TESTO Luce del mio cammino...
don Angelo Casati Sulla soglia
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V domenica dopo Pentecoste (Anno B) (24/06/2018)
Vangelo: Gv 12,35-50
35Allora Gesù disse loro: «Ancora per poco tempo la luce è tra voi. Camminate mentre avete la luce, perché le tenebre non vi sorprendano; chi cammina nelle tenebre non sa dove va. 36Mentre avete la luce, credete nella luce, per diventare figli della luce». Gesù disse queste cose, poi se ne andò e si nascose loro.
37Sebbene avesse compiuto segni così grandi davanti a loro, non credevano in lui, 38perché si compisse la parola detta dal profeta Isaia:
Signore, chi ha creduto alla nostra parola?
E la forza del Signore, a chi è stata rivelata?
39Per questo non potevano credere, poiché ancora Isaia disse:
40Ha reso ciechi i loro occhi
e duro il loro cuore,
perché non vedano con gli occhi
e non comprendano con il cuore
e non si convertano, e io li guarisca!
41Questo disse Isaia perché vide la sua gloria e parlò di lui. 42Tuttavia, anche tra i capi, molti credettero in lui, ma, a causa dei farisei, non lo dichiaravano, per non essere espulsi dalla sinagoga. 43Amavano infatti la gloria degli uomini più che la gloria di Dio.
44Gesù allora esclamò: «Chi crede in me, non crede in me ma in colui che mi ha mandato; 45chi vede me, vede colui che mi ha mandato. 46Io sono venuto nel mondo come luce, perché chiunque crede in me non rimanga nelle tenebre. 47Se qualcuno ascolta le mie parole e non le osserva, io non lo condanno; perché non sono venuto per condannare il mondo, ma per salvare il mondo. 48Chi mi rifiuta e non accoglie le mie parole, ha chi lo condanna: la parola che ho detto lo condannerà nell’ultimo giorno. 49Perché io non ho parlato da me stesso, ma il Padre, che mi ha mandato, mi ha ordinato lui di che cosa parlare e che cosa devo dire. 50E io so che il suo comandamento è vita eterna. Le cose dunque che io dico, le dico così come il Padre le ha dette a me».
Mi posso sbagliare, ma, un tempo, per molti di noi era naturale pensare che l'itinerario della fede fosse unico, segnato dalla pratica del catechismo. Oggi se apriamo gli occhi, se guardiamo intorno a noi, nelle nostre stesse famiglie, tra i nostri stessi amici, ci accorgiamo che i cammini sono i più diversi: luci, ombre e poi luci. Per sincerità vorrei aggiungere che nemmeno noi ne siamo esenti: anche dentro di noi il cammino della fede conosce ombre e luci. Non è forse vero che il card. Martini parlava di un "credente" e di un "non credente" che abita in ciascuno di noi? Dentro questi pensieri su fede e non fede, non finisce di mormorarmi dentro l'inizio del nostro brano di vangelo. Per la sua bellezza.
Lo rileggo: "Allora Gesù disse loro: "Ancora per poco tempo la luce è tra voi. Camminate mentre avete la luce, perché le tenebre non vi sorprendano; chi cammina nelle tenebre non sa dove va. Mentre avete la luce, credete nella luce, per diventare figli della luce". Gesù disse queste cose, poi se ne andò e si nascose loro". Forse si potrebbe chiudere qui: su questo verbo "camminate", e sull'immagine "nella luce". Come se fosse stato detto tutto, e con un'urgenza: "ancora per poco". Poi "se ne andò e si nascose loro". Pochi giorni... e poi si sarebbe nascosto del tutto, su una croce, in un cielo gonfio di tenebre. Se ne andò, si nascose. Se leggessimo per intero il capitolo dodicesimo di Giovanni troveremmo in poche righe uno spettro intrigante di atteggiamenti che dicono fede e non fede, luci e ombre. In uomini e donne. Il giorno prima, la cena a Betania. C'è di tutto.
C'è - diremmo - l'assoluto della fede e della luce in Maria, che per il suo amico spreca uno sproposito di profumo e quasi non bastasse poi ci mette i suoi capelli. Cammina nella luce. Per lei Gesù è la luce. Ma ci sono anche i discepoli che la criticano: dove sono - ci chiediamo - con la loro fede? Ci sono i curiosi che devono vedere il miracolato: dove sono con la loro fede? Il giorno seguente Gesù fa il suo ingresso messianico in Gerusalemme, la folla grida il suo osanna. E Giovanni dei discepoli scrive che "essi sul momento non capirono", avrebbero capito dopo: dov'era la loro fede?
