TESTO Ora sappiamo dove sta la benedizione!
don Angelo Casati Sulla soglia
2a domenica Tempo di Avvento (anno C) (25/11/2018)
Vangelo: Mc 1,1-8
1Inizio del vangelo di Gesù, Cristo, Figlio di Dio.
2Come sta scritto nel profeta Isaia:
Ecco, dinanzi a te io mando il mio messaggero:
egli preparerà la tua via.
3Voce di uno che grida nel deserto:
Preparate la via del Signore,
raddrizzate i suoi sentieri,
4vi fu Giovanni, che battezzava nel deserto e proclamava un battesimo di conversione per il perdono dei peccati. 5Accorrevano a lui tutta la regione della Giudea e tutti gli abitanti di Gerusalemme. E si facevano battezzare da lui nel fiume Giordano, confessando i loro peccati. 6Giovanni era vestito di peli di cammello, con una cintura di pelle attorno ai fianchi, e mangiava cavallette e miele selvatico. 7E proclamava: «Viene dopo di me colui che è più forte di me: io non sono degno di chinarmi per slegare i lacci dei suoi sandali. 8Io vi ho battezzato con acqua, ma egli vi battezzerà in Spirito Santo».
Confesso, mi sono lasciato prendere dal grido del Battista: "Preparate la via del Signore, Raddrizzate i suoi sentieri". Un grido nel deserto. Mi sono lasciato prendere dal verbo "preparare" e dall'immagine della "via". A colpirmi fu innanzitutto il verbo "preparare": "Preparate....". Mi sono detto che è un verbo di avvento, di attesa. Cioè un verbo in vista di qualcuno, di qualcosa. Penso a una donna che prepara una tavola, a chi prepara una casa o una culla, a chi prepara un percorso o un articolo o un libro, o una zolla, o un fiore. Oppure prepari te stessa o te stesso. Ma per chi, per che cosa?
Il verbo è abitato da una domanda: per chi, per che cosa tu prepari o ti prepari? Come se ardesse nel verbo un'attesa. Forse di un volto. Non è un preparare vuoto. Lo abita un pensiero. Mi sono chiesto se mi è familiare il verbo "preparare": io che cosa preparo? O per chi mi preparo? Giovanni invitava a preparare la via del Signore. E, sentendolo, mi sono chiesto se mi abita un'attesa. Se l'attendo, allora preparo la via, la preparo, come si prepara una cena. Mi sono detto: anche la Messa potrebbe essere immaginata come una via del Signore.
Voi per venire qui percorrete una via, più vie, per me è scendere dei gradini. Prepariamo - mi chiedo - noi stessi con il pensiero che lui arriva tra noi? Ci prepariamo? Come? Io penso, con il desiderio. Penso che la vera via da preparare, prima fra tutte, sia il desiderio. Il desiderio della sua Parola, della sua Parola e del suo pane, il pane del suo volto. Non so se le cose che abbiamo qui preparato questa mattina siano tutte belle, tutte perfette. E nemmeno noi siamo luminosissimi e perfetti. Dopo tutto lui ha detto che è venuto "non per i giusti ma per i peccatori". Ma che ci abiti un desiderio. Sono poco, non sono un mostro di perfezione, sono poco! Ma mi arda in cuore il desiderio.
Una Messa, per esempio, dove arda il desiderio. Ma mi ha preso anche un altro pensiero. La via, la via al Signore, la vorremmo preparare anche per altri: donne e uomini del nostro tempo, nostre amiche, nostri amici, compagni di viaggio, che non frequentano la strada della chiesa, delle nostre liturgie. Qualche volta magari ci hanno provato ma non gli hanno fatto ardere il cuore. E poi in alcuni il distacco si è come accentuato per tutto ciò di cui noi uomini di chiesa ci siamo macchiati in questi anni e in anni lontani.
Mi sono detto che la via al Signore non è univoca, ma plurale. Già un proverbio, saggio, dice che le vie del Signore sono infinite. Ebbene, andando lungo questi pensieri che oggi condivido con voi, mi sono anche detto che anche la modalità dell'incontro in parte forse è cambiata. Forse è un'idea bizzarra e non è detto che tutti debbano essere d'accordo con me: vorrei dirvi che la modalità della voce del Battista oggi potrebbe essere in alcuni casi meno confacente. La sua testimonianza - badate bene - è luminosissima, da incanto! Ma "la voce che grida" oggi? Oggi che tutti gridano?
E poi Gesù, già lui - voi lo sapete - aveva preso come sue le parole delle Scritture sacre che annunciavano: "Non alzerà la voce!". Non alzerà la voce. Vi devo confessare che io sono stato segnato, per gran parte della mia vita di prete dalle parole di una ragazzina di undici anni. Che un giorno mi disse: "E ora chi mi parlerà sottovoce di Dio?". E così ritorno a dirvi che oggi, in un mondo di urlatori, forse è proprio il sottovoce che può far breccia. Vorrei dirvi - giustamente mi direte che è un mio pallino - che una via del Signore può essere oggi il racconto: nel racconto può accendersi anche il nome di Gesù. Ascolti l'altro che racconta passaggi della sua vita - racconta un dolore, racconta una morte, racconta una nascita, racconta un amore, racconta un sogno, racconta una paura, racconta una indignazione, racconta uno stupore, racconta un brivido di bellezza... tu ascolti, hai da imparare.
E hai anche da raccontare, raccontare di Gesù: "Pronti" - è scritto nella lettera di Pietro - "a rispondere della speranza che è in voi. Tuttavia questo sia fatto con dolcezza e rispetto, con una retta coscienza" (1Pietro 3, 14-15). Il racconto tiene il sapore del rispetto e della dolcezza. Ritorniamo al racconto. Ma, sempre sostando sulla immagine della via, vorrei da ultimo riprendere con voi il brano che oggi abbiamo letto del profeta Isaia che parla di vie, di strade. Chissà quante volte ci avete pensato: che le strade si costruiscono per unire, anche nel deserto per unire; costruisci una strada. Anche quando la terra ha tremato... costruisci una strada. Perché nessuno rimanga isolato.
Elimina i macigni, costruisci strade. Lo sento come un richiamo: elimina i macigni, costruisci strade. Vi devo confessare che - saranno forse anche una necessità - ma a me fanno una grande tristezza i blocchi stradali, che so io, in piazza Duomo e altrove. Vorrei almeno che non diventassero un insegnamento. Insegniamo invece - questo sì - a costruire, a tutti i livelli, strade per creare comunicazione, perché nessuno rimanga isolato. Quando lo fai, lì c'è Dio. E guardati dal mettere il nome di Dio sui macigni.
Vi lascio con le parole di Isaia - pensate che cosa erano stati, per gli israeliti, gli Egiziani e gli Assiri! -. Eccole: "In quel giorno ci sarà una strada dall'Egitto verso l'Assiria; l'Assiro andrà in Egitto e l'Egiziano in Assiria, e gli Egiziani renderanno culto insieme con gli Assiri. In quel giorno Israele sarà il terzo con l'Egitto e l'Assiria, una benedizione in mezzo alla terra".
Ora sappiamo dove sta la benedizione.