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TESTO Commento su Matteo 3,13-17

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Battesimo del Signore (Anno A) (13/01/2002)

Vangelo: Mt 3,13-17 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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In quel tempo, 13Gesù dalla Galilea venne al Giordano da Giovanni, per farsi battezzare da lui. 14Giovanni però voleva impedirglielo, dicendo: «Sono io che ho bisogno di essere battezzato da te, e tu vieni da me?». 15Ma Gesù gli rispose: «Lascia fare per ora, perché conviene che adempiamo ogni giustizia». Allora egli lo lasciò fare. 16Appena battezzato, Gesù uscì dall’acqua: ed ecco, si aprirono per lui i cieli ed egli vide lo Spirito di Dio discendere come una colomba e venire sopra di lui. 17Ed ecco una voce dal cielo che diceva: «Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento».

Gesù inizia il suo ministero recandosi da Giovanni per farsi battezzare. Si mise in cammino, così come tanti anni prima sua madre subito dopo il fiat all'angelo si era messa in viaggio per andare a trovare la cugina Elisabetta. Due vite, due destini che si incrociano, di più, si incoraggiano e si confermano l'un l'altro.

Giovanni, dono inaspettato di Dio alla sterile Elisabetta. Giovanni che sussulta nel grembo della madre al saluto di Maria. Giovanni che va nel deserto a preparare la strada al Signore.

Gesù dono divino alla vergine Maria che quasi prende piena coscienza e coraggio del suo fiat quando verifica in Elisabetta le grandi opere del Signore. Gesù che va da Giovanni e umilmente si mette in fila con gli altri per farsi battezzare. Se è vero che Giovanni nella sua vita e con la sua vita rende testimonianza a Gesù si può dire anche che Gesù va al Giordano per rendere testimonianza a Giovanni. Va e rendergli atto non solo di ciò che ha fatto ma anche di ciò che ha significato per Lui e, nell'economia della Redenzione, per tutta l'umanità. L'atto di Gesù non è solo atto di umiltà, ma anche di amicizia e gratitudine.

E ancora una volta dall'incontro di queste due persone, di queste due vocazioni scaturisce una potente manifestazione di Dio. La vera Epifania di Dio come Trinità: il Figlio che si immerge ("l'immersione e l'emersione sono l'immagine della discesa agli inferi e della Risurrezione " S. Giovanni Crisostomo), lo Spirito che scende e il Padre che presenta il Figlio al mondo e, forse per la prima volta in maniera compiuta e definitiva, rivela al Figlio la sua vocazione. A Betlemme fu la stella a rivelare Gesù ai magi ed ai pastori, qui è il Padre che rivela Gesù a se stesso, a Giovanni e all'umanità. Da questo momento in poi i due si separeranno per sempre, Gesù ormai consapevole e pieno dello Spirito andrà nel deserto ad affrontare le tentazioni ed inizierà poi ad annunciare il Vangelo; Giovanni confermato nella fede che donerà la vita per fedeltà alla sua vocazione.

Come Gesù per Giovanni e viceversa, così anche noi abbiamo bisogno dell'amicizia, del sostegno, dell'esempio, dell'entusiasmo l'uno dell'altro per rimanere fedeli a Dio. Questi due destini che si incrociano, quasi si avviluppano per salvare l'umanità ci insegnano sublimemente che non ci si salva da soli. Ognuno ha bisogno dell'altro, ognuno è garante e si deve far carico dell'altro. Nelle comunità religiose e, tanto più, nelle comunità familiari. Marito e moglie devono essere testimoni, esempi di fede, speranza e carità l'uno per l'altro. Devono sapersi completare e sostenere reciprocamente. E così anche tra genitori e figli, senza imporre modelli, nell'assoluto rispetto dell'originalità di ognuno.

Ed in questa vocazione nella vocazione siamo chiamati ad essere come Giovanni, ad essere voce, liberi dalla nostra sufficienza per essere soltanto testimoni dell'amore di Cristo. Giovanni è grande perché si accontenta dell'essenziale. Vive nell'attesa di Gesù e annuncia semplicemente questo, che non c'è nulla di più importante. Quale insegnamento per il nostro stile di vita, per le nostre famiglie! Alcune situazioni sembrano irrimediabili, taluni rapporti tristemente logorati, alcune anime invecchiano precocemente. Eppure Gesù vuole immergersi nelle nostre vite, nelle nostre famiglie, per trasformarle e santificarle così come l'acqua del battesimo "umano" di Giovanni fu trasformata nell'acqua potente che ci rende figli di Dio. Non stanchiamoci di aspettare e invocare il Signore, la nostra stella cometa, l'acqua che disseta, la speranza che non è illusione, la sapienza dei cuori, la giovinezza dell'anima. Egli solo è tenero e comprensivo come Padre, discreto e operoso come Spirito, vicino come Figlio. E quando il dubbio ci assalirà ("Giovanni ci ha mandati a chiederti se sei tu il Messia o dobbiamo aspettarne un altro"), quando il panico davanti all'ignoto e al dolore ci afferrerà, il Signore spunterà tra la folla per entrare nel fiume in piena della nostra esistenza e confermarci nella nostra speranza.

Commento a cura di Teresa e Stefano Cianfarani

 

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