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TESTO Il Signore regna su tutte le nazioni

don Walter Magni   Chiesa di Milano

IV domenica dopo Pentecoste (Anno B) (17/06/2018)

Vangelo: Mt 22,1-14 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mt 22,1-14

1Gesù riprese a parlare loro con parabole e disse: 2«Il regno dei cieli è simile a un re, che fece una festa di nozze per suo figlio. 3Egli mandò i suoi servi a chiamare gli invitati alle nozze, ma questi non volevano venire. 4Mandò di nuovo altri servi con quest’ordine: “Dite agli invitati: Ecco, ho preparato il mio pranzo; i miei buoi e gli animali ingrassati sono già uccisi e tutto è pronto; venite alle nozze!”. 5Ma quelli non se ne curarono e andarono chi al proprio campo, chi ai propri affari; 6altri poi presero i suoi servi, li insultarono e li uccisero. 7Allora il re si indignò: mandò le sue truppe, fece uccidere quegli assassini e diede alle fiamme la loro città. 8Poi disse ai suoi servi: “La festa di nozze è pronta, ma gli invitati non erano degni; 9andate ora ai crocicchi delle strade e tutti quelli che troverete, chiamateli alle nozze”. 10Usciti per le strade, quei servi radunarono tutti quelli che trovarono, cattivi e buoni, e la sala delle nozze si riempì di commensali. 11Il re entrò per vedere i commensali e lì scorse un uomo che non indossava l’abito nuziale. 12Gli disse: “Amico, come mai sei entrato qui senza l’abito nuziale?”. Quello ammutolì. 13Allora il re ordinò ai servi: “Legatelo mani e piedi e gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti”. 14Perché molti sono chiamati, ma pochi eletti».

Il Vangelo di oggi comincia col dire che “Gesù riprese a parlare loro con parabole”. Gesù sa che non sono certo i concetti astratti a farci sussultare. Piuttosto sono certe immagini, certe parabole, la poesia che ci sanno muovere dentro. Così continua a raccontarci del Regno dei cieli che è “simile a un re, che fece una festa di nozze per suo figlio”.

“Venite alle nozze”
Infatti, Gesù aveva appena terminato di raccontare due parabole. Quella dei due figli invitati dal padre a lavorare nella vigna. E Gesù concludeva che le prostitute e i pubblicani ci passeranno avanti nel Regno di Dio (Mt 21,31). Poi quella dei vignaioli che non consegnano il dovuto al padrone e addirittura gli uccidono il figlio pur di ereditare quella vigna. E la conclusione è precisa: quel padrone darà la sua vigna ad altri vignaioli (Mt 21,41). E dopo un padre e un padrone, protagonista della parabola odierna è un re tutto teso ad allestire al meglio la festa di nozze di suo figlio. Redige la lista degli invitati e manda a ciascuno un invito personalizzato. Ma questi declinano l'invito. Allora si rivolge alla gente della strada pur di prendersi la soddisfazione di vedere che la sala delle nozze si riempie. Un re caparbio, che non si arrende. Che non si stanca di allargare i suoi orizzonti pur di raggiungere lo scopo. Quasi un'idea fissa, per la quale non si bada a spese. Un affetto spassionato per un figlio che diventa semplicemente contagioso e coinvolgente. Perché il suo regno, il Regno di Dio, non è solo una vigna dove mandare a lavorare i figli o che deve dare una resa comunque. Il Regno di Dio è anzitutto festa, dove la danza ti coinvolge e la gioia esplode. E che riesce al meglio soprattutto se tanta gente si lascia coinvolgere e arriva. Penso a certe nostre assemblee eucaristiche stanche e annoiate, spesso incapaci di trasmettere un sussulto di gioia e di speranza. Come ripetere ancora a chi non le frequenta più: “venite anche voi alla festa?”

“Cattivi e buoni”
In questo susseguirsi di inviti ad oltranza, senza misura, ecco un'espressione che potrebbe suonare stonata alle orecchie dei benpensanti e dei moralisti di turno. Quei servi, infatti, usciti per le strade, cominciarono a radunare “tutti quelli che trovarono, cattivi e buoni”. Ed è così che “la sala delle nozze si riempì di commensali”. Forse Gesù stesso si sentiva ben interpretato da tutti coloro che un giorno, per deriderLo, L'avevano considerato “un mangione e un beone, amico dei pubblicani e delle prostitute” (Mt 11,19). Questo è, infatti, il punto critico: avere a che fare con un Dio che non fa alcuna discriminazione Ama la compagnia di tutti. Anche di quelli che noi avremmo giudicato indegni. Sta scritto proprio così: “cattivi e buoni”. Quasi i cattivi avessero un primato, uno sguardo di predilezione da parte di Dio. Non è ancora scontato pensarla così, quando il celebrante alzando l'eucaristia proclama: “beati gli invitati alla cena del Signore: ecco l'Agnello di Dio che toglie il peccato del mondo”. Come a dire che la festa di Dio, la Sua eucaristia tra noi non è anzitutto per crede d'essere sano, d'essere buono e non malato: “non sono venuto per chiamare i giusti, ma i peccatori” (Mc 2,17). Se “solo Dio è buono” (Mc 10,18), noi tutti siamo di fatto un impasto di bene e di male e Dio solo sa cos'ha significato cercare di fare un po' d'ordine davvero: “Non sono venuto infatti per condannare il mondo, ma per salvare il mondo” (Gv 12,47). La fede ci attesta che ha cominciato a fare dono di Sé, senza forzare oltre misura la nostra esistenza. LasciamoLo fare!

L'abito nuziale
Particolare non irrilevante nel racconto è, infine, quello della veste nuziale. Il re era entrato nella sala nuziale per incontrare gli invitati, ma poi s'accorge che uno non indossava l'abito nuziale. Questo lo indigna e subito gli domanda: “Amico, come mai sei entrato qui senza l'abito nuziale?”. Se grande è il sogno che Dio ha nei nostri confronti, se immense sono le attese, un segno di compromissione tuttavia lo pretende. Dio non ci ha mai considerati dei burattini inerti, dei meccanismi passivi da manovrare a piacimento. Urge una presa di posizione. Un sussulto di libertà. E l'abito nuziale ne è il segno. Ma non andiamo a pensare che Dio ci stia chiedendo chissà quale comportamento. Neppure ci ha mai richiesto sforzi particolari, particolari strategie. Solo ci chiede di prenderlo sul serio, accettando di entrare in relazione con Lui. Paolo nella lettera ai Romani direbbe: “Rivestitevi del Signore nostro Gesù Cristo” (13,14); mentre scrivendo ai Colossesi specifica meglio: “Rivestitevi di sentimenti di misericordia” (3,12). Penso al momento commovente nel quale il celebrante riveste i battezzati della veste bianca, dicendo: “vi siete rivestiti di Cristo... questa veste bianca sia segno della vostra nuova dignità” (Gal 3,27). Che grazia grande questa investitura. Passare una vita intera a rivestirci di giorno in giorno di Lui. Gustando i Suoi stessi sentimenti, lasciandoci prendere per mano da lui. Affascinati da Lui.

 

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