TESTO Commento su Gv 2,1-5
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II Domenica del Tempo Ordinario (Anno C) (20/01/2019)
Vangelo: Gv 2,1-11
In quel tempo, 1vi fu una festa di nozze a Cana di Galilea e c’era la madre di Gesù. 2Fu invitato alle nozze anche Gesù con i suoi discepoli. 3Venuto a mancare il vino, la madre di Gesù gli disse: «Non hanno vino». 4E Gesù le rispose: «Donna, che vuoi da me? Non è ancora giunta la mia ora». 5Sua madre disse ai servitori: «Qualsiasi cosa vi dica, fatela».
6Vi erano là sei anfore di pietra per la purificazione rituale dei Giudei, contenenti ciascuna da ottanta a centoventi litri. 7E Gesù disse loro: «Riempite d’acqua le anfore»; e le riempirono fino all’orlo. 8Disse loro di nuovo: «Ora prendetene e portatene a colui che dirige il banchetto». Ed essi gliene portarono. 9Come ebbe assaggiato l’acqua diventata vino, colui che dirigeva il banchetto – il quale non sapeva da dove venisse, ma lo sapevano i servitori che avevano preso l’acqua – chiamò lo sposo 10e gli disse: «Tutti mettono in tavola il vino buono all’inizio e, quando si è già bevuto molto, quello meno buono. Tu invece hai tenuto da parte il vino buono finora».
11Questo, a Cana di Galilea, fu l’inizio dei segni compiuti da Gesù; egli manifestò la sua gloria e i suoi discepoli credettero in lui.
«Vi fu una festa di nozze a Cana di Galilea e c'era la madre di Gesù. Fu invitato alle nozze anche Gesù con i suoi discepoli. Venuto a mancare il vino, la madre di Gesù gli disse: «Non hanno vino». E Gesù le rispose: «Donna, che vuoi da me? Non è ancora giunta la mia ora». Sua madre disse ai servitori: «Qualsiasi cosa vi dica, fatela».
Gv 2,1-5
Come vivere questa Parola?
Nella chiassosa atmosfera di voci indistinte e di canti, tra danze propiziatrici e rituali di galateo, il vorticoso giro di uomini e cose travolti dall'ebrezza festosa rischia, nella vissuto odierno malato di effimero, di smarrire la fonte del proprio entusiasmo e di perdersi in una sterile assenza di coscienza. L'uomo è fatto per gioire e per festeggiare la presenza dell'Amato, “il regno di Dio infatti non è cibo o bevanda” (Rom 14,17): è qualcosa che nasce da dentro! La tristezza è dietro l'angolo, per chi si accontenta di un po' d'allegria a basso prezzo, per chi brinda senza partecipare col cuore: se si perde di vista il festeggiato, i tanti convitati rimarranno sbarazzina compagnia di anonimi alcolisti... Gesù, uno degli invitati dell'ultima fila, dona la ricetta per rendere la propria vita un tripudio di gioia: accorgersi di Lui, sceglierlo come sposo, abbandonarsi al suo amore che rigenera e moltiplica, sollevarlo dalle retrovie ed introdurlo accanto a sé nel posto d'onore, diventare a nostra volta “discepolo che Egli ama”.
Nella consapevolezza che il Signore chiama la mia vita a pienezza, verifico se sono disposto a lasciare che la grazia mi riempia “fino all'orlo” per arrivare a gustare una gioia profonda: a vivere con serietà i miei impegni, senza timore di scomodarmi dalle mie pigrizie; a sopportare persone o situazioni inopportune e scomode; a non accontentarmi di soluzioni approssimative e comode di tutti i miei problemi.
La voce di un Giornalista
“La strada è sempre lunga, faticosa, giorni buoni, giorni di piombo. E quel vino di Cana sempre là. Un Doc, si capisce. A denominazione di origine controllata: dalla fede e dalla storia”.
G. Torelli
Don Enrico Emili - enricoemili@tiscali.it