TESTO Temere Dio, non gli uomini
don Marco Pratesi Il grano e la zizzania
XII Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (19/06/2005)
Vangelo: Mt 10,26-33
In quel tempo, Gesù disse ai suoi apostoli: «26Non abbiate paura degli uomini, poiché nulla vi è di nascosto che non sarà svelato né di segreto che non sarà conosciuto. 27Quello che io vi dico nelle tenebre voi ditelo nella luce, e quello che ascoltate all’orecchio voi annunciatelo dalle terrazze. 28E non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo, ma non hanno potere di uccidere l’anima; abbiate paura piuttosto di colui che ha il potere di far perire nella Geènna e l’anima e il corpo. 29Due passeri non si vendono forse per un soldo? Eppure nemmeno uno di essi cadrà a terra senza il volere del Padre vostro. 30Perfino i capelli del vostro capo sono tutti contati. 31Non abbiate dunque paura: voi valete più di molti passeri!
32Perciò chiunque mi riconoscerà davanti agli uomini, anch’io lo riconoscerò davanti al Padre mio che è nei cieli; 33chi invece mi rinnegherà davanti agli uomini, anch’io lo rinnegherò davanti al Padre mio che è nei cieli».
I discepoli ricevono il mandato di annunziare nel modo più ampio e risonante quanto Gesù ha loro detto in ambienti più o meno ristretti e in situazioni limitate.
Questo però, come è accaduto per il maestro, susciterà una reazione negativa, una resistenza, in vario grado, fino alla volontà di uccidere: nessuno infatti vuole essere contestato, a parole o a fatti.
Il discepolo può temere per la propria vita e quindi rinnegare, ritirare la propria adesione a Gesù, come Pietro: "non lo conosco".
"Tutti devono essere pronti a confessare Cristo davanti agli uomini, e a seguirlo sulla via della Croce attraverso le persecuzioni, che non mancano mai alla Chiesa", dice il concilio (Lumen Gentium 42).
Il Signore ci esorta alla fortezza, a rimanere fermi e costanti nel bene, a vincere la paura, perfino della morte, ad affrontare la prova fino al sacrificio della propria vita.
Il Vangelo ci suggerisce due atteggiamenti necessari per questo: la fiducia in Dio e il timore di Dio.
Fiducia che Dio Padre ha cura della mia vita: essa non andrà perduta. Gesù non garantisce l'incolumità fisica. Egli assicura però che il mio io vero, profondo, è sottratto al potere degli altri ed è solo nelle mani di Dio. Nessuno mi può colpire in profondità, ma solo in superficie.
Questo presuppone che io dia la preminenza a ciò che in me vi è di più intimo e di maggior valore, per cui particolarmente sono immagine di Dio, qui detto "anima". È necessario dare il primato a questo elemento e alla sua salvezza, poiché esso può andare perduto, non in dipendenza dalla volontà degli altri, ma da una scelta mia.
Ecco il timore: non temere chi uccide il corpo è possibile solo a chi non vuole in alcun modo staccarsi da Dio, perché sa che lui è la vita; a chi vuole, dunque, non rovinare l'anima. Il che in termini biblici significa avere il timore di Dio. Il timore di Dio guarisce dal timore degli uomini: si teme più di entrare in contrasto con Dio che con gli uomini, di contraddire le sue aspettative piuttosto che quelle degli altri. "Non temere ciò che teme l'uomo. Il Signore, lui solo sia l'oggetto del tuo timore" (cf. Is 8,11-13). Temere il Signore significa riconoscere in lui la sorgente di ogni bene e avere riguardo a distaccarsene; significa essere pronti a entrare in contrasto con qualsiasi altra esigenza, piuttosto che con quello a cui Dio ti chiama.
La salvezza dunque si gioca su questo: mi fido del Padre o no? Chi temo, Dio o gli uomini? Desidero essere in armonia con il progetto di Dio oppure prima di tutto corro dietro a che cosa mangerò, che cosa indosserò? Il mio comportamento dipende dal giudizio degli altri o dal giudizio di Dio? Sono pronto a servire e testimoniare la fede in Cristo con coraggio, anche a prezzo di scapitarci qualcosa, oppure penso prima di tutto a "mettermi in salvo" nell'immediato?
Pregate fratelli e sorelle perché questo sacrificio ci renda forti nella tribolazione, e sia gradito a Dio Padre Onnipotente.
Al Padre Nostro:
Chiediamo al Padre che sia fatta la sua volontà e ci liberi dalla rovina della nostra anima: