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TESTO Il Signore custodisce la vita del suo popolo

don Walter Magni   Chiesa di Milano

VII domenica dopo il martirio di S. Giovanni il Precursore (Anno B) (14/10/2018)

Vangelo: Mt 13,24-43 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mt 13,24-43

24Espose loro un’altra parabola, dicendo: «Il regno dei cieli è simile a un uomo che ha seminato del buon seme nel suo campo. 25Ma, mentre tutti dormivano, venne il suo nemico, seminò della zizzania in mezzo al grano e se ne andò. 26Quando poi lo stelo crebbe e fece frutto, spuntò anche la zizzania. 27Allora i servi andarono dal padrone di casa e gli dissero: “Signore, non hai seminato del buon seme nel tuo campo? Da dove viene la zizzania?”. 28Ed egli rispose loro: “Un nemico ha fatto questo!”. E i servi gli dissero: “Vuoi che andiamo a raccoglierla?”. 29“No, rispose, perché non succeda che, raccogliendo la zizzania, con essa sradichiate anche il grano. 30Lasciate che l’una e l’altro crescano insieme fino alla mietitura e al momento della mietitura dirò ai mietitori: Raccogliete prima la zizzania e legatela in fasci per bruciarla; il grano invece riponételo nel mio granaio”».

31Espose loro un’altra parabola, dicendo: «Il regno dei cieli è simile a un granello di senape, che un uomo prese e seminò nel suo campo. 32Esso è il più piccolo di tutti i semi ma, una volta cresciuto, è più grande delle altre piante dell’orto e diventa un albero, tanto che gli uccelli del cielo vengono a fare il nido fra i suoi rami».

33Disse loro un’altra parabola: «Il regno dei cieli è simile al lievito, che una donna prese e mescolò in tre misure di farina, finché non fu tutta lievitata».

34Tutte queste cose Gesù disse alle folle con parabole e non parlava ad esse se non con parabole, 35perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta:

Aprirò la mia bocca con parabole,

proclamerò cose nascoste fin dalla fondazione del mondo.

36Poi congedò la folla ed entrò in casa; i suoi discepoli gli si avvicinarono per dirgli: «Spiegaci la parabola della zizzania nel campo». 37Ed egli rispose: «Colui che semina il buon seme è il Figlio dell’uomo. 38Il campo è il mondo e il seme buono sono i figli del Regno. La zizzania sono i figli del Maligno 39e il nemico che l’ha seminata è il diavolo. La mietitura è la fine del mondo e i mietitori sono gli angeli. 40Come dunque si raccoglie la zizzania e la si brucia nel fuoco, così avverrà alla fine del mondo. 41Il Figlio dell’uomo manderà i suoi angeli, i quali raccoglieranno dal suo regno tutti gli scandali e tutti quelli che commettono iniquità 42e li getteranno nella fornace ardente, dove sarà pianto e stridore di denti. 43Allora i giusti splenderanno come il sole nel regno del Padre loro. Chi ha orecchi, ascolti!

Più che definire cos'è il regno di Dio, Gesù ce l'ha raccontato nelle Sue parabole, ricche di immagini vivaci e quotidiane, spesso legate alla vita agricola e famigliare. “Il regno dei cieli è simile” a un padrone con la sua vigna o “a un uomo che ha seminato del buon seme nel suo campo”. Quando si parla di Dio o di quanto Lo riguarda importa usare un linguaggio discreto e umile, mai rigido e assertivo.

