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TESTO Ricòrdati, Signore, del tuo popolo e perdona

don Walter Magni   Chiesa di Milano

VIII domenica dopo Pentecoste (Anno B) (15/07/2018)

Vangelo: Mc 10,35-45 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mc 10,35-45

35Gli si avvicinarono Giacomo e Giovanni, i figli di Zebedeo, dicendogli: «Maestro, vogliamo che tu faccia per noi quello che ti chiederemo». 36Egli disse loro: «Che cosa volete che io faccia per voi?». 37Gli risposero: «Concedici di sedere, nella tua gloria, uno alla tua destra e uno alla tua sinistra». 38Gesù disse loro: «Voi non sapete quello che chiedete. Potete bere il calice che io bevo, o essere battezzati nel battesimo in cui io sono battezzato?». 39Gli risposero: «Lo possiamo». E Gesù disse loro: «Il calice che io bevo anche voi lo berrete, e nel battesimo in cui io sono battezzato anche voi sarete battezzati. 40Ma sedere alla mia destra o alla mia sinistra non sta a me concederlo; è per coloro per i quali è stato preparato».

41Gli altri dieci, avendo sentito, cominciarono a indignarsi con Giacomo e Giovanni. 42Allora Gesù li chiamò a sé e disse loro: «Voi sapete che coloro i quali sono considerati i governanti delle nazioni dominano su di esse e i loro capi le opprimono. 43Tra voi però non è così; ma chi vuole diventare grande tra voi sarà vostro servitore, 44e chi vuole essere il primo tra voi sarà schiavo di tutti. 45Anche il Figlio dell’uomo infatti non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti».

La tentazione del potere è l'espressione che potrebbe riassumere l'episodio evangelico di questa domenica. Gesù sa qual è la tentazione che attraversa chi si trova ad esercitare qualche forma di autorità. Non L'aveva del resto provata anche Lui nel deserto di Giuda? “Tutto questo ti darò se, prostrato, mi adorerai” (Mt 4, 9), Gli aveva sussurrato in un orecchio il Tentatore. Ma oggi ci viene detto che il Vangelo è tutt'altra cosa!

Smania di potere
Il contesto è quello del viaggio a Gerusalemme. Gesù per tre volte annuncia che L'attende la morte. Al primo annuncio Pietro s'era ribellato, rimproverando Gesù (Mc 8,32s); dopo il secondo i discepoli discutono su chi sia tra loro il più grande (Mc 9,33s). Col terzo annuncio - siamo al Vangelo odierno - Giacomo e Giovanni si fanno avanti con una pretesa: “Concedici di sedere, nella tua gloria, uno alla tua destra e uno alla tua sinistra”. Come se Gesù avesse parlato a vuoto sino a quel momento. Siamo quasi alla fine della Sua predicazione e tutto quello che i Suoi hanno capito si concentra in una richiesta del genere? Distanza abissale tra la logica del servizio e del dono del Maestro e quella del potere e del predominio dei Suoi discepoli. L'evangelista Marco non oscura la domanda, camuffandola. Noi forse avremmo silenziato il tutto, per amore del rispetto, di una privacy dovuta. Il Vangelo non si fa di questi problemi. Sullo sfondo sta anzitutto l'esigenza di dire Gesù, non difendere di principio la faccia di qualcuno. Il Vangelo, senza penalizzare nessuno, vuole affermare qualcosa di più grande. Un proverbio arabo recita così: “ogni parola, prima di essere pronunciata, dovrebbe passare attraverso tre porte. Sulla prima c'è scritto: è vera? Sulla seconda c'è la domanda: è necessaria? Sulla terza è scolpita la scritta: è buona?”. La domanda di Giacomo e Giovanni è dunque ‘buona'. Ci sta e a suo modo serve alla causa del Vangelo di Gesù. Imparare ad individuare occasione di grazia anche là dove lo sconcerto e il disappunto potrebbero prevalere!

“Tra voi però non è così”
La risposta di Gesù in ogni caso va per altre strade: so bene che i governanti di questo mondo non hanno pietà e misericordia e la loro sete di dominio sulla gente è sconfinato, ma “tra voi però non è così”. Tra voi che Mi seguite, tra voi che ancora Mi ascoltate, non può essere, non deve essere così! Come, infatti, avrà modo di dire più avanti: il mio Regno “non è di questo mondo” (Gv 18,36). Per questo non potete fare domande del genere. Perché il mio Regno non è di questo mondo. Come stesse consegnando loro la Sua Carta costituzionale: lo statuto che sta alla radice di quella comunità, di quella chiesa che stava sognando. Oggi molto si discute della differenza cristiana, affermando che il Vangelo dice uno stile irriducibile, una provocazione e una testimonianza che i santi hanno saputo prendere sul serio. Ma se qualcuno cerca di guardare dentro le nostre comunità, questa differenza di stile sembra sbiadita, edulcorata, sparita. Non è forse un caso che Gesù enunci questa differenza in senso negativo: tra voi non sia così! Tanto la logica del mondo potrebbe raggiungerci ancora, insinuandosi in modo subdolo tra le pieghe più profonde delle nostre organizzazioni ecclesiastiche! Primi posti cercati, la ricerca sovrana dell'immagine, fregiandosi fino al ridicolo di titoli retorici, di vestiti vistosi e di orpelli antiquati. Papa Francesco nel dicembre 2014 aveva individuato almeno 15 malattie tipiche della curia romana: “Quando l'apparenza, i colori delle vesti e le insegne di onorificenza diventano l'obiettivo primario della vita...”.

“Chi vuol diventare grande, sia vostro servo”
Importa tornare con umiltà e schiettezza al Vangelo del servizio, senza calcoli e riserve: “chi vuole diventare grande tra voi sarà vostro servitore, e chi vuole essere il primo tra voi sarà schiavo di tutti. Anche il Figlio dell'uomo infatti non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti”. Troppo spesso dimentichiamo che il servizio è ciò che identifica un discepolo del Signore, così come Lui ha insegnato. Mentre nel racconto dell'Ultima Cena tramandato dai sinottici Gesù ripete sempre ai Suoi: “fate questo in memoria di me”, l'evangelista Giovanni ci spiega col segno della lavanda dei piedi cosa effettivamente siamo chiamati a ripetere: “Quando dunque ebbe lavato loro i piedi e riprese le vesti, sedette di nuovo e disse loro: ‘Sapete ciò che vi ho fatto? Voi mi chiamate Maestro e Signore e dite bene, perché lo sono. Se dunque io, il Signore e il Maestro, ho lavato i vostri piedi, anche voi dovete lavarvi i piedi gli uni gli altri. Vi ho dato infatti l'esempio, perché come ho fatto io, facciate anche voi'” (Gv 13,12-15). Perché l'unica funzione che Gesù Si è attribuita è quella dell'essere tra noi anzitutto servo: “Io sto in mezzo a voi come colui che serve” (Lc 22,27). Esercitarci tutti a servire, non tanto a comandare! Obbedendo all'unico comando che Lui ci ha chiesto di assolvere. Questa è la grande sfida di un discepolo del Signore. Luigi Pintor, un non credente che leggeva il Vangelo, ha scritto: “non c'è in un'intera vita cosa più importante da fare che chinarsi perché un altro, cingendoti il collo, possa rialzarsi”.

 

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