TESTO Esercizi di libertà e bellezza
don Angelo Casati Sulla soglia
I domenica di Quaresima (Anno C) (10/03/2019)
Vangelo: Mt 4,1-11

1Allora Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto, per essere tentato dal diavolo. 2Dopo aver digiunato quaranta giorni e quaranta notti, alla fine ebbe fame. 3Il tentatore gli si avvicinò e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, di’ che queste pietre diventino pane». 4Ma egli rispose: «Sta scritto:
Non di solo pane vivrà l’uomo,
ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio».
5Allora il diavolo lo portò nella città santa, lo pose sul punto più alto del tempio 6e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, gèttati giù; sta scritto infatti:
Ai suoi angeli darà ordini a tuo riguardo
ed essi ti porteranno sulle loro mani
perché il tuo piede non inciampi in una pietra».
7Gesù gli rispose: «Sta scritto anche:
Non metterai alla prova il Signore Dio tuo».
8Di nuovo il diavolo lo portò sopra un monte altissimo e gli mostrò tutti i regni del mondo e la loro gloria 9e gli disse: «Tutte queste cose io ti darò se, gettandoti ai miei piedi, mi adorerai». 10Allora Gesù gli rispose: «Vattene, Satana! Sta scritto infatti:
Il Signore, Dio tuo, adorerai:
a lui solo renderai culto».
11Allora il diavolo lo lasciò, ed ecco, degli angeli gli si avvicinarono e lo servivano.
E che sia questa un'occasione? Dico, la quaresima. L'occasione, il tempo in cui Dio lasci dietro di sé una benedizione? Mi colpivano queste parole del profeta Gioele, perché i giorni non sono mai facili, nemmeno i nostri. E che siano accompagnati da una benedizione, una benedizione di Dio, i miei giorni, i nostri giorni, suona come una notizia buona. Ed è come se tutto fosse affidato a un cambiamento, non è una magia. Un duplice cambiamento: che cambi Dio, che cambiamo noi. Qualcuno potrebbe storcere il naso, quasi sfiorassi l'eresia, all'affermazione che c'è bisogno che cambi Dio, che si ravveda Dio. Dio - dicono i catechismi - è immutabile. Ebbene riascoltate che cosa ci ha detto di Dio Il profeta Gioele: "Chissà che non cambi e si ravveda e lasci dietro a sé una benedizione?".
E pensate: questa è la conversione sicura, quella di Dio, sicura la sua conversione. "Pronto" - è scritto - "a ravvedersi riguardo al male", perché "misericordioso, lento all'ira, grande nell'amore". "Grande nell'amore": e io in che cosa sono grande? E mi nasce così in cuore la domanda sul mio cambiamento, se è secondo quello di Dio: "Io in che cosa sono grande? Come sto riguardo al cuore? Perché nel brano di Gioele, mi colpiva, ripetuto due volte, l'invito da un lato a muoversi: "Ritornate... ritornate " e, dall'altro, il riferimento al cuore. Non è un ritorno né di luoghi né di facciata: "Ritornate a me con tutto il cuore... laceratevi il cuore e non le vesti".
Ecco, come sto riguardo al cuore? Sono grande, sono meschino? Dico, nel cuore? Nell'amore? Bello parlare del cuore, andando lontano dalle immagini tristi e funeree della quaresima. Pensate la bellezza di un tempo in cui ci possiamo prendere cura del cuore. E se batte lento, se batte arido, se batte a intervalli... con la grazia che ci viene dall'Alto e con il nostro esercizio risentirlo pulsare vivo dentro di noi, più vivo, più attento, più sconfinante. Perché questo cambia la vita. E non me lo insegnate proprio voi come cambiano le giornate da come ci entri? Da "con che cuore ci entri"? Cambiano colore: o grigie, o appassionate. Quaresima dunque per restituire bellezza e passione alla vita. Orientarsi a Dio è un guadagno in vita, in bellezza, in libertà.
