PERFEZIONA LA RICERCA

FestiviFeriali

Parole Nuove - Commenti al Vangelo e alla LiturgiaCommenti al Vangelo
AUTORI E ISCRIZIONE - RICERCA

Torna alla pagina precedente

Icona .doc

TESTO Il Dio della Misericordia e dell'Amore

padre Antonio Rungi

X Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (05/06/2005)

Vangelo: Mt 9,9-13 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mt 9,9-13

In quel tempo, 9mentre andava via, Gesù vide un uomo, chiamato Matteo, seduto al banco delle imposte, e gli disse: «Seguimi». Ed egli si alzò e lo seguì.

10Mentre sedeva a tavola nella casa, sopraggiunsero molti pubblicani e peccatori e se ne stavano a tavola con Gesù e con i suoi discepoli. 11Vedendo ciò, i farisei dicevano ai suoi discepoli: «Come mai il vostro maestro mangia insieme ai pubblicani e ai peccatori?». 12Udito questo, disse: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati. 13Andate a imparare che cosa vuol dire: Misericordia io voglio e non sacrifici. Io non sono venuto infatti a chiamare i giusti, ma i peccatori».

Con questa domenica si ritorna, anche nella liturgia della Parola, al Tempo Ordinario. Ed oggi celebriamo la X Domenica di tale periodo dell'anno liturgico, che non presenta una sua specificità, ma ingloba i vari aspetti della religiosità e soprattutto dell'ascolto della parola di Dio.

La possiamo definire la domenica del "seguimi", ovvero della chiamata dei discepoli al servizio della persona di Gesù Cristo e della proclamazione del suo regno in mezzo agli uomini. Qui è riportata la speciale chiamata di Matteo, il pubblicano, alla sequela del Signore. Il testo del Vangelo di Matteo ci introduce, infatti, in questa riflessione e tematica, alla quale si aggiunge quella della finalità della missione stessa, che è andare in cerca della pecorella smarrita e della testimonianza dell'amore misericordioso di Dio.

"In quel tempo, Gesù, passando, vide un uomo, chiamato Matteo, seduto al banco delle imposte e gli disse: "Seguimi". Ed egli si alzò e lo seguì. Mentre Gesù sedeva a mensa in casa, sopraggiunsero molti pubblicani e peccatori e si misero a tavola con lui e con i discepoli. Vedendo ciò, i farisei dicevano ai suoi discepoli: "Perché il vostro maestro mangia insieme ai pubblicani e ai peccatori?". Gesù li udì e disse: "Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati. Andate dunque e imparate che cosa significhi: Misericordia io voglio e non sacrificio. Infatti non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori".

Su questo stesso tema si sviluppa il breve brano del Profeta Osea, che ascolteremo nella I Lettura: "Affrettiamoci a conoscere il Signore, la sua venuta è sicura come l'aurora. Verrà a noi come la pioggia di autunno, come la pioggia di primavera, che feconda la terra. Che dovrò fare per te, Efraim, che dovrò fare per te, Giuda? Il vostro amore è come una nube del mattino, come la rugiada che all'alba svanisce. Per questo li ho colpiti per mezzo dei profeti, li ho uccisi con le parole della mia bocca e il mio giudizio sorge come la luce: poiché voglio l'amore e non il sacrificio, la conoscenza di Dio più degli olocausti".

Ogni autentica religiosità non si fonda su sterili sacrifici e rinunce, sul battersi il petto continuamente senza produrre un radicale cambiamento nella nostra mente e nel nostro cuore. La vera religione parte dall'amore, passa per l'amore e termina nell'amore. Dio vuole da noi una risposta d'amore in ogni situazione, fosse anche la più difficile e problematica. Ci sia di incoraggiamento e stimolo l'antifona d'ingresso della liturgia odierna, che è tratta dal Salmo 27: "Il Signore è mia luce e mia salvezza, di chi avrò paura? Il Signore è difesa della mia vita, di chi avrò timore? Proprio coloro che mi fanno del male inciampano e cadono".

E' aperto al discorso della fede cristiana il testo della Lettera ai Romani, che è la seconda lettura della liturgia odierna. "Fratelli, Abramo ebbe fede sperando contro ogni speranza e così divenne padre di molti popoli, come gli era stato detto: Così sarà la tua discendenza. Egli non vacillò nella fede, pur vedendo già come morto il proprio corpo - aveva circa cento anni - e morto il seno di Sara. Per la promessa di Dio non esitò con incredulità, ma si rafforzò nella fede e diede gloria a Dio, pienamente convinto che quanto egli aveva promesso era anche capace di portarlo a compimento. Ecco perché gli fu accreditato come giustizia. E non soltanto per lui è stato scritto che gli fu accreditato come giustizia, ma anche per noi, ai quali sarà egualmente accreditato: a noi che crediamo in colui che ha risuscitato dai morti Gesù nostro Signore, il quale è stato messo a morte per i nostri peccati ed è stato risuscitato per la nostra giustificazione".

In un mondo come il nostro, che ha bisogno di riscoprire il sacro nella propria vita, nonché la maturità della propria fede, risulta di grande aiuto quello che l'Apostolo delle Genti sottolinea nel brano della Lettera ai Romani: "Egli non vacillò nella fede". Quanti dubbi ed incertezze nelle nostre manifestazioni religiose. Facilmente ci facciamo convincere che le cose riguardanti la Chiesa e la dottrina, l'ortodossia sia frutto di personali elaborazioni del Magistero, quando in realtà è lo Spirito Santo che guida la Chiesa nel cammino della vera fede e della piena conoscenza della verità. E' allo Spirito Santo che bisogna abbandonarsi ed essere docili perché anche i più grandi dubbi, le più giustificate incertezze, facciano spazio alla disponibilità a lasciarsi toccare nella mente e nel cuore e rispondere in pienezza alla chiamata di Dio, che è soprattutto chiamata alla santità, alla verità, all'amore.

Sia ogni giorno questa la preghiera, come reciteremo oggi, nella colletta, che ci accompagni nel nostro itinerario di santificazione personale: "O Padre, che preferisci la misericordia al sacrificio e accogli anche i peccatori alla tua mensa, fa' che la nostra vita, trasformata dal tuo amore, si apra con totale dedizione a te e ai fratelli".

Si tratta di un cammino difficile da compiere, in considerazione delle nostre molteplici debolezze e dei nostri peccati. La coscientizzazione della nostra fragilità umana non deve giustificarsi o attenuare la nostra responsabilità rispetto al male, al contrario ci deve motivare e stimolare ad una risposta di impegno di vita cristiana che passa attraverso il superamento, lento e progressivo, del male che è dentro di noi e fuori di noi. Tale male si supera se noi entriamo responsabilmente nel mistero di quell'amore redentore che Cristo ci ha trasmesso e portato mediante il sacrificio della Croce e della risurrezione. Egli, infatti, è stato messo a morte per i nostri peccati ed è stato resuscitato per la nostra giustificazione".

 

Ricerca avanzata  (55827 commenti presenti)
Omelie Rituali per: Battesimi - Matrimoni - Esequie
brano evangelico
(es.: Mt 25,31 - 46):
festa liturgica:
autore:
ordina per:
parole: