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TESTO Non i sani hanno bisogno del medico

mons. Vincenzo Paglia   Diocesi di Terni

X Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (05/06/2005)

Vangelo: Mt 9,9-13 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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In quel tempo, 9mentre andava via, Gesù vide un uomo, chiamato Matteo, seduto al banco delle imposte, e gli disse: «Seguimi». Ed egli si alzò e lo seguì.

10Mentre sedeva a tavola nella casa, sopraggiunsero molti pubblicani e peccatori e se ne stavano a tavola con Gesù e con i suoi discepoli. 11Vedendo ciò, i farisei dicevano ai suoi discepoli: «Come mai il vostro maestro mangia insieme ai pubblicani e ai peccatori?». 12Udito questo, disse: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati. 13Andate a imparare che cosa vuol dire: Misericordia io voglio e non sacrifici. Io non sono venuto infatti a chiamare i giusti, ma i peccatori».

Gesù, camminando, vede Matteo, uno degli esattori incaricati di raccogliere le tasse che vanno a impinguare le casse del tetrarca o del governatore della regione. È l'autore del Vangelo che ci sta accompagnando in questo anno liturgico. Come esattore, appartiene alla odiata classe dei pubblicani, ritenuti imbroglioni e sfruttatori. Per di più sono considerati impuri, perché maneggiano denari e compiono loschi affari pecuniari. Insomma, è gente da evitare. Accomunati agli scomunicati, ai ladri e agli strozzini, non sono neppure da salutare. Gesù, invece, si avvicina e si mette a parlare con lui. Al termine gli rivolge persino un invito: "Seguimi". Un pubblicano è chiamato a far parte dei discepoli. Altro che non avvicinarsi e non dar neppure la mano! Matteo, a differenza di tanti uomini che si ritenevano religiosi e puri, subito si alza dal suo banco e si mette a seguire Gesù. Da peccatore che era diviene un esempio di come si segue il Signore. Anzi, ancor di più, con il Vangelo che porta il suo nome è divenuto guida di tanti. Anche noi seguiamo questo antico pubblicano e peccatore che ci conduce verso la conoscenza e l'amore del Signore Gesù.

Matteo invita subito Gesù ad un banchetto. Vi accorrono anche i suoi amici. È uno strano banchetto, composto, appunto, da pubblicani e peccatori. Ma Gesù non si vergogna di stare con loro. Alcuni farisei, scandalizzati da questa scena, dicono ai discepoli: "Perché il vostro maestro mangia con i pubblicani e i peccatori?". Gesù sente l'obiezione e interviene direttamente nella polemica con un proverbio inconfutabile per la sua chiarezza: "Non hanno bisogno del medico i sani, ma i malati". Gesù non vuol dire che i farisei sono sani e gli altri malati. Per lui, infatti, non c'è mai sulla terra una divisione manichea tra gente buona e gente cattiva, tra giusti e peccatori. Gesù vuol solo spiegare qual è la sua missione: egli è venuto per aiutare e per guarire, per liberare e per salvare. Non è sceso dal cielo per comminare condanne e punizioni. Per questo, rivolgendosi direttamente ai farisei, aggiunge: "Andate e imparate che cosa vuol dire: Misericordia cerco non sacrificio". E invita tutti a essere come lui: "Imparate da me che sono mite e umile di cuore" (Mt 11, 29). E, avvicinandosi ancora di più a ognuno di noi, aggiunge: "Non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori". Per questo non è difficile sentire il Signore accanto a sé.

 

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