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TESTO Per che cosa vorresti fermare il sole?

don Angelo Casati   Sulla soglia

VII domenica dopo Pentecoste (Anno B) (08/07/2018)

Vangelo: Gv 16,33–17,3 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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33Vi ho detto questo perché abbiate pace in me. Nel mondo avete tribolazioni, ma abbiate coraggio: io ho vinto il mondo!».

1Così parlò Gesù. Poi, alzàti gli occhi al cielo, disse: «Padre, è venuta l’ora: glorifica il Figlio tuo perché il Figlio glorifichi te. 2Tu gli hai dato potere su ogni essere umano, perché egli dia la vita eterna a tutti coloro che gli hai dato. 3Questa è la vita eterna: che conoscano te, l’unico vero Dio, e colui che hai mandato, Gesù Cristo.

Confesso che è un verbo difficile. Difficile da interpretare. E voi decisamente ve ne siete accorti ascoltando le letture di questa domenica. Il verbo è il verbo "vincere", legato, a filo stretto, alla parola "vittoria". Vincono gli Israeliti sugli Amorrei, lettura dal libro di Giosuè. Di vittoria parla Paolo - e ha appena finito di elencare sciagure di ogni genere - e scrive: "In tutte queste cose noi siamo più che vincitori grazie a colui che ci ha amati". Inizio di un disorientamento, che diventa assoluto quando dalle pagine del vangelo di Giovanni senti Gesù dire:" Io ho vinto il mondo".

Assistiamo - voi mi avete capito a un radicale spostamento di significato del verbo vincere, della parola "vittoria". E subito mi si affaccia una domanda: "E io mi sono spostato? E che cosa è per me vincere? Che cosa è per me vittoria?". Sono rimasto all'episodio del libro di Giosuè - molto problematico e ci ritorneremo, senza la pretesa per altro di risolvere il problema - dove la vittoria è lo sterminio? E non meravigliamoci tanto, ancora oggi sono in atto guerre e quando si parla di vittorie, sottesa è la parola sterminio. Di donne, uomini, vecchi e bambini! La chiamano vittoria. Forse della disumanità. Ma che cosa facciamo? Dove siamo rimasti con la parola vittoria, con il verbo vincere?

E già è un problema. Serio. Ma poi voi mi insegnate che il verbo "vincere" entra anche nel quotidiano. Magari, anche di soppiatto, in una casa, o fuori di casa. E chi ha la meglio nei rapporti di ogni giorno, nelle situazioni in cui si è chiamati a decidere qualcosa? E per me che cosa è vincere? Prevalere sull'altro? Usare ogni mezzo per scavalcarlo? Metterlo a tacere?. A volte si dice che la vita è una lotta quotidiana. Ebbene "quando" mi dico di aver vinto? Può succedere di fare il deserto e chiamarlo poi pace, vittoria. C'è, se stiamo alle parole di Gesù, un altro - radicalmente altro - punto di vista.

Sentiamolo: "Vi ho detto queste cose perché abbiate pace in me. Nel mondo avete tribolazioni. Ma abbiate coraggio. Io ho vinto il mondo!". Ha spostato l'orizzonte... Per prima cosa la vittoria non è fuori, è dentro di te. La pace, - così mi sembra di capire - conta più della vittoria, ed è dentro di te. Anzi Gesù aggiunge una parola intrigante. Aggiunge: "perché abbiate pace in me". Io, in chi ho pace? Parlando di pecore e di pastore, lui aveva anche detto che nulla può strapparci dalle sue mani. Abbiate pace in me. Siete nelle mie mani. In questo senso è strabiliante il brano della lettera di Paolo che oggi abbiamo ascoltato. Dove risuona la domanda. Questa: "Chi ci separerà dall'amore di Cristo?". Cioè dall'amore che Gesù, ha avuto ed ha per noi?

E Paolo ricorda segni inequivocabili: l'amore del Padre che ha consegnato per noi il Figlio, l'amore di Gesù "che è morto, anzi è risorto, sta alla destra di Dio e intercede per noi". Ed esce, Paolo, in parole che vorremmo fare nostre. Anche se forse ci sentiamo ancora lontani. Anche se io mi sento ancora lontano e dovrei richiamarle al mio cuore, quando la strada si facesse pesante e il carico faticoso. Riascoltiamole Sono parole dopo aver ricordato "la tribolazione, l'angoscia, la persecuzione, la fame, la nudità, il pericolo, la spada" "Ma in tutte queste cose" - aggiunge - "noi siamo più che vincitori grazie a colui che ci ha amati. Io sono infatti persuaso che né morte né vita, né angeli né principati, né presente né avvenire, né potenze, né altezza né profondità, né alcun'altra creatura potrà mai separarci dall'amore di Dio, che è in Cristo Gesù, nostro Signore".

Voi mi capite: fuori si può anche essere considerati sconfitti, sconfitti perché si è scelta la via aperta da Gesù, perché si è scelta la difesa appassionata della giustizia. Ma dentro ci si può sentire, come Paolo, vincitori. Vorrei ora sostare sull'affermazione di Gesù: "Io ho vinto il mondo" Qualcuno lo irride da sotto la croce: muore crocifisso e dice: "Ho vinto il mondo". Anche qui si apre una fessura, che racconta un altro mondo. Pensate, è la vittoria della braccia allargate.

I cristiani li dovresti riconoscere così, dai discorsi e dalle scelte delle braccia allargate. L'altra è la vittoria di un mondo senza cuore. Senti, sulla croce, come batte il cuore. Ma ora permettetemi una breve divagazione sul brano di Giosuè. Mi sembra un esempio evidente che ci permette di dire che non tutto nella Bibbia è parola di Dio. Sarebbe infatti insopportabile un racconto in cui in qualche modo si facesse credere che sarebbe stato Dio a lanciare sui nemici di Gaboniti e Israeliti grosse pietre, fino a ucciderne più lui, con pietre di grandine, che tutti gli Israeliti, messi insieme, con la spada.

No, immaginate le pietre e provate a pensare a Gesù, che ci ha raccontato Dio: lui le pietre non le ha mai lanciate, invece le ha rischiate. Lui le pietre non le ha mai permesse, anzi le ha sdegnosamente fermate: "Chi è senza peccato scagli per primo una pietra!". Questo per dire chi è Dio. Infine un pensiero forse un po' stravagante, sulla parola: "Fermati, sole!". Leggendo mi nasceva in cuore la domanda: allungare le giornate per che cosa? Per completare lo sterminio? Oggi si possono allungare le giornate incendiando di razzi i cieli notturni per bombardare e uccidere.

Allungare le giornate per che cosa? Per uccidere o per amare?. Per soccorrere? Per arrivare a salvare dodici ragazzi? O per soccorrere in mare figli che sono come i tuoi? Penso a una mamma che allunga le ore per allattare il suo bambino. Penso a chi allunga le ore in un ospedale per assistere chi è malato. A chi allunga le ore per telefonare a un amico, a un'amica che ha bisogno della sua voce. A chi allunga le ore per pregare perché si sente in desiderio di ringraziare o di implorare. A chi allunga le ore per leggere, perché non gli bastano gli slogan o le false notizie, ma vuole capire ciò che sta veramente avvenendo.

Lascio a voi di immaginare per chissà quante cose allungare le ore! Sì, mi risuona dentro la domanda: "E io per che cosa vorrei fermare il sole, allungare le ore?".

 

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