Mi ritornano alle mente le parole del vescovo don Tonino bella che scriveva: "La quaresima è il tempo per render bella la vita. Cenere e acqua sono gli ingredienti primitivi del bucato di un tempo. E allora si riparte da qui: dal desiderio di rendere bella la tua vita. Sì, proprio la tua vita. Il primo impegno è proprio questo: accorgerti delle bellezze che tu porti dentro e che per qualche motivo hai lasciato da parte. La quaresima poi è il tempo della moltiplicazione. In questo periodo moltiplica, invece di rinunciare. Moltiplica il tuo tempo per le persone, per gli amici; moltiplica le parole buone che fanno bene al cuore. Moltiplica il tempo del silenzio e della meditazione. Prega, leggi, rileggi la tua vita. Ama i passi che hai fatto fino ad oggi.
Questo è il tempo per rendere bella la vita. Non rinunciare solo alle cose materiali e non essere solo contento di non mangiare dolci, di non fumare, di non scrivere sui social; in questo tempo dovrai coinvolgere il cuore a capire come ami le persone. E' il cuore che conta. Buon cammino". Ed è in questa luce, la luce della bellezza che vorrei sfiorare il brano delle tentazioni di Gesù. Un brano che gli evangelisti pongono all'inizio della missione pubblica di Gesù, non certo per isolare la prova di Gesù in una sola ora della sua vita. All'inizio, per dire che il suo cammino sarebbe stato sottoposto al vaglio delle scelte. Gesù non è un automa: non andava per quel cammino, perché non gli fosse possibile sceglierne un altro; non è che fosse indifferente a quanto gli veniva proposto: fu tentato! E il fatto che sia stato tentato durante la sua vita, e che non fosse una finta, e che una prova l'abbia lacerato dentro, non mi diminuisce il suo fascino, me lo ingigantisce e me lo avvicina.
Anche lui tentato, messo alla prova. Anche lui avrebbe potuto scegliere una via diversa da quella che ha liberamente scelto. Noi lo vediamo, nel racconto costruito da Matteo, scegliere per una via che porti con sé la benedizione del Padre e sveli che cosa è la bellezza. Non so se è capitato, se capita anche a voi, di uscire da questo racconto di Matteo come da una narrazione che celebra la bellezza. Voi sapete che Gesù nel vangelo è chiamato "il pastore bello". Leggiamo e siamo presi dalla sua bellezza, ingualcibile: abissalmente lontano, con le sue scelte, dalle strade che generano bruttezza, un brutto vivere.
E' come se sentissimo gorgogliare, tra le pieghe del racconto, il suono della libertà, la bellezza di chi è libero. E sono spunti anche per la riconquista della nostra bellezza, della bellezza della chiesa, della società in cui viviamo, spunti per un buon vivere, anche comunitario. Vado per brevissimi accenni. "Di' che queste pietre diventino pane". Per magia. No, il pane non è bello se a qualcuno tocca averlo come elemosina; può essere eccezione, ma non regola. Regola del buon vivere è che ognuno possa nella vita provare la soddisfazione di averselo guadagnato lui il pane con l'operosità, l'ingegno, l'immaginazione delle sue mani. Con il cuore che mette passione e senso all'operare, anche quando c'è fatica.
Non la magia, no, il passo, uno alla volta. "Gettati dal punto più alto del tempio". Non nasce vita, vita bella, da un vivere dominato dall'ossessione dell'apparire. Si può avere successo, ma è il successo delle maschere, la liturgia delle maschere, una liturgia ampiamente praticata anche oggi. Per nascondere il vuoto. Il vuoto non fa bellezza: fa paura, come le case coloratissime ma senza fondamenta. Fa la bellezza avere radici. "Tutte queste cose avrai se gettandoti ai miei piedi mi adorerai".
Voi mi capite, l'assoggettamento. Pensate quante forme di assoggettamento in agguato: uno sopra e uno sotto: sudditi, di gente che sproloquia di libertà. E poi una persona non la si lascia fiorire, una comunità la si vuole asservire, un paese lo si vuole zittire. E' la distruzione della bellezza. Gesù dice: "Di nessuno schiavo". Dio solo. Che spettacolo! Il vero spettacolo: contemplare questa libertà di Gesù, il pastore bello.
Quaresima, esercizi. Per ritornare alla bellezza, alla libertà.