al terreno che Giacobbe aveva dato a Giuseppe suo figlio: 6qui c’era un pozzo di Giacobbe. Gesù dunque, affaticato per il viaggio, sedeva presso il pozzo. Era circa mezzogiorno. 7Giunge una donna samaritana ad attingere acqua. Le dice Gesù: «Dammi da bere». 8I suoi discepoli erano andati in città a fare provvista di cibi. 9Allora la donna samaritana gli dice: «Come mai tu, che sei giudeo, chiedi da bere a me, che sono una donna samaritana?». I Giudei infatti non hanno rapporti con i Samaritani. 10Gesù le risponde: «Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è colui che ti dice: “Dammi da bere!”, tu avresti chiesto a lui ed egli ti avrebbe dato acqua viva». 11Gli dice la donna: «Signore, non hai un secchio e il pozzo è profondo; da dove prendi dunque quest’acqua viva? 12Sei tu forse più grande del nostro padre Giacobbe, che ci diede il pozzo e ne bevve lui con i suoi figli e il suo bestiame?». 13Gesù le risponde: «Chiunque beve di quest’acqua avrà di nuovo sete; 14ma chi berrà dell’acqua che io gli darò, non avrà più sete in eterno. Anzi, l’acqua che io gli darò diventerà in lui una sorgente d’acqua che zampilla per la vita eterna». 15«Signore – gli dice la donna –, dammi quest’acqua, perché io non abbia più sete e non continui a venire qui ad attingere acqua». 16Le dice: «Va’ a chiamare tuo marito e ritorna qui». 17Gli risponde la donna: «Io non ho marito». Le dice Gesù: «Hai detto bene: “Io non ho marito”. 18Infatti hai avuto cinque mariti e quello che hai ora non è tuo marito; in questo hai detto il vero». 19Gli replica la donna: «Signore, vedo che tu sei un profeta! 20I nostri padri hanno adorato su questo monte; voi invece dite che è a Gerusalemme il luogo in cui bisogna adorare». 21Gesù le dice: «Credimi, donna, viene l’ora in cui né su questo monte né a Gerusalemme adorerete il Padre. 22Voi adorate ciò che non conoscete, noi adoriamo ciò che conosciamo, perché la salvezza viene dai Giudei. 23Ma viene l’ora – ed è questa – in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità: così infatti il Padre vuole che siano quelli che lo adorano. 24Dio è spirito, e quelli che lo adorano devono adorare in spirito e verità». 25Gli rispose la donna: «So che deve venire il Messia, chiamato Cristo: quando egli verrà, ci annuncerà ogni cosa». 26Le dice Gesù: «Sono io, che parlo con te».

27In quel momento giunsero i suoi discepoli e si meravigliavano che parlasse con una donna. Nessuno tuttavia disse: «Che cosa cerchi?», o: «Di che cosa parli con lei?». 28La donna intanto lasciò la sua anfora, andò in città e disse alla gente: 29«Venite a vedere un uomo che mi ha detto tutto quello che ho fatto. Che sia lui il Cristo?». 30Uscirono dalla città e andavano da lui.

31Intanto i discepoli lo pregavano: «Rabbì, mangia». 32Ma egli rispose loro: «Io ho da mangiare un cibo che voi non conoscete». 33E i discepoli si domandavano l’un l’altro: «Qualcuno gli ha forse portato da mangiare?». 34Gesù disse loro: «Il mio cibo è fare la volontà di colui che mi ha mandato e compiere la sua opera. 35Voi non dite forse: “Ancora quattro mesi e poi viene la mietitura”? Ecco, io vi dico: alzate i vostri occhi e guardate i campi che già biondeggiano per la mietitura. 36Chi miete riceve il salario e raccoglie frutto per la vita eterna, perché chi semina gioisca insieme a chi miete. 37In questo infatti si dimostra vero il proverbio: uno semina e l’altro miete. 38Io vi ho mandati a mietere ciò per cui non avete faticato; altri hanno faticato e voi siete subentrati nella loro fatica».

39Molti Samaritani di quella città credettero in lui per la parola della donna, che testimoniava: «Mi ha detto tutto quello che ho fatto». 40E quando i Samaritani giunsero da lui, lo pregavano di rimanere da loro ed egli rimase là due giorni. 41Molti di più credettero per la sua parola 42e alla donna dicevano: «Non è più per i tuoi discorsi che noi crediamo, ma perché noi stessi abbiamo udito e sappiamo che questi è veramente il salvatore del mondo».

Dovendo commentare questa pagina di Vangelo si rischia di sminuirne la bellezza perdendone il fascino e la trama. L'invito a una rinnovata attenzione alla Parola di Dio in questa Quaresima appena iniziata ci potrebbe riattivare il gusto di una lettura più attenta di certi episodi evangelici. Parole che Dio pronuncia per me, ripetute a me. Come acqua che “zampilla per la vita eterna” e Gesù che mi disseta e mi inebria, come ha fatto con la Samaritana.

