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TESTO Un Dio che guarda

don Maurizio Prandi

Tutti i Santi (01/11/2018)

Vangelo: Mt 5,1-12 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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In quel tempo, 1vedendo le folle, Gesù salì sul monte: si pose a sedere e si avvicinarono a lui i suoi discepoli. 2Si mise a parlare e insegnava loro dicendo:

3«Beati i poveri in spirito,

perché di essi è il regno dei cieli.

4Beati quelli che sono nel pianto,

perché saranno consolati.

5Beati i miti,

perché avranno in eredità la terra.

6Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia,

perché saranno saziati.

7Beati i misericordiosi,

perché troveranno misericordia.

8Beati i puri di cuore,

perché vedranno Dio.

9Beati gli operatori di pace,

perché saranno chiamati figli di Dio.

10Beati i perseguitati per la giustizia,

perché di essi è il regno dei cieli.

11Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. 12Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli. Così infatti perseguitarono i profeti che furono prima di voi.

Da quando, durante una condivisione su questo brano di vangelo, qualcuno ha parlato di commozione, ed è apparso evidente a tutti che questa nasce dalla commozione di Gesù di fronte alle persone che si trova davanti, l'approccio a questo brano di vangelo non è per me lo stesso di prima.

Un Dio che guarda, che si rende conto... un Dio che guardando, e rendendosi conto si commuove e questa commozione la trasmette ai discepoli. Penso allora a quanto ho ascoltato una settimana fa: per Gesù ogni incontro è un volto... ogni persona è un volto, ogni persona è una storia. Ci fermiamo allora, ancora una volta, sullo sguardo di Gesù. Ne parlo spesso e sono consapevole che possono essere cose già dette ma credo sia importante riprenderle perché tutto nasce da lì, dal saper guardare per poter riconoscere il tratto della santità a partire dalle vite più semplici e belle che ci viene donato di incontrare.

È capace, lo sguardo di Gesù, di ascolto e pianto... è uno sguardo scoperto, esposto, sensibile, vulnerabile... per questo è uno sguardo capace di accogliere il linguaggio della sofferenza che ogni realtà umana porta con sé e cerca di esprimere all'altro. Il suo insegnamento (insegnava loro dicendo...) nasce da lì, da quello sguardo. Le parole che abbiamo ascoltato, nel vangelo di Matteo come in quello di Luca, nascono da un precedente sguardo di Gesù rivolto alle folle dei poveri e ai suoi discepoli (che non stanno molto meglio...). Luigi d'Ayala Valva nel libro citato in nota scrive: mi piace pensare che, mentre pronunciava le beatitudini che proclamavano beati i pover, i piangenti, gli assetati e affamati di giustizia, gli occhi di Gesù fossero ancora lucidi e velati dalle lacrime che aveva appena visto su quelli della povera gente che gli stava di fronte. Un Dio capace di guardare, un Dio, proprio per questo, capace di piangere e di commuoversi.

L'insegnamento di Gesù allora, la sua compassione, nasce da tutto ciò che lui vede e patisce attraverso lo sguardo, frutto dell'amore di un Dio che piange quando vede piangere coloro che lui ama... per questo la chiesa sceglie questo brano... perché i santi non sono solo in Paradiso ma li incontriamo qui, nelle loro umanissime storie, impastate di lacrime e vita.

Anche il papa, nella sua esortazione apostolica, parla di queste vite semplici e sacrificate (cita una nonna...) come di vite che sanno di santità... provo allora a seguire questo filone per lasciarvi alcune immagini, che pensando alla santità quotidiana mi nutrono in particolare... penso ad una donna che stava aspettando di poter battezzare il suo bambino, malato, e quando sono entrato in casa per la preparazione, quella testolina che avrebbe ricevuto l'acqua benedetta, era stata già abbondantemente inzuppata dalle lacrime della mamma. Mi son detto: ma dopo un'acqua così, dopo le lacrime di questa mamma... cosa verso su di lui, la mia acqua benedetta? Mi son detto (me sono un po' raccontata in realtà...) che la completezza del sacramente è anche questo, un tutto di Dio, che però senza il tutto dell'uomo, può fare ben poco. Oppure ricordate Jacopo? Che al momento delle parole: ricevi questo anello, segno del mio amore e della mia fedeltà, si commuove e baciando l'anello lo bagna anche con le sue lacrime... da cosa è benedetto l'anello? Dalla mia acqua o dall'amore, dalla commozione, dalle lacrime di Jacopo? Oppure quella bambina, che non aveva fatto ancora la prima comunione e indicandomi il manifesto che la Diocesi di Santa Clara aveva preparato per la visita di papa Benedetto a Cuba mi ha chiesto se insieme a tutti i carcerati che avrebbe liberato (in occasione della visita del papa si liberano molti carcerati in alcuni stati...) sarebbe stato liberato anche suo papà...

Alcune suggestioni, che mi nascono dal sapere che Dio, nello sguardo di Gesù vede ognuno di noi e ognuno di noi può imparare a guardare come lui. Uno sguardo tanto umano da essere divino... uno sguardo che per questa pienezza di umanità è in grado di insegnare qualcosa a chiunque, credente o non credente. Un Dio che guarda, buona notizia per tutti.

 

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