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TESTO Dove mi porta il vento?

don Angelo Casati   Sulla soglia

III domenica dopo il martirio di S. Giovanni il Precursore (Anno B) (16/09/2018)

Vangelo: Gv 3,1-13 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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1Vi era tra i farisei un uomo di nome Nicodèmo, uno dei capi dei Giudei. 2Costui andò da Gesù, di notte, e gli disse: «Rabbì, sappiamo che sei venuto da Dio come maestro; nessuno infatti può compiere questi segni che tu compi, se Dio non è con lui».

3Gli rispose Gesù: «In verità, in verità io ti dico, se uno non nasce dall’alto, non può vedere il regno di Dio».

4Gli disse Nicodèmo: «Come può nascere un uomo quando è vecchio? Può forse entrare una seconda volta nel grembo di sua madre e rinascere?». 5Rispose Gesù: «In verità, in verità io ti dico, se uno non nasce da acqua e Spirito, non può entrare nel regno di Dio. 6Quello che è nato dalla carne è carne, e quello che è nato dallo Spirito è spirito. 7Non meravigliarti se ti ho detto: dovete nascere dall’alto. 8Il vento soffia dove vuole e ne senti la voce, ma non sai da dove viene né dove va: così è chiunque è nato dallo Spirito».

9Gli replicò Nicodèmo: «Come può accadere questo?». 10Gli rispose Gesù: «Tu sei maestro d’Israele e non conosci queste cose? 11In verità, in verità io ti dico: noi parliamo di ciò che sappiamo e testimoniamo ciò che abbiamo veduto; ma voi non accogliete la nostra testimonianza. 12Se vi ho parlato di cose della terra e non credete, come crederete se vi parlerò di cose del cielo? 13Nessuno è mai salito al cielo, se non colui che è disceso dal cielo, il Figlio dell’uomo.

Vorrei indugiare con voi su un nome e su un'immagine: il nome, non comune, è quello di "Nicodemo"; l'immagine, per me bellissima, è quella del "vento". Nei versetti che precedono immediatamente il nostro brano, di Gesù è detto che non si lasciava lusingare dagli entusiasmi facili della folla. E' scritto: "Egli infatti conosceva quello che c'è nell'uomo". Conosceva - mi dicevo - quello che c'era nel cuore di Nicodemo. Conosce - mi dico - anche quello che c'è nel mio cuore.

Mi viene una riflessione: forse anche perché abbiamo badato a vestiti, a tonache, a porpore, a dominio e potere più che non al cuore, stiamo assistendo, con indignazione ma anche con profonda tristezza, allo svelarsi di questo male oscuro che ha intaccato la chiesa. Gesù conosce quello che c'è nel cuore. Di Nicodemo - che non era uno qualunque, era un capo dei farisei - è detto che andò dal Signore Gesù di notte. Uomo della notte Nicodemo. Ce lo siamo detti molte volte. Un po' per censurare la sua mancanza di coraggio di scoprirsi agli occhi di quelli del suo gruppo.

E sarà! Ma quante volte succede anche a noi di non scoprirci, di non prendere posizione, per timidezza o peggio ancora per vigliaccheria. Andò di notte e forse notte è anche un simbolo. Della notte che si portava dentro. Ma -badate bene - lui fa un passo, "andò". Può capitare anche a noi di avere brandelli di notte nel cuore: è importante fare un passo. Per questo Nicodemo mi fa simpatia. E' uno che si muove, è in ricerca. E poi penso a Gesù. Che - ed è bellissimo - dà appuntamenti anche di notte. E voi - ne sono certo - cogliete tutto il significato. E poi la notte può significare anche qualcosa di positivo.

Penso al card. Martini che nella prefazione a un suo libro, "Conversazioni notturne a Gerusalemme", riferendosi al fatto che quelle conversazioni con il confratello tennero le ore della notte, dice: "Di notte le idee nascono più facilmente che nella razionalità del giorno". Voi mi capite, notte come grembo. Grembo dice nascita, dunque vita, e non ripetizione. Le ore della notte vanno silenziose verso le luci soffuse dell'alba. Sono grembo. Era notte. Forse era una casa? La sua? O di chi? E lui gli aveva aperto. E forse c'era una lampada che ardeva in alto.