Sconfinare
Tutto comincia con una deviazione di percorso da parte di Gesù. Poco prima il Maestro, volendo lasciare la Giudea per recarSi in Galilea, “doveva perciò attraversare la Samaria” (Gv 4,4). Va fatta una precisazione: Gesù doveva o voleva attraversare la Samaria? Dato che non sceglie il percorso più breve che corre lungo il Giordano, ma S'inoltra invece in una terra nemica, ostile soprattutto ai Giudei come Lui. Proprio dove quegli eretici samaritani preferivano adorare Dio sul monte Garizim piuttosto che andare al Tempio di Gerusalemme! Un Gesù poco convenzionale, che ama deviare. Sconfinare là dove voleva incontrare una donna che, senza saperlo, già L'attendeva. Se è vero che la bellezza salverà il mondo, Gesù, con questa Sua appassionante incursione, ci sta anche dicendo che il mondo è destinato alla salvezza perché ancora qualcuno s'innamora degli ultimi, dei più dimenticati e disprezzati della terra. Ciò che è intrigante in questa vicenda è riuscire a intuire cosa davvero intercorre tra Gesù e questa donna samaritana. Come una sorta di corteggiamento amoroso, fatto di sguardi e di parole che affiorano sulle labbra spontanee e pensate a un tempo. Quasi una danza, attorno a quel pozzo che Giacobbe aveva scavato per i suoi animali. Ed è proprio Gesù che rompe ogni indugio. Ignorando volutamente la convenzione che proibiva a un rabbino di rivolgersi ad una donna. Invece Lui Si compromette, chiedendole subito da bere, come fosse un viandante stremato dal caldo e dalla sete in quell'ora così assolata. Così, le dice come implorandola: “dammi da bere”.

Dialogare continuamente
E così Gesù e la Samaritana, come due innamorati dopo i primi approcci, semplicemente cominciano a parlare. Senza calcoli o timori. Come se il tempo non avesse misura e lo spazio si concentrasse tutto attorno a quel pozzo, in quella loro singolare conversazione. Si può così aspettare che due innamorati tornino a ritmi del quotidiano. Invece quelli semplicemente continuano a parlare guardandosi in faccia, intrecciando discorsi che non finiscono. Come cercassero qualcosa che non appartiene a nessuno dei due, ma soltanto a entrambi. Come volessero arrivare altrove. Alludere ad altro ancora. Gesù e quella donna Samaritana avevano cominciato a discutere dell'acqua di quel pozzo profondo e irraggiungibile. Come se la donna dicesse: come posso darti dell'acqua se tu non hai un secchio? Poi però il discorso si fa più serio, dovendo decidere di quale sete si vuole parlare! Come se la sete del cuore di Gesù s'incontrasse per incanto con la sete d'amore che anche quella donna si portava nel corpo. Per giungere così alla sete ultima. Quella più decisiva: la sete di Dio. Appunto - si domanda lei - dove va adorato Dio? Sul Garizim come diciamo noi o a Gerusalemme, nel vostro Tempio? Ed è così, che dentro l'orizzonte di una sete reciproca e appassionata anche Gesù Si rivela, dichiarandoSi a lei per quello che è veramente. Oltre ogni tempio e ogni luogo religioso: chi cerchi? Cerchi il Messia? Ed è Gesù stesso che le risponde così: “Sono io, che sto parlando con te”. Come la volesse consolare con queste parole, riempierle il cuore dicendole una verità così alta e solenne.

Stupirsi ancora
Al culmine di questo dialogo ecco però sopraggiungere i Suoi discepoli. S'erano recati a Sicar a prendere cibo, visto che tanto avevano camminato dietro a Gesù. E “si meravigliavano che parlasse con una donna”. Oltre però non riuscivano a domandare. Piuttosto, nell'incertezza della situazione, preferiscono attenersi al bisogno del momento: “Maestro mangia”, mangia qualcosa! Magari ritorni alla realtà e metti i piedi per terra. Ma lei, abbandonata la sua brocca vuota, corre trafelata in città, cercando di riordinare quel tumulto di emozioni che le risuonavano dentro. Come dovesse rispondere a una domanda urgente, decisiva, alla quale non avrebbe potuto sottrarsi: cosa mi sta succedendo? Intanto Gesù, mentre ancora i Suoi cercavano con insistenza di farLo mangiare, altro non vede che campi di grano maturo che già biondeggiano e a loro parla di un altro cibo che non potevano conoscere ancora: “mio cibo - infatti - è fare la volontà di colui che mi ha mandato e compiere la sua opera”. Ci sta davanti lo splendore dell'opera di Dio. Ci è chiesto pertanto il coraggio di stare fermi in questa scena. Accogliendo quel cominciamento dell'amore che ti prende soltanto se accogli la grazia che ti è data. Importa la pazienza, il coraggio, la perseveranza. Sapendo andare oltre le apparenze; permettendoGli di continuare a scavare, sconfinando. Anche dentro il nostro piccolo cuore. Lui solo sa che anche in noi c'è “un crepaccio assetato di infinito” (S. Kierkegaard). E di certo non ci abbandona. Lo ritroveremo, infatti, sempre accanto “a colui che ha il cuore ferito” (sl 33,19).

 

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