TESTO Dal luogo dove insegnata è l'infrazione
don Angelo Casati Sulla soglia
X domenica dopo Pentecoste (Anno B) (29/07/2018)
Vangelo: Mt 21,12-16
12Gesù entrò nel tempio e scacciò tutti quelli che nel tempio vendevano e compravano; rovesciò i tavoli dei cambiamonete e le sedie dei venditori di colombe 13e disse loro: «Sta scritto:
La mia casa sarà chiamata casa di preghiera.
Voi invece ne fate un covo di ladri».
14Gli si avvicinarono nel tempio ciechi e storpi, ed egli li guarì. 15Ma i capi dei sacerdoti e gli scribi, vedendo le meraviglie che aveva fatto e i fanciulli che acclamavano nel tempio: «Osanna al figlio di Davide!», si sdegnarono, 16e gli dissero: «Non senti quello che dicono costoro?». Gesù rispose loro: «Sì! Non avete mai letto:
Dalla bocca di bambini e di lattanti
hai tratto per te una lode?».
Penso che oggi, ascoltando le letture che parlavano del tempio di Gerusalemme - 1 libro dei Re e vangelo di Matteo - anche i vostri pensieri siano andati alle vicende che hanno segnato, lungo i secoli, la storia di quel tempio. Dio a fatica aveva accettato che gli si costruisse un tempio, sentiva aria di chiuso e aveva bisogno di respirare. Il tempio, in cui si ritrovò quella sera Gesù, non era più quello costruito con magnificenza da Salomone e poi distrutto dai babilonesi. Ricostruito poi dopo l'esilio, qualche decennio prima cha nascesse Gesù, era stato ampliato dal re Erode.
Oggi di quel tempio rimane un muro, il muro occidentale, e nei nostri occhi una infinita tristezza, ma anche un'ammirazione quando ci avviene di contemplare gruppi di ebrei che mormorano preghiere e lasciano biglietti nelle fessure del muro, che noi chiamiamo "il muro del pianto". La dedicazione a Dio del primo tempio ci è stata raccontata nella prima lettura della Messa. Perdonate, ma a me non è venuto spontaneo fermarmi, nel racconto del libro dei Re, sulla quantità incalcolabile di pecore e giovenchi sacrificati a Dio il giorno della dedicazione. Anche perché ho letto nel profeta Isaia: "Che m'importa dei vostri sacrifici senza numero?" dice il Signore. "Sono sazio degli olocausti di montoni e del grasso di giovenchi; il sangue di tori e di agnelli e di capri io non li gradisco"(Is 1,12). E Dio dice anche che cosa gradisce, dice: "Cessate di fare il male, imparate a fare il bene, ricercate la giustizia, soccorrete l'oppresso, rendete giustizia all'orfano, difendete la causa della vedova" (Is1,16-17).
Ho indugiato invece, nel racconto, su come venne introdotta nella parte più intima del tempio, nel Santo dei Santi, l'Arca dell'Alleanza, che era il segno della presenza di Dio. E nell'Arca - pensate - niente, se non l'essenziale, nulla se non le due tavole di pietra quelle dell'alleanza tra Dio e il suo popolo sull'Oreb. Mi colpisce - forse colpisce anche voi - il fatto che nel tempio c'è come un luogo intimo, un cuore. Quasi mi suonasse come una messa in guardia da una religione in cui c'è tutto e non batte il cuore. Attenzione anche ai nostri edifici sacri e ai nostri riti. A che cosa servirebbero quand'anche affastellassimo un miriade di cose e non ci fosse cuore. Non sarà - me lo chiedo - che lungo i secoli abbiamo appesantito mura e riti, come succede a volte per gli affreschi e opera sapiente e preziosa sarebbe scrostarli perché riapparisse il cuore? E che tutto racconti nel tempio la Presenza! E noi a respirarla nei riti, nei canti, in una melodia d'organo o di flauto, nella bellezza di un fiore. Ma soprattutto - è il cuore! - nel Libro e nel Pane. Nel Libro che leggiamo e nel Pane di cui ci nutriamo.
La Presenza! Dio parla, Dio nutre. Una cosa ancora non finisce mai di intrigarmi nel racconto - e ancora oggi sosto brevemente -- ed è il particolare delle stanghe; rimangono le stanghe che, infilate negli anelli, reggevano, lungo il cammino, l'arca dell'alleanza. Voi mi direte: "Ma non potevano toglierle ora che l'arca era ferma?". No, anzi chi edifica il tempio sembra quasi intestardirsi a costruire il "santo dei santi" in modo che le stanghe sporgano. Sporgono. E chi racconta sembra sottolinearlo e annota: "Ci sono ancora oggi". Il grande filosofo Levinas dà al fatto una spiegazione midrashica e scrive: "La Legge che porta l'arca è sempre pronta al movimento, non è legata a nessun punto dello spazio e del tempo, ma è trasportabile e pronta al trasporto in ogni momento".
Ecco - perdonate - io mi sto chiedendo se al vangelo, custodito nelle nostre chiese, abbiamo lasciato - perdonate - le stanghe. Deve essere pronto al trasporto in ogni momento, non può essere mummificato: deve parlare al cuore delle donne e degli uomini di ogni tempo, deve essere luce nelle situazioni sempre nuove del tempo. Ritorno al vangelo, era la sera dell'ingresso di Gesù in Gerusalemme. Gesù entra nel tempio. Dove è finito l'essenziale, il cuore? Essenziale, cuore per il tempio è che sia una casa di preghiera. Ebbene proprio nel luogo che era stato riservato alla preghiera, proprio in quello spazio in cui, secondo la legislazione, non doveva esserci altro, altro era entrato: ecco che si faceva commercio, si vendeva e si comprava. Come se avessero strappato al tempio il suo cuore. Al battito del cuore e della preghiera era subentrato il battito delle monete, del denaro. Gesù con gesto imperioso li cacciò.
Ma nel tempio che cosa successe sul finire di quella giornata? Due cose che riscattavano il tempio. Che potrebbero riscattare le chiese di ogni tempo. La prima. Sentite, c'è un'infrazione. Pensate, era precluso l'accesso agli zoppi e ai ciechi. Ebbene, è scritto: "Si avvicinarono nel tempio ciechi e zoppi ed egli li guarì". Pensate, Il tempio come segnale di un'infrazione: si va nelle chiese - voi siete intelligenti e mi capite -per educarci all'infrazione, a infrangere tutte le leggi che segnano una esclusione dalla convivenza umana: "Si avvicinarono nel tempio ciechi e zoppi ed egli li guarì". Seconda infrazione: nel tempio, sul finire di quel giorno, rimase - e le mura ne rimandavano a non finire la eco - le acclamazioni dei fanciulli a Gesù. Un'altra infrazione. E i capi dei sacerdoti e gli scribi si sdegnarono.
Pensate, a confronto, da una parte una religione immobile, di severe e dure osservanze e dall'altra lo squarciagola dei fanciulli. Mi sono domandato se anche questo non abbia qualcosa da insegnarmi.