E la luce della lampada - ma forse non solo quella - dava intensità ai volti. Quante domande! E noi che vorremmo immaginare gli occhi sorpresi di Nicodemo, quando il rabbi di Nazaret, di cui aveva riconosciuto che era stato mandato da Dio come maestro, gli parlò di nascite. Non se lo aspettava - di nascite e lui era vecchio - e della necessità che lui nascesse di nuovo. E glielo diceva con occhi pazienti, ma anche con un pizzico, ma buono, di ironia: erano cose che doveva sapere, lui che passava per un maestro! Gli diceva che non bastava essere nato. Certo che era importante anche quella nascita, senza di quella egli non avrebbe vissuto l'avventura di quella notte. Ma lui gli ripeteva, e con insistenza, che bisogna rinascere.

E rinascere dall'alto. Non basta la nascita nella carne. Era come se gli dicesse: "D'accordo nascere! Ma uomini non si nasce, uomini si diventa, nati si diventa. E si diventa, se ci si apre a una vita nuova, nuova e possibile. Possibile anche a uno vecchio come lui, Nicodemo. Come me. Ebbene Nicodemo è nostro fratello, gli assomigliamo nella ricerca, ma gli assomigliamo anche nella disillusione: pensiamo che non siano possibili nascite.

Diciamo: "Troppo vecchio, vecchio decrepito!". E così, per riprendere una parola del nostro Arcivescovo: "Ci tiriamo indietro". Quante volte ci scopriamo a pensare, e forse anche a dire: "La chiesa è vecchia, non cambia; la società è decrepita non cambia; noi, noi stessi, impossibile che cambiamo, ci siamo come avvizziti. Làsciati investire dal vento. Non fu una conversione immediata, quella di Nicodemo. insegnamento prezioso per noi che siamo donne e uomini del tutto subito. C'è un dinamismo della fede. C'è un progredire per gradi, che spesso ignoriamo.

Anche in natura si viene alla luce nell'arco di nove mesi. Gesù - è bellissimo! - rispetta questo venire alla luce, alla fede, per gradi. Lasciatemi immaginare che, quando Nicodemo uscì, fosse ancora notte, ma il chiarore della lampada ora pulsava luce nel cuore. E poi le parole del Rabbi di Nazaret per lui erano come vento, si sentiva come spinto. Anche per noi sono come vento. Siamo qui ogni domenica a respirarle: dove ci porteranno non lo sappiamo, certo a nascite. A osare. Non vorrei finire però senza dirvi, di Nicodemo, dove lo portò il vento.

Capitolo settimo del vangelo di Giovanni: tra i capi dei sacerdoti e farisei - e lui era uno dei capi - sorse una discussione accesa su Gesù: quelli che erano stati mandati per arrestarlo non l'avevano arrestato. E Nicodemo sconcertando tutti disse: "La nostra legge giudica forse un uomo prima di averlo ascoltato e di sapere ciò che fa?" Gli risposero: "Sei forse anche tu della Galilea? Studia e vedrai che non sorge profeta dalla Galilea". Voi mi capite, Nicodemo si espone, ci mette la faccia, fu come un uscire dal gruppo. Ragionava con la sua testa, non con quella di chi pontificava. Ultimo fotogramma. Dove lo portò il vento?

Capitolo diciannovesimo di Giovanni. Gesù è morto. Nelle ombre della sera - discepoli in fuga - chi troviamo, con le donne, loro sempre fedeli, sotto la croce? Due uomini, Giuseppe dì Arimatea e Nicodemo. Sì, proprio lui! Chiedono a Pilato il corpo di Gesù. Lo depongono dalla croce. Vicino c'era un giardino, una tomba. "Vi andò" - così scrive il vangelo - "anche Nicodemo... e portò circa trenta chili di una mistura di mirra e di aloe. Essi allora presero il corpo di Gesù e lo avvolsero in bende insieme con oli aromatici, com'è usanza seppellire tra i Giudei... Là dunque deposero Gesù".

Perdonate, sarà anche un simbolo: "trenta chili di una mistura di mirra e di aloe", cento libbre! Quando per un morto di libbre ne sarebbe bastata mezza! Ma pensate dove lo ha portato il vento. Di Nicodemo, nel vangelo, nessuna dichiarazione di fede, ma la dismisura del gesto, dismisura di unguenti e profumi, ultimo fotogramma. E io a chiedermi dove mi ha portato e dove mi porta il vento, il vento dello Spirito. A chiedermi se conosco dismisure.

 

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