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TESTO Commento su Matteo 1,18-24

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IV Domenica di Avvento (Anno A) (23/12/2001)

Vangelo: Mt 1,18-24 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mt 1,18-24

18Così fu generato Gesù Cristo: sua madre Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello Spirito Santo. 19Giuseppe suo sposo, poiché era uomo giusto e non voleva accusarla pubblicamente, pensò di ripudiarla in segreto. 20Mentre però stava considerando queste cose, ecco, gli apparve in sogno un angelo del Signore e gli disse: «Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa. Infatti il bambino che è generato in lei viene dallo Spirito Santo; 21ella darà alla luce un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati».

22Tutto questo è avvenuto perché si compisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta:

23Ecco, la vergine concepirà e darà alla luce un figlio:

a lui sarà dato il nome di Emmanuele,

che significa Dio con noi. 24Quando si destò dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l’angelo del Signore e prese con sé la sua sposa.

Maria rimane incinta. L'evento è molto grave. Il Deuteronomio afferma: «Se la donna fidanzata non verrà trovata vergine, la si farà uscire sulla soglia della casa paterna e la popolazione della sua città la lapiderà per farla morire, perché ha commesso un'infamia in Israele». L'azione della donna infanga nell'ordine la casa del padre, la città di appartenenza, l'intero Israele. La donna va dunque punita non soltanto con la morte, ma con un'esecuzione pubblica, con la quale tutto il popolo lava l'infamia. Al tempo di Giuseppe l'antica legge ebraica è applicata con minore rigidità, e consente l'interruzione del fidanzamento alla presenza di due testimoni, senza denuncia e senza processo. Così l'infamia non diventa pubblica: resta dentro le mura della casa paterna, salvando la vita della colpevole. Giuseppe sceglie con sofferenza questa strada.

Quel che va sottolineato è che la sua è una scelta di estrema solitudine. Se procedesse a denunciare Maria, Giuseppe avrebbe attorno a sé la solidarietà degli altri uomini e delle altre donne della città e d'Israele. Tutti riproverebbero il comportamento di Maria. Tutti approverebbero il suo comportamento. Ma Giuseppe sceglie la soluzione che lo isola dalla comunità: lascia Maria sola in una casa, e se stesso solo in un'altra. Questa decisione è il maggior atto di amore verso Maria che, in quelle circostanze, Giuseppe può compiere. Egli si stacca dalla comunità per non infierire su Maria, per lasciarla vivere.

Ed è nel suo stato di solitudine che Giuseppe si addormenta. Occorre un sogno perché egli smetta di essere solo. E' nel sogno che qualcuno lo cerca, gli parla, gli spiega cosa sta accadendo. Maria non è rimasta incinta da parte di un uomo, perché il bimbo che ha in grembo non sarà il figlio di un singolo padre. Maria porta in sé qualcuno che salverà l'intero popolo d'Israele e anzi l'intera umanità. Ma se la gravidanza di Maria non esprime la paternità di un singolo, non può ridursi al rapporto tra lei e Giuseppe. Ecco allora che la scelta di Giuseppe non è più privata, ma riguarda la comunità umana. Se Giuseppe accetta il figlio, se protegge la gravidanza di Maria, se svolge il ruolo di genitore, smette di essere solo: compie un atto di amore verso noi tutti. L'atto d'amore verso Maria, lo abbiamo visto, egli lo aveva già effettuato. L'angelo gli chiede di amare noi, aiutando la discesa terrena dell'Emmanuele, del Dio che viene in carne e sangue tra noi, per riscattare i nostri peccati.

Le pagine dei Vangeli contengono una doppia Annunciazione: Luca racconta quella a Maria, Matteo narra quella a Giuseppe. Il punto importante è proprio che si verificano due Annunciazioni distinte e separate. Perché? L'angelo entra nei sogni di Giuseppe a seguito del silenzio di Maria. Non parlando dell'Annunciazione al compagno che ama, Maria riconosce che nessuna parola umana può comunicare ciò che sta avvenendo. Già nell'Antico Testamento, l'angelo è talvolta messaggero di notizie che oltrepassano la nostra credibilità. Adesso l'angelo pone prima Maria e poi Giuseppe - ciascuno separatamente dall'altro - di fronte alla notizia dell'evenienza più scandalosa e inverosimile: Dio può farsi uomo. Per accogliere questa evenienza non basta la comprensione intellettuale, mediante argomentazioni e ragionamenti. Essa è il mistero della nostra fede. Un messaggero la propone - in termini non soltanto umani - a due persone sole. Entrambe possono accettare o meno l'incarnazione di Dio. Se la rifiutano, essa non si verifica. Dio è pronto a salvarci, ma noi possiamo scegliere di non farci salvare.

Ecco il paradosso della doppia Annunciazione: ci viene donata la nascita di un uomo che è Dio e di un Dio che è uomo. Questa nascita nessuno tra noi l'ha provocata, ma avviene solo se una donna e un uomo l'accettano in nome anche nostro.

La vicenda di Maria e di Giuseppe illustra come Dio ci dà sempre la possibilità di scegliere. Siamo veramente liberi con la nostra coscienza e soli davanti a Lui. Ma ogni scelta che facciamo, per quanto piccola, può modificare ciò che ci circonda. L'esperienza della visita degli angeli non è così comune: il nostro Messaggero quotidiano è la Parola, sulla quale riflettere e pregare. La Parola e la preghiera ci guidano, mostrandoci come realizzare azioni di amore verso la comunità.

 

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