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TESTO Come Giovanni Battista: testimoni, ma diversi

diac. Vito Calella

II Domenica di Avvento (Anno C) (09/12/2018)

Vangelo: Lc 1,26-38 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 3,1-6

1Nell’anno quindicesimo dell’impero di Tiberio Cesare, mentre Ponzio Pilato era governatore della Giudea, Erode tetrarca della Galilea, e Filippo, suo fratello, tetrarca dell’Iturea e della Traconìtide, e Lisània tetrarca dell’Abilene, 2sotto i sommi sacerdoti Anna e Caifa, la parola di Dio venne su Giovanni, figlio di Zaccaria, nel deserto. 3Egli percorse tutta la regione del Giordano, predicando un battesimo di conversione per il perdono dei peccati, 4com’è scritto nel libro degli oracoli del profeta Isaia:

Voce di uno che grida nel deserto:

Preparate la via del Signore,

raddrizzate i suoi sentieri!

5Ogni burrone sarà riempito,

ogni monte e ogni colle sarà abbassato;

le vie tortuose diverranno diritte

e quelle impervie, spianate.

6Ogni uomo vedrà la salvezza di Dio!

La Testimonianza di Giovanni Battista

«La Parola di Dio scese su Giovanni, figlio di Zaccaria, nel deserto». È un modo per dire che Giovanni, nella solitudine del deserto accolse nel suo cuore e nella sua mente le parole degli antichi profeti. La Parola di Dio penetrò in lui come scende e penetra la pioggia nella terra, rendendola feconda. Gli scritti profetici ispirarono la sua predicazione. Giovanni divenne un pellegrino della Parola di Dio. Non rimaneva fisso in un luogo, camminava nella regione del Giordano, per incontrare molte persone e invitarle alla conversione. Il battesimo era il segno della loro disposizione a riconoscersi peccatori e attendere preparati l'inviato di Dio, il messia, donatore del perdono divino. Il contenuto della sua predicazione era un misto di buona notizia della grandezza del perdono di Dio e di severa notizia della ira divina che si sarebbe manifestata in chi non avesse fatto nulla per cambiare di vita (Lc 3, 7-9). Le sue parole toccavano il cuore di tutti. Quelli della folla, i pubblicani, i soldati gli domandavano: «Che cosa dobbiamo fare?». I suoi consigli li troviamo documentati nel vangelo di Luca (Lc 3, 10-14).

Testimoni come Giovanni Battista
Cosa suscita in noi la testimonianza di Giovanni Battista? Abbiamo appena ricordato qualcosa della sua vita.
Così come avvenne in Giovanni, rendiamoci conto che il dono della Parola di Dio è già a disposizione per discendere in noi e illuminare la nostra vita! Invochiamo lo Spirito Santo e disponiamoci all'ascolto nel deserto del silenzio della nostra preghiera. Giovanni fu profeta solitario, in quel contesto storico e in quel luogo geografico, così ben descritto dell'evangelista Luca; anche noi siamo chiamati ad essere profeti nel nostro contesto storico e culturale, e ci sentiamo un po' solitari.
Giovanni fu testimone della Parola di Dio in una storia di re e sommi sacerdoti non preoccupati di conversione, però le folle si dimostravano sensibili all'annuncio. Noi vogliamo essere «cooperatori alla diffusione del Vangelo» (Fil 1,5), come lo era la comunità di Filippi, insieme a Paolo. Il contesto in cui viviamo ci mette alla prova perché tanta gente, anche nostri amici e familiari, sembra essere indifferente all'accoglienza del dono della Parola di Dio e alla conversione. Invece scopriamo stupiti una vera sete di Dio nel cuore di tantissime persone.
Che cosa possiamo offrire? Vogliamo avere il coraggio di Giovanni Battista, ma abbiamo molto di più da offrire.

Testimoni diversi da Giovanni Battista
È bello ricordarci che la nostra testimonianza è profondamente diversa da quella di Giovanni, perché tra lui e noi è avvenuto l'evento Cristo! Ogni anno ricordiamo la storia di Gesù. Ci stiamo preparando a ricordare la sua nascita a Betlemme.
Ricorderemo la sua morte e risurrezione. Percorreremo un altro anno liturgico illuminati soprattutto dall'ascolto continuato del vangelo di Luca. La gente che vive attorno a noi non si attende di vederci come persone che vivono solo del ricordo di Gesù. Ciò che incide nella vita dei nostri vicini è la testimonianza di quanto e come Gesù Cristo morto e risuscitato abbia trasformato la nostra vita e le nostre relazioni con il dono dello Spirito Santo.
Il dono della riconciliazione annunciata da Giovanni l'abbiamo ottenuto gratuitamente con la morte e risurrezione di Gesù.
La testimonianza della nostra conversione non parte più dalla preoccupazione di «cosa dobbiamo fare», ma inizia con il nostro scoprire e lasciare «fare in noi» il «frutto di giustizia» (Fil 1, 11), cioè il dono dello Spirito Santo.
La più bella testimonianza che siamo chiamati a donare come cristiani nel nostro contesto storico culturale è quella «dell'essere ricolmi di quel frutto di giustizia che si ottiene per mezzo di Gesù Cristo a gloria di Dio Padre» (Fil 1,11). Grazie al dono dello Spirito Santo siamo chiamati a dare testimonianza della «nostra carità che cresce sempre di più in conoscenza e pieno discernimento, sapendo distinguere ciò che è meglio ed essere integri e irreprensibili per il giorno di Cristo» (Fil 1, 9-10). La nostra conversione possa diventare un esercizio permanente di discernimento comunitario della volontà di Dio, pieni della presenza dello Spirito Santo che ci unisce nella comunione.
Giovanni Battista fu testimone solitario. Noi, come comunità unita nella carità, siamo i nuovi testimoni. Guidati dallo Spirito Santo viviamo vere relazioni di gratuità tra di noi! Mettiamoci tutte le nostre capacità, con gioia e libertà, per di irradiare attorno a noi un' immagine di comunità cristiana somigliante alla nuova Gerusalemme, chiamata da Dio, per mezzo del profeta Baruc «per sempre pace di giustizia e gloria di pietà» (Bar 5,4). Dovunque siamo riuniti nel nome di Cristo morto e risuscitato, le nostre relazioni di gratuità diventino luogo accogliente di pace, in cui regna la giustizia del rispetto della dignità di ogni persona; diventino luogo di quel calore di compassione e misericordia irrorato continuamente di preghiera, che fa risplendere la gloria di Dio in mezzo a noi.
Uniti nella carità potremo dire a tutti coloro che incontriamo, non che «grandi cose abbiamo fatto», confidando solo nelle nostre capacità, ma che «grandi cose ha fatto il Signore per noi».

 

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