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TESTO A noi tocca aprire i cieli

don Angelo Casati   Sulla soglia

Battesimo del Signore (anno C) (13/01/2019)

Vangelo: Lc 3,15-16.21-22 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 3,15-16.21-22

15Poiché il popolo era in attesa e tutti, riguardo a Giovanni, si domandavano in cuor loro se non fosse lui il Cristo, 16Giovanni rispose a tutti dicendo: «Io vi battezzo con acqua; ma viene colui che è più forte di me, a cui non sono degno di slegare i lacci dei sandali. Egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco.

21Ed ecco, mentre tutto il popolo veniva battezzato e Gesù, ricevuto anche lui il battesimo, stava in preghiera, il cielo si aprì 22e discese sopra di lui lo Spirito Santo in forma corporea, come una colomba, e venne una voce dal cielo: «Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento».

L'orizzonte è ancora quello dello svelamento, lo svelamento del Figlio di Dio che si fa uomo. Dove, come lo svelamento? Dove? Il pensiero d'istinto va alla caratteristica - quasi una costante - che lega i luoghi dello svelamento che stiamo ripercorrendo nella liturgia. Penso abbia colpito anche voi: una mangiatoia in un rifugio di pastori, una casa come tutte a Betlemme, ora un tratto di fiume al Giordano.

Non so se stupisce anche voi il fatto che siamo sempre lontani da Gerusalemme, la grande città, dal tempio, dai luoghi cosiddetti sacri. E sacra diventa la mangiatoia, sacra una casa qualunque, sacre diventano le acque. Da ora in avanti - voi mi capite - diventa difficile dire che qualche luogo, per sua natura, non sia sacro, non sia sfiorato dal divino. Il racconto del battesimo di Gesù, nel vangelo di Luca, è molto sobrio. Ma i simboli sono colmi di suggestione.

Mi incanto alle acque: non è un battesimo per aspersione o per un rigo d'acqua fatto fluire sulla fronte da una ciotola, è una immersione, immersione nelle acque. E Luca, come gli altri evangelisti, fa notare che quello di Gesù non fu un battesimo da isolato: "mentre tutto il popolo veniva battezzato" è scritto. Gesù - potremmo dire - condivide l'ansia di rinnovamento, di cose nuove, di aria nuova che aveva condotto il popolo a quelle acque nel deserto. E Gesù partecipa - non fa finta - partecipa a questa speranza che ha messo in cammino la gente. Partecipa, anzi sarà un artefice, sarà l'artefice di questa speranza.

Guai a spegnere le speranze, guai a chi alimenta per vile interesse solo paure, a chi inonda le nostre giornate di cupezze, il nostro cielo di pessimismo. E' ferita, è ferita mortale. Così Gesù, nell'acqua che scorre, condivide il desiderio, che ci abita, di lavarci dalle opacità, dalle stanchezze, dalle disillusioni. Come succede quando, dopo ore di fatiche o di stanchezza, hai la fortuna, il miracolo dell'acqua. Con cui lavarti il viso. E respiri. E forse pensi a quanti, dopo notti inquiete, non hanno dove lavare un viso.

Perdonate, chissà quante volte sarà capitato anche a voi - a me capitò nelle prime ore di un mattino dello scorso agosto, nel parco di Via dei Giardini, e mi fece molto pensare - di vedere un uomo entrare e lavare il viso alla fontanella, che dà acqua notte e giorno e poi subito uscire. L'acqua che ti fa risuscitare. Con il suo battesimo Gesù dà inizio al tempo dell'acqua che ti rigenera, che ti risuscita, che è acqua corrente, non stagnante. Non dirà forse alla donna samaritana che lui ha l'acqua che zampilla? Zampilla e mai si impaluda?

Penso a lui, che, come quella fontanella, dà acqua giorno e notte, e così abbondante che fuoriesce. Non calcola, né ha esclusive. Mi verrebbe da desiderare di essere come Gesù, come quella fontanella che ristora, e non ha esclusive, in un abbondanza senza risparmi. Nel racconto del battesimo di Luca - e solo nel suo vangelo - è annotato un dettaglio, che dettaglio non è, è fessura. Di Gesù è detto che, uscito dalle acque, "stava in preghiera". Lui, capace di preghiera anche in mezzo a una folla. Non è detto per che cosa o per chi pregasse Gesù. Ci è detto che era in dialogo con Dio.

Non so se il segreto di quella sua preghiera potrebbe in parte essere sfiorato dalla risposta che venne per lui dal cielo mentre pregava. Forse sentiva anche lui, in quel suo inizio, il bisogno di una chiarezza nuova, su se stesso, sulla sua missione. Che cosa gli era chiesto: doveva essere fedele a quell'inizio? Immerso con tutti, dentro l'ansia di rinnovamento, a costo di pagare a caro prezzo? In mezzo a tutti, perché coloro che si fossero immersi in lui, nella sua acqua, divenissero a loro volta speranza per tutti? Era questo il suo cammino?

E' la domanda che a volte anche noi ci facciamo, nelle diverse tappe della nostra vita: è questo o è altro? E' scritto: "Il cielo si aprì e discese sopra di lui lo Spirito santo in forma corporea come di colomba". Le acque e lo Spirito. Voi ricordate le acque delle origini; è scritto: "Lo Spirito di Dio aleggiava sulle acque (Gen 1,2). E fu la bellezza della creazione. Ricordate l'arca nelle acque del diluvio e la colomba che porta ramoscello d'ulivo, come a dire, su comando di Dio: "Si ricomincia. Dio lo vuole". Avviene anche con Gesù nelle acque del fiume: lo Spirito sopra di lui.

Come a dire: "Si ricomincia, questo è l'inizio degli inizi". Voi subito capite che il battesimo non è atto concluso. Come a volte si pensa: "L'abbiamo battezzato!". No, è inizio di cammini, sulle orme di Gesù. Su di lui la voce dal cielo dice: "Tu sei il Figlio mio, l'amato, in te ho posto il mio compiacimento". Permette di aggiungere un ultimo pensiero. Sempre a colpirmi sono "i cieli che si aprono". Vedete, a uno che è disperato viene facile dire: "Nella vita per me i cieli sono chiusi".

Qualche volta può essere anche colpa nostra dare ad un altro la sensazione che la sua vita sia un fallimento, un vuoto assoluto, come vivesse sotto cieli chiusi. Tutto chiuso. La follia del chiuso. Dio non è nel chiuso. Ce lo ha ricordato la lettera agli Efesini, ci ha ricordato che Gesù "ha abbattuto il muro della separazione". Capite allora che cosa significhi battezzarsi. Dio apre i suoi cieli per dire al suo figlio una parola che ha il sapore di una conferma, una conferma del suo amore e della sua missione.

La voce, secondo il vangelo di Luca, è per lui, per Gesù. Forse doveva sentirselo dire anche lui. Ma - diciamolo - anche noi abbiamo bisogno di sentircelo dire che siamo amati, che c'è un disegno di Dio scritto in noi. Se tu rimani in silenzio, nel silenzio che è preghiera, la voce Dio ti apre alla fiducia, ti invita a guardare il sogno di Dio che è dentro di te. Ma Dio ha aperto i suoi cieli su tutti. Riaprire i cieli dovrebbe diventare la nostra passione. Riaprirli perché? Perché ogni volta che abbiamo fatto sentire a qualcuno di essere un buono a nulla o di non essere all'altezza o di essere un perduto o di non avere le qualità per stare con noi, con la nostra sfiducia noi abbiamo incupito e chiuso i cieli sopra di lui.

I cieli li riapriamo riconoscendo la dignità di ogni persona, aiutando ognuno a credere alla bontà, all'autenticità, alla bellezza che lo abitano. Anche questo mi è sembrato di leggere nella voce dall'alto. "Se noi imparassimo ad aprire i cieli" scriveva un mio amico prete "potremmo diventare i collaboratori della fantasia di Dio" (Marco Campedelli).

 

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