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TESTO Le profezie adempiute

don Walter Magni   Chiesa di Milano

3a domenica Tempo di Avvento (anno C) (02/12/2018)

Vangelo: Lc 7,18-28 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 7,18-28

18Giovanni fu informato dai suoi discepoli di tutte queste cose. Chiamati quindi due di loro, Giovanni 19li mandò a dire al Signore: «Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?». 20Venuti da lui, quegli uomini dissero: «Giovanni il Battista ci ha mandati da te per domandarti: “Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?”». 21In quello stesso momento Gesù guarì molti da malattie, da infermità, da spiriti cattivi e donò la vista a molti ciechi. 22Poi diede loro questa risposta: «Andate e riferite a Giovanni ciò che avete visto e udito: i ciechi riacquistano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono purificati, i sordi odono, i morti risuscitano, ai poveri è annunciata la buona notizia. 23E beato è colui che non trova in me motivo di scandalo!».

24Quando gli inviati di Giovanni furono partiti, Gesù si mise a parlare di Giovanni alle folle: «Che cosa siete andati a vedere nel deserto? Una canna sbattuta dal vento? 25Allora, che cosa siete andati a vedere? Un uomo vestito con abiti di lusso? Ecco, quelli che portano vesti sontuose e vivono nel lusso stanno nei palazzi dei re. 26Ebbene, che cosa siete andati a vedere? Un profeta? Sì, io vi dico, anzi, più che un profeta. 27Egli è colui del quale sta scritto:

Ecco, dinanzi a te mando il mio messaggero,

davanti a te egli preparerà la tua via.

28Io vi dico: fra i nati da donna non vi è alcuno più grande di Giovanni, ma il più piccolo nel regno di Dio è più grande di lui.

Gesù, per quanto sia già entrato nella nostra storia (adventus), tuttavia, in quanto morto e risorto, ci viene incontro continuamente come Colui che ancora viene (adveniens). Tra queste due situazioni - l'essere già venuto e il fatto che sicuramente verrà alla fine del mondo - sta il tempo della nostra storia, come occasione di conversione a Lui, di adesione e di sequela nei Suoi confronti. Una adesione a Gesù che ha sperimentato anche Giovanni Battista.

Equivoci
Circa la conversione ci sono dei fraintendimenti. Una prima confusione consiste nell'intendere la conversione come il passaggio di chi va dal non essere credente al credere, dal non credere in Dio all'accedere a qualche espressione religiosa. Quando Giovanni Battista gridava nel deserto: “fate dunque frutti degni della conversione” (Mt 3,8) non si rivolgeva a dei non credenti, ma a degli ebrei convinti della loro fede. Orgogliosi di appartenere alla lunga tradizione religiosa avviata da Abramo. Il secondo equivoco a riguardo della conversione consiste, invece, nel ritenere che essa sia frutto di una sola azione. Un atto di conversione che una volta avvenuto, è posto per sempre. Invece tutti sperimentiamo che ci si converte nel tempo. Come se la conversione fosse qualcosa che ci accompagna per tutta la vita. Come fossimo continuamente in stato di conversione. Come anche ci insegna la liturgia alla quale partecipiamo la domenica, quando all'inizio ci viene chiesto di chiedere perdono: “confesso a Dio Onnipotente e a voi fratelli, che ho molto peccato in pensieri, parole, opere e omissioni, per mia colpa, mia colpa, mia grandissima colpa”. Ed è proprio quello che si può comprendere ascoltando il brano evangelico odierno. Il fatto cioè che non solo Giovanni Battista ha aiutato tanta gente a convertirsi a Gesù che stava per venire, per comparire sulla scena, ma che lui stesso si è dovuto convertire a Gesù. Decentrandosi dalle sue convinzioni e abitudini religiose, per imparare a convergere continuamente su Gesù che veniva nel mondo anche per lui.

Domande
Come si caratterizza propriamente la conversione di Giovanni Battista? Nel passare dall'attaccamento a una sua immagine di Messia a quel Messia che concretamente rappresentava Gesù. Un passaggio difficile per un ebreo convinto e osservante come lui. Lui, che s'era abituato per anni a vedere che tanta gente lo raggiungeva nel deserto per ascoltarlo e farsi battezzare. Ascoltando alcuni antichi profeti aveva identificato il Messia anzitutto come un guerriero vittorioso. Che avrebbe fatto di tutto per riuscire a liberare il popolo d'Israele dalla schiavitù nella quale era caduto a causa dei suoi peccati. Anzi, proprio a causa di questa sua predicazione chiara e decisa Giovanni Battista era stato imprigionato da Erode. E mentre si trovava in carcere, gli giungeva l'eco dei successi che Gesù stava raccogliendo, proponendo una predicazione molto diversa dalla sua: “Giovanni fu informato dai suoi discepoli di tutte queste cose”. Intanto nel suo cuore si accavallavano tante domande, al punto che, chiamati due suoi discepoli, “li mandò a dire al Signore: ‘Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?'”. Giovanni si sentiva confuso a riguardo di Gesù, Per un verso non lo abbandona, per un altro qualcosa non gli corrisponde. La roccia del deserto viene invasa dal dubbio che a lungo consuma. Del resto avviene: anche i nostri giorni non sono tutti uguali. Ci sono giorni nei quali daremmo tutto per Gesù e ce ne sono altri nei quali ci domandiamo se davvero stando con Lui abbiamo intrapreso la strada giusta.

Convertirsi a Gesù
Certo, Giovanni Battista si immaginava un Messia che separa di netto il grano dalla paglia. Che fa piazza pulita di tutto quello che non va in questo mondo che tutto confonde e appiattisce. Gesù non agisce da moralista. Non separa i giusti dai peccatori. Piuttosto li va a cercare, sedendosi a tavola con loro! Forse che anche noi non veniamo presi dalle stesse domande di Giovanni Battista? Che cosa ho fatto di male per finire così? Perché Dio mi punisce così? Perché non mi libera? Perché i cattivi la fanno franca, mentre gli innocenti sembrano pagare ingiustamente? E ce la prendiamo anche con questo Papa che ci sembra fare più il buonista che il capo supremo di questa Chiesa che va a rotoli. Forse a volte se la va proprio a cercare! Per quanto sembri parlare chiaro, tuttavia, come papa Giovanni XXIII, stigmatizza tutte le nostre forme di peccato, ma poi continua ad abbracciare i peccatori. Dove sta portando la Chiesa? Non rischiamo la confusione se non l'estinzione? Eppure anche Gesù parla chiaro, riferendosi ai fatti: “andate e riferite: i ciechi riacquistano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono purificati, i sordi odono, i morti risuscitano, ai poveri è annunciato il Vangelo”. Un conto è la fede dei libri e delle asserzioni e un conto è fare come Gesù che Si prende cura dei poveri, dei più deboli, degli scartati. Più che rispondere alla domanda se è Lui o non è Lui il Messia, Gesù rimanda ai fatti. A fatti di Vangelo, a quelle che dovremmo imparare a chiamare opere di misericordia. Senza stancarci di continuare ad operare in questo senso.

 

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