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TESTO Amerai il Signore tuo Dio. Amerai il prossimo tuo

don Lucio D'Abbraccio   don lucio d'abbraccio

XXXI Domenica del Tempo Ordinario (Anno B) (04/11/2018)

Vangelo: Mc 12,28-34 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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28Allora si avvicinò a lui uno degli scribi che li aveva uditi discutere e, visto come aveva ben risposto a loro, gli domandò: «Qual è il primo di tutti i comandamenti?». 29Gesù rispose: «Il primo è: Ascolta, Israele! Il Signore nostro Dio è l’unico Signore; 30amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore e con tutta la tua anima, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza. 31Il secondo è questo: Amerai il tuo prossimo come te stesso. Non c’è altro comandamento più grande di questi». 32Lo scriba gli disse: «Hai detto bene, Maestro, e secondo verità, che Egli è unico e non vi è altri all’infuori di lui; 33amarlo con tutto il cuore, con tutta l’intelligenza e con tutta la forza e amare il prossimo come se stesso vale più di tutti gli olocausti e i sacrifici». 34Vedendo che egli aveva risposto saggiamente, Gesù gli disse: «Non sei lontano dal regno di Dio». E nessuno aveva più il coraggio di interrogarlo.

Non c'è comandamento più grande dell'amore: per Dio e per il prossimo. Quando c'è l'amore, cioè la sincerità del cuore, allora il culto è vero, autentico, efficace. Ogni rito, qualsiasi atto di culto, perderebbe significato se non venisse da un cuore che ama Dio e ama il prossimo. Non crediamo che basti fare delle liturgie per essere graditi a Dio ed essere salvati. A Dio importa anzitutto la carità, ossia l'amore. Dalla liturgia e dall'Eucaristia ci viene la possibilità dell'amore. Se comprendiamo questo siamo vicini al Regno. L'amore verso Dio e l'amore verso il prossimo, sono due comandamenti che si illuminano a vicenda, come le due ante di una finestra. Non si ama Dio a metà e non si ama il prossimo solo quando ci fa piacere o fino a un certo punto. Dio non è un optional nella vita del credente, ma il centro della sua esistenza.

Nel libro del Deuteronomio leggiamo il famoso Shemà Israèl: «Ascolta Israele: il Signore è il nostro Dio, unico è il Signore. Tu amerai il Signore, tuo Dio, con tutto il cuore, con tutta l'anima e con tutte le forze. Questi precetti che oggi ti do, ti stiano fissi nel cuore» (I Lettura). La prima lettura ci porta al cuore della Legge d'Israele: l'amore e la fedeltà all'unico Dio che ha liberato il suo popolo dalla schiavitù d'Egitto. Il primo atteggiamento autentico del credente è quello dell'ascolto efficace, dell'attenzione alla Parola del Signore che cambia la vita di quanti si mettono sul suo sentiero. Israele ha tradotto in preghiera la sintesi dei comandamenti di Dio. I comandamenti sono vita per il popolo d'Israele, e la vita si traduce in preghiera. È nel cuore che Israele deve sperimentare la presenza e l'azione del Signore.

Nel Vangelo, infatti, ad uno scriba che gli si era avvicinato e gli aveva chiesto: «Qual' è il primo di tutti i comandamenti?», Gesù risponde sottolineando l'importanza fondamentale dell'amore verso Dio e verso il prossimo, sintesi di tutta la Legge d'Israele: «Il primo è: “Ascolta, Israele! Il Signore nostro Dio è l'unico Signore; amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore e con tutta la tua anima, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza”. Il secondo è questo: “Amerai il tuo prossimo come te stesso. Non c'è altro comandamento più grande di questi».

L'apostolo Giovanni afferma: «Se uno dice: “Io amo Dio” e odia suo fratello, è un bugiardo. Chi infatti non ama il proprio fratello che vede, non può amare Dio che non vede. E questo è il comandamento che abbiamo da lui: chi ama Dio, ami anche suo fratello» (1Gv 20-21). Alla luce di queste parole quanti bugiardi ci sono davanti a Dio e, talvolta, anche noi quanto siamo bugiardi con il Signore.

Molte volte, per non sentirci in colpa pensiamo che il prossimo siano gli amici, i parenti, coloro che mi hanno fatto del bene e mi vogliono bene. No! Non basta. Prossimo è ogni persona alla quale io posso portare l'amore e la bontà: indipendentemente dal merito o dal grazie che saprà o vorrà darmi. Chi ha bisogno della mia carità, del mio amore, chiunque egli sia, costui è il mio prossimo. Allora se uno mi ha offeso, per me costui è più prossimo di chi non mi ha offeso: perché in questo caso il mio amore è veramente un dono senza interesse. Se uno mi fa del male, per me cristiano costui è più prossimo di chi mi circonda di attenzioni e premure. Se uno ha bisogno di me e non può contraccambiare in niente il bene che io gli ho fatto o gli farò, costui è il mio prossimo, il prossimo che io posso amare gratuitamente.

L'amore verso il prossimo è difficile, però è il vero amore. Amare davvero il prossimo è una sfida all'odio e all'egoismo. Per mettere in pratica il comandamento dell'amore abbiamo bisogno di essere sostenuti dal Signore Gesù che intercede per noi presso il Padre: «Cristo [...] Perciò può salvare perfettamente quelli che per mezzo di lui si avvicinano a Dio: egli infatti è sempre vivo per intercedere a loro favore» (II Lettura).

Concludo con le parole di sant'Agostino il quale diceva: «Nell'amare Dio, amo anche l'uomo, e nell'amare l'uomo, amo anche Dio».

 

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