“Il regno dei cieli è simile...”
Gesù Si serve sempre di immagini colorite e vivaci, che sanno toccare profondamente il cuore e la fantasia di chi ascolta. Immagini prese a prestito dalla vita della gente. Sempre cariche di realismo e concretezza. Era forse d'autunno. E Gesù era appena passato per un viottolo tra i campi per raggiungere un villaggio circondato da campi coltivati. Subito la gente Lo circonda col desiderio di ascoltare le Sue parole. Così Gesù comincia a raccontare: “Il regno dei cieli è simile a un uomo che ha seminato del buon seme nel suo campo...”. Poi continua ancora dicendo che “il regno dei cieli è simile a un granello di senape”. D'improvviso S'arresta, mentre la mente ritorna a una scena che forse l'aveva colpito da bambino, mentre osservava Sua Madre nella casetta di Nazareth. E portandoSi dentro un po' di commozione Si mise a dire ancora che “il regno dei cieli è simile al lievito, che una donna prese e mescolò in tre misure di farina, finché non fu tutta lievitata”. Gesù, per riuscire a farci comprendere la grandezza e la bellezza del regno dei cieli, del regno di Dio, di chi è propriamente Dio, continuamente Si confronta, scavando e scandagliando, ai tratti più semplici e belli e ordinari della nostra vita. Come volesse dimostrare nei fatti cos'è davvero l'incarnazione di Dio. Quello che Lui stesso stava sperimentando. Dio fatto uomo, tutto dalla nostra parte. Che sta dentro le nostre cose, che Si declina nelle fibre più profonde dell'umanità. RivestendoSi di quotidianità, di crescita e di ricominciamenti, senza mai perdere la speranza.

Grano e zizzania
E mentre anche noi Lo ascoltiamo raccontare, ci potremmo chiedere dove sta mai la Sua buona notizia. Dov'è il Vangelo, mentre nei Suoi racconti non è difficile intravvedere una sorta di lotta perenne tra il bene e il male, tra Dio e il Suo oppositore per eccellenza, il Maligno. Quel contadino, infatti, aveva “seminato del buon seme nel suo campo. Ma, mentre tutti dormivano, venne il suo nemico, seminò della zizzania in mezzo al grano e se ne andò”. Così, “quando poi lo stelo crebbe e fece frutto, spuntò anche la zizzania”. Dove sta propriamente il Vangelo, quella buona notizia che tutti desideriamo? Intanto una prima grande verità è proprio questa: come il grano e la zizzania crescono insieme, mischiandosi e confondendosi, così il bene e il male, stanno impiantati dentro la nostra esistenza, che impastano da sempre. Talmente mischiati e abbarbicati che non solo è difficile, ma addirittura impossibile, cercare di distinguerli ad un primo sguardo superficiale. Una verità che del resto s'impara in fretta crescendo. Che ci attraversa senza che ce ne accorgiamo. “Mentre tutti dormono”, direbbe sempre Gesù. E come è possibile che Dio permetta tutto questo? Perché questo impasto che tanto ci fa soffrire, al punto che in alcuni diventa qualcosa d'inesorabile, lo scatenarsi di certe forze malvagie che sembrano non dare spazio alla speranza, senza scampo? E perché Dio sembra che lasci correre e non interviene cercando di riparare certi danni? E come si compone la crescita a dismisura del male con la bontà senza limiti e irrefrenabile del cuore di Dio?

Dio vede più lontano
Forse il passaggio più delicato del racconto sta nel colloquio tra quei servi, che in modo sbrigativo avrebbero subito voluto sradicare con le loro stesse mani la zizzania, e il loro padrone che li invita piuttosto a essere prudenti, esprimendo le sue ragioni: “perché non succeda che, raccogliendo la zizzania, con essa sradichiate anche il grano. Lasciate che l'una e l'altro crescano insieme fino alla mietitura”. Non è l'immediatezza e la precipitosità, anche armata di buone intenzioni, che risolve. Non è l'interventismo ingenuo che si calcola anzitutto sulla propria bontà, dimenticando la libertà degli altri. Che pure potrebbe tenere in serbo anche sprazzi improvvisi e impensati di speranza. Nel nostro mondo, infatti, il bene e il male non stanno divaricati su due rive opposte. Come quando ci illudiamo che il bene stia tutto raccolto dalla nostra parte, mentre dall'altra tutti i mali del mondo sembrano essersi dati appuntamento. Gesù ci invita a guardare lontano. Insegnandoci a guardare con gli occhi di Dio. Andando sempre oltre e più lontano. Solcando ancora quegli orizzonti che al mattino non possono che riempirsi di luce, dopo le ombre oscure della notte. È un vangelo di misericordia quello che Gesù ci sta regalando. Il Vangelo di chi sa stare a tavola con i peccatori. Sostando ad ascoltare il cuore affranto e provato di una prostituta. L'Evangelo della pazienza che sa aspettare che anche il più piccolo seme della terra, si esprima e cresca sino a diventare un albero così grande che persino gli uccelli del cielo amano abitarlo ancora.

 

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