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TESTO I figli del Regno

don Walter Magni   Chiesa di Milano

2a domenica Tempo di Avvento (anno C) (25/11/2018)

Vangelo: Mc 1,1-8 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mc 1,1-8

1Inizio del vangelo di Gesù, Cristo, Figlio di Dio.

2Come sta scritto nel profeta Isaia:

Ecco, dinanzi a te io mando il mio messaggero:

egli preparerà la tua via.

3Voce di uno che grida nel deserto:

Preparate la via del Signore,

raddrizzate i suoi sentieri,

4vi fu Giovanni, che battezzava nel deserto e proclamava un battesimo di conversione per il perdono dei peccati. 5Accorrevano a lui tutta la regione della Giudea e tutti gli abitanti di Gerusalemme. E si facevano battezzare da lui nel fiume Giordano, confessando i loro peccati. 6Giovanni era vestito di peli di cammello, con una cintura di pelle attorno ai fianchi, e mangiava cavallette e miele selvatico. 7E proclamava: «Viene dopo di me colui che è più forte di me: io non sono degno di chinarmi per slegare i lacci dei suoi sandali. 8Io vi ho battezzato con acqua, ma egli vi battezzerà in Spirito Santo».

La parola e-vangelo (buona notizia) è risuonata con la forza propria di chi sta ormai per incontrare una persona importante: “Inizio del Vangelo di Gesù, Cristo, Figlio di Dio”. Il Vangelo di Marco, infatti, non è un libro composto da principi e teorie, ma l'invito a incontrare una persona precisa e ben identificata da nomi che vanno scanditi lentamente: “Gesù, Cristo, Figlio di Dio”. Come li dovessi ricordare bene, fare tuoi per sempre.

Inizio del Vangelo.
“Inizio del vangelo di Gesù, Cristo, Figlio di Dio”. Sono parole scelte con cura. Come se l'evangelista volesse farti sapere che stai per iniziare a leggere un libro importante. Per incontrare un personaggio straordinario. Col quale cominciare a prendere confidenza, famigliarità. Così come è Lui. Prima delle tue attese e dei tuoi pensieri. Gli studiosi ritengono che Marco, che ha inventato il genere letterario vangelo, si stia rivolgendo a comunità diverse. Chi pensa a qualche città ellenistica della Galilea o della Decapoli, chi alla comunità della Siria e altri alla comunità di Roma. Marco ha uno sguardo lungo. E intanto vedo la fatica nei confronti dell'annuncio proprio delle nostre comunità cristiane d'Occidente. E mi domando: forse Marco a suo modo ci sta provocando? Lui, che per un verso, stando alla tradizione, fu ad un tempo discepolo e interprete della memoria evangelica di Pietro, ma anche al seguito dei viaggi di Paolo. Come se in Marco si raccogliessero ad un tempo sia la fatica ad uscire dai confini ebraici per annunciare l'evangelo, così come è stato per Pietro, sia la forza e l'entusiasmo di Paolo ad andare sempre oltre. Ai confini del mondo, pur di annunciare un Vangelo senza calcoli e senza misure. Lui, che si è fatto tutto a tutti per salvare ad ogni costo qualcuno. Perché “tutto io faccio per il vangelo” (1 Cor 9,22-23). Bene, dunque: Gesù è per me, oggi, per te, per noi, una buona notizia? “Inizio del vangelo di Gesù di Gesù, Cristo, Figlio di Dio” dice Marco. Può ancora iniziare Gesù in me? In te? In chi ancora ci ascolta e incontriamo?

Iniziare a Gesù
Nella vita di tanti credenti trapela stanchezza, confusione, scoraggiamento. Come se appartenessero a una Chiesa che, nata dal Vangelo ha perso sapore e mordente. Una chiesa che non entusiasma più nessuno. Come avesse perso la forza degli inizi; la gioia di appartenere a una tradizione di santi e di martiri. Per questo, andando avanti gli inizi di questo Vangelo, importa lasciarsi iniziare a Gesù. Perché per seguire davvero Lui, per stare con Lui, è fondamentale una mediazione. Una vera e propria introduzione. La forza di una voce che ancora ti scuote, indirizzando la libertà e i tuoi primi passi. Tenendoti per mano, oltre l'incertezza e l'indecisione. Oltre tante buone intenzioni. La figura di Giovanni Battista sta all'inizio del Vangelo di Marco come un traghettatore. Come colui che, conoscendo la sponda delle nostre fatiche e incertezze, sta forte e sicuro di fronte ai nostri tentennamenti e alle nostre paure. “Come sta scritto nel profeta Isaia: ‘Ecco, dinanzi a te io mando il mio messaggero: egli preparerà la tua via'”. Cogliere appieno il valore della persona di Gesù significa lasciarsi introdurre con decisione e dolcezza a Lui, oltre ogni indugio. Proprio come avvenne un giorno, mentre Giovanni stava seduto sul ciglio della strada con due suoi discepoli, vedendo Gesù che gli veniva incontro, subito lo indicò ai suoi dicendo: “ecco l'Agnello di Dio che si fa carico dei peccati del mondo”. Cioè: guardate a Lui e dimenticate me. E i due discepoli di Giovanni si alzarono e seguirono Gesù, restando con Lui per tutta la giornata.

Indicare Gesù
Iniziare a Gesù non significa però spiegare. Produrre ragioni; fare ragionamenti. Iniziare qualcuno all'incontro con Gesù comporta indicare anche solo con un segno. Puntando anche solo l'indice della tua mano. Senza preoccuparti del valore di una testimonianza piena ed integra. Anche le nostre fragilità potrebbero diventare spazio di testimonianza. Importa piuttosto dimostrare con la vita, con tutte le sue fatiche e miserie, che Lui è per me tutto. Attraente e affidabile. E se Gesù è decisivo per te, anche gli altri non faticheranno a intuire la possibilità di fare un po' di spazio nella loro vita a Gesù che viene. Giovanni Battista è anzitutto colui che indica testimoniando che Gesù è diventato decisivo proprio dentro quella sua povera esistenza. Semplicemente che Gesù viene prima e lui dopo. Senza parole contorte e complicate: “Viene dopo di me colui che è più forte di me: io non sono degno di chinarmi per slegare i lacci dei suoi sandali. Io vi ho battezzato con acqua, ma egli vi battezzerà in Spirito Santo”. Come anche Paolo scrive agli Efesini: “a me, che sono l'ultimo fra tutti i santi, è stata concessa questa grazia: annunciare alle genti le impenetrabili ricchezze di Cristo e illuminare tutti sulla attuazione del mistero nascosto da secoli in Dio”. Se pur continuando a stare dentro le nostre tradizioni e i nostri convincimenti dottrinali, semplicemente ritrovassimo il gusto del Vangelo degli inizi? Abbandonandoci e affidandoci ancora a una relazione possibile con Gesù nostro Salvatore? Ritrovando, cioè, la gioia del Suo abbraccio e il calore della Sua Parola?

 

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