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TESTO La mitezza e la vera umilta' dei discepoli del Signore

padre Antonio Rungi

XIV Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (03/07/2005)

Vangelo: Mt 11,25-30 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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In quel tempo Gesù disse: 25«Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. 26Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza. 27Tutto è stato dato a me dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo.

28Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro. 29Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita. 30Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero».

La parola di Dio della XIV Domenica del tempo ordinario ci invita ad assumere lo stesso stile di vita dell'unico vero nostro Maestro, che è Gesù Cristo. Egli, infatti, è mite ed umile di cuore e dice espressamente che bisogna imparare la mitezza e l'umiltà vera, quelle che offrono possibilità concrete per fare un cammino di santità alla scuola del Maestro per eccellenza. Questa immagine di un Dio umile ci viene presentata nella prima lettura di questa Domenica, tratta dal Profeta Zaccaria." Così dice il Signore: "Esulta grandemente, figlia di Sion, giubila, figlia di Gerusalemme! Ecco, a te viene il tuo re. Egli è giusto e vittorioso, umile, cavalca un asino, un puledro figlio d'asina. Farà sparire i carri da Efraim

e i cavalli da Gerusalemme, l'arco di guerra sarà spezzato, annunzierà la pace alle genti, il suo dominio sarà da mare a mare e dal fiume ai confini della terra". E' l'immagine di Gesù che nella Domenica delle Palme entra in Gerusalemme, nell'immenza della sua Pasqua di Morte e Risurrezione. Un ingresso da Re umile, perché la sua regalità non è di questo mondo, ma di quello eterno e futuro. Un Regno, il suo, di verità e santità, di giustizia e pace. Recita il Salmo 144 di oggi: "Il tuo regno è regno di tutti i secoli, il tuo dominio si estende ad ogni generazione".

Da parte sua il brano del Vangelo di Matteo che ci accompagna nella lettura odierna è esplicito al riguardo della figura di Gesù Cristo, umile Re di gloria. "In quel tempo, Gesù disse: "Ti benedico, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai tenuto nascoste queste cose ai sapienti e agli intelligenti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così è piaciuto a te. Tutto mi è stato dato dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio lo voglia rivelare. Venite a me, voi tutti, che siete affaticati e oppressi, e io vi ristorerò. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per le vostre anime. Il mio giogo infatti è dolce e il mio carico leggero". E' un Maestro speciale quello che ci viene presentato nel testo di oggi, ma che è già preannunciato nell'Antico Testamento: "Buono è il Signore verso tutti, la sua tenerezza si espande su tutte le creature (Sal. 144). E' evidente che Gesù non ci chiede uno vago sentimentalismo o un atteggiamento buonistico che ci fa passare anche per persone gradevoli e socievoli. Ci chiede un impegno di vita totalizzante a servizio del suo regno e della sua missione tra gli uomini. Prendere il giogo, essere semplici, farsi piccoli sono messaggi chiari che richiedono disponibilità ad entrare nell'ottica del divino Maestro e farsi guidare per mano da lui, fosse pure fino al calvario e fino alla donazione della nostra vita per un alto ideale e per una missione per la quale vale la pena donarsi totalmente.

Per riuscire in questo intento è necessario fare tesoro anche degli insegnamenti che ci vengono oggi dalla seconda lettura, tratta dalla lettera di San Paolo Apostolo ai Romani. "Fratelli, voi non siete sotto il dominio della carne, ma dello Spirito, dal momento che lo Spirito di Dio abita in voi. Se qualcuno non ha lo Spirito di Cristo, non gli appartiene. E se lo Spirito di colui che ha risuscitato Gesù dai morti abita in voi, colui che ha risuscitato Cristo dai morti darà la vita anche ai vostri corpi mortali per mezzo del suo Spirito che abita in voi. Così dunque fratelli, noi siamo debitori, ma non verso la carne per vivere secondo la carne; poiché se vivete secondo la carne, voi morirete; se invece con l'aiuto dello Spirito voi fate morire le opere del corpo, vivrete". E' chiaro il messaggio: chi vive nella prospettiva della materia e della temporalità, senza avere un orizzonte spirituale ed eterno per la propria vita, non può piacere a Dio e di conseguenza non può neppure relazionarsi in modo autentico agli altri. Bisogna sganciarsi da una visione "carnale" dell'esistenza, che consiste nel dare importanza alle proprie soddisfazioni materiali ed ai propri piaceri terreni, per fare spazio ad una visione spirituale, entro la quale sappiamo leggere con nuovi parametri gli avvenimenti della nostra vita e quella del nostro tempo. Uno sguardo di fede ci aiuta a vedere le cose in modo diverso, a partire da noi stessi e da tutto quello che ci circonda.

Questo sguardo di fede abbiamo necessità di recuperare in un mondo di superbi ed orgogliosi, di arroganti e presuntuosi, di persone che sanno di tutto e di più e il cui giudizio è inappellabile. Da loro deve uscire sempre l'ultima parola, che non va messa in discussione e che diventa la verità per tutti.

Nella Parola di Dio di questa domenica invece c'è tutta una pedagogia di ricerca della vera sapienza e della vera intelligenza, che parte da una prospettiva di semplicità e di umiltà: "Ti benedico, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai tenuto nascoste queste cose ai sapienti e agli intelligenti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così è piaciuto a te. Tutto mi è stato dato dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio lo voglia rivelare". Non possiamo entrare nel possesso di Dio, se non è Gesù stesso ad introdurci in tale comunione. Cristo è il centro della nostra conoscenza e della nostra sapienza, dei nostri interessi e delle nostre aspettative, delle nostre prospettive temporali, ma soprattutto di quelle eterne della vita che verrà. Conoscere Cristo è conoscere il Padre, è conoscere la vera vita, la vera gioia ed il vero senso della nostra esistenza nel tempo, nella convinzione profonda, che si accresce di giorno in giorno, man mano che progrediamo nella conoscenza di Dio, che la nostra vita è un cammino di vita in vita ed il gusto della vita non può non accompagnarci, anche quando il gioco è pesante ed apparentemente sembriamo soccombere sotto di esso. Invece, nonostante i nostri limiti e le nostre debolezze, le fragilità connaturali all'essere umano, per chi si concentra in Cristo e vive in Lui, anche il giogo più pesante diventa leggero, perché Gesù ci ha detto chiaramente queste incoraggianti parole: "Venite a me, voi tutti, che siete affaticati e oppressi, e io vi ristorerò. Prendete il mio giogo sopra di voi...troverete ristoro per le vostre anime. Il mio giogo infatti è dolce e il mio carico leggero". Quante anime sante che vivono l'esperienza del dolore e della croce possono ben confermare con la loro vita quello che Gesù diceva ai suoi discepoli durante la sua esistenza terrena. A loro risultano di particolare conforto le espressioni del Vangelo di oggi, perché nella fatica e nell'oppressione, nella stanchezza della vita egli è il nostro conforto sicuro, il porto al quale approdare dopo difficili traversate nel mare tempestoso di un mondo che non ama parlare di Dio, né credere in Lui, né affidarsi a Lui. Testimoni di una fiducia totale nella parola del Signore, sono tanti cristiani di oggi convinti che Gesù è l'unica speranza della nostra vita e si incamminano sulla sua scia, che è guida sicura verso la gioia vera in questo mondo e per l'eternità.

 

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