Ma nel capitolo c'è anche uno squarcio commovente di luce - camminare nella luce - ed è bellissimo! Pensate si parla di un gruppo di pagani, di greci. Giovanni scrive: "Tra quelli che erano saliti per il culto durante la festa c'erano anche alcuni Greci. Questi si avvicinarono a Filippo, che era di Betsàida di Galilea, e gli domandarono: "Signore, vogliamo vedere Gesù". Filippo andò a dirlo ad Andrea, e poi Andrea e Filippo andarono a dirlo a Gesù". La luce non si era ancora nascosta. Vengono i greci a cercarla. E Gesù, risponde - applicandola a sé - con l'immagine del chicco di grano che cadendo nella terra muore, ma poi rigermoglia. Lui era in vigilia di caduta nella terra. Ancora per poco tempo la luce poteva brillare ai loro occhi. Pensate, erano in cerca della luce i lontani! Non avevano occhi per la luce, avevano occhi annegati nei pregiudizi, i vicini.
Leggiamo e sembra di riascoltare le parole di Giovanni nel prologo del suo vangelo: "Veniva nel mondo la luce vera quella che illumina ogni uomo Era nel mondo e il mondo è stato fatto per mezzo di lui; eppure il mondo non lo ha riconosciuto. Venne fra i suoi, e i suoi non lo hanno accolto" (Gv1, 9-11). C'è questo mistero, che, in qualche misura andrebbe esplorato: non lo accolgono i vicini, arrivano i greci. Mi viene spontaneo pensare al loro viaggio, e mi viene spontaneo legarlo al viaggio dei Magi che venivano dall'Oriente. Come mi venisse detto che la fede è un cammino, è per donne e uomini che camminano.
E Gesù, grande pedagogo, andava a risvegliare la fede in donne e uomini, andava a disseppellirla. Perché camminassero. La fede mette in cammino, A ricordarcelo basterebbe un nome, quello di Abramo che ascolta la voce ed esce dalla sua terra. Ma intorno a Gesù, e anche fra i suoi discepoli, ce ne sono di quelli che non camminano, sono di una sola terra, difendono il loro territorio ristretto, parlo di un territorio anche mentale, pensano che l'umanità, quella degna di questo nome, sia la loro. Non camminano. Sono immobili. Non li smuove l'invito di Gesù: Camminate! Camminate nella luce. Non arrivano alla luce.
Il vangelo, dopo aver annotato che i capi rimanevano immobili, dà una motivazione stringente, inesorabile, un macigno tanto è forte, indiscutibile: "amavano infatti la gloria degli uomini più che la gloria di Dio". Ed io che cosa amo? Voi mi capite, qui si apre una interrogazione sulla nostra fede. La fede è cammino. Ebbene io sono in cammino? Posso dire che la mia vita è in cammino? Dico come mentalità. Sono fermo, avvinghiato al mio territorio? O sono come Abramo. Oggi, all'inizio del brano della Genesi, era detto che Dio apparve ad Abramo e gli disse: "Io sono Dio onnipotente: cammina davanti a me e sii integro" .
Bellissimo sembra anche questo un programma per la vita: "Cammina!"."Cammina davanti a me e sii integro". Poi si parla anche di circoncisione, ma la circoncisione è per ricordare questo: "cammina davanti a me". Il pericolo - ma voi lo sapete - sempre in agguato, è quello di ridurre la fede a una pratica esteriore. E allora ecco che Dio interviene: "Circoncidete il vostro cuore ostinato e non indurite più la vostra nuca" (Dt 10.16). Camminare davanti a Dio significa dunque per me, per noi, spezzare il cuore di pietra, non lasciarci contagiare da pensieri induriti. Pensate all'indurimento dei nostri giorni! Giovanni nella sua prima lettera non permette di equivocare su che cosa sia camminare nella luce.
Sentiamolo, è preciso, non posso sfuggire: "Chi dice di essere nella luce e odia suo fratello, è ancora nelle tenebre. Chi ama suo fratello, rimane nella luce e non vi è in lui occasione di inciampo. Ma chi odia suo fratello, è nelle tenebre, cammina nelle tenebre e non sa dove va, perché le tenebre hanno accecato i suoi occhi" (1Gv 2,9-11). Dio ci salvi dagli occhi accecati. Gesù, tu che sei la luce del mondo, tu che hai aperto gli occhi del cieco, abbi compassione di me. E apri i miei